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Vincenzo Gallo: «Vorremmo l’Arcigay più integrata nel tessuto socio-politico»

Il neo-presidente dell’associazione intervistato all’inizio del nuovo mandato

Cambia pagina l'Arcigay Bat. Da circa un mese, l'associazione che difende i diritti della comunità lgbtqi ha un nuovo direttivo e un nuovo presidente. È Vincenzo Gallo a prendere il posto di Michele Antolini. L'associazione, nata due anni fa, ha dovuto scontare tante difficoltà non solo economiche, ma anche dovute allo scetticismo e ad una certa dose di bigottismo. Barletta ha accolto abbastanza positivamente l'Arcigay, ma si possono fare ancora tanti passi in avanti. Una delle prime novità riguarda la nuova collaborazione con la Commissione Affari Generali del Comune di Barletta nell'ambito dell'introduzione del registro delle unioni civili. Il nuovo direttivo si presenta ai microfoni di Barlettalife attraverso le risposte del presidente Vincenzo Gallo, ampiamente condivise dai consiglieri:

Il nuovo anno ha portato una novità sostanziale all'interno dell'associazione. Alle dimissioni del precedente direttivo è seguito lo spostamento del presidio da Barletta a Bisceglie. Cosa cambierà nella vostra attività?
«Il nostro obiettivo è porci in continuità con il precedente direttivo, ampliando i servizi e le iniziative per la collettività. Il fatto di aver cambiato sede da Barletta a Bisceglie è stato solo per motivi economici e non è determinante per le nostre attività. Difatti, è doveroso ringraziare Don Salvino, che ci ha ospitati presso l'associazione Cappuccini onlus, sottolineando come i conflitti siano tra le ideologie e non tra le persone».

A quali risultati ha portato l'attività associativa in questi mesi?
«Senza dubbio il Barletta Pride 2013, che ha portato all'associazione notorietà e consenso in termini di presenze; poi, negli ultimi mesi si sono intensificati i rapporti con le istituzioni, con le scuole e con associazioni come la Croce Rossa, nostra partner nel Convegno sulla Giornata Mondiale contro l'HIV e l'afflusso di attivisti e curiosi al Laboratorio RAIMBOW».

Come si pone la nuova presidenza rispetto alla vecchia? In rapporto di continuità o di innovazione?
«Si pone in continuità, ma anche di innovazione. Non possiamo non ringraziare il precedente Presidente, Michele Antolini, per essere stato il fondatore di Arcigay nella sesta provincia e per aver dato impulso a tutte quelle iniziative che questo direttivo porterà avanti. A queste se ne aggiungeranno altre, che mireranno ad una maggiore interazione col tessuto socio-politico della nostra provincia, nonché anche ad una valorizzazione delle potenzialità del comitato».

Come ha assimilato il territorio della sesta provincia pugliese la presenza dell'Arcigay? Nel 2014 quanto rimane di bigottismo e omofobia sul nostro territorio?
«L'esistenza di Arcigay, come di tutte le associazioni che si occupano di diritti civili e umani, presuppone inevitabilmente la persistenza di bigottismo e omofobia, ma più in generale di ogni forma di discriminazione. Tuttavia, riteniamo che il nostro territorio abbia ampiamente dimostrato, come nel caso del Pride, un'apertura e un'accoglienza straordinarie, che sono per noi stimolo quotidiano e continuo».

Quali iniziative avete intenzione di proporre nel nuovo direttivo?
«Il direttivo si propone due tipi di iniziative: quelle a breve termine con gli sportelli legale, psicologico e di accoglienza; e quelli a lungo termine, come la giornata mondiale contro l'omofobia e un laboratorio in collaborazione con le istituzioni».

In passato si era tanto parlato di registro delle unioni civili. A che punto è questa battaglia?
«La battaglia ha preso una svolta interessante, perché recentemente il comune di Barletta ha riaperto il discorso circa il registro delle coppie di fatto, con una bozza di delibera, coinvolgendo tutte le rappresentanze associative. Contiamo al più presto che diventi una realtà e segni un importante traguardo per il nostro territorio».

A Bisceglie siete ospitati da un'associazione di ambito cattolico. Quale è il vostro rapporto con le istituzioni religiose del vostro territorio? Avete instaurato un dialogo proficuo?
«Non è certo la chiesa cattolica a dover legiferare in materia di diritti civili. Siamo consapevoli che la componente cattolica sia radicata nella cultura italiana e siamo intenzionati a mantenere un rapporto di profondo rispetto».

L'omofobia parte soprattutto da una cultura retrograda e bigotta. Avete trovato questo tipo di freni anche nelle scuole? Proseguirete con iniziative in questo senso?
«Il capitolo scuole è senz'altro quello più interessante. Durante la precedente consiliatura, il progetto "Scuole ARCOBALENO" ha trovato scarsissimo accoglimento e, in alcuni casi, alcuni dirigenti hanno affermato che non erano interessati al progetto, data l'inesistenza di ragazzi omosessuali nei loro istituti. Nonostante questo, questo progetto rimane una nostra priorità».
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