Dimissioni del sindaco Cascella
Dimissioni del sindaco Cascella
Politica

Cascella: «Mi dimetto, parola al Consiglio comunale»

Decisione non irrevocabile: «Io non mi arrendo»

«Credo che le discussioni degli ultimi consigli comunali abbiamo reso evidente seppur in forme diverse il venir meno della maggioranza politica che aveva ottenuto il mandato degli elettori ad amministrare la città. Ho deciso di rimettere al consiglio comunale la discussione delle dimissioni ho presentato poco fa e che poco prima di entrare in questa stanza ho comunicato al Prefetto della nostra provincia». In queste parole c'è tutto il senso della lunga conferenza stampa nella quale il sindaco Pasquale Cascella ha presentato le proprie dimissioni, dimissioni che rimettono in discussione la situazione amministrativa barlettana ma che non chiudono per il momento in maniera definitiva l'era dell'ex portavoce di Giorgio Napolitano a Palazzo di Città.

La disamina di Cascella, è partita da quanto accaduto negli ultimi due consigli comunali per poi sviluppasi ed ampliarsi su un raggio più ampio: «C'è stata una dialettica politica anche serrata, che io rispetto, che ha portato a decisioni diverse da quelle sostenute dall'amministrazione, che, come detto io ugualmente rispetto. Quello che credo sia venuto meno, che sia stato compromesso è il vincolo di solidarietà che nella stessa dialettica politica ci deve essere tra maggioranza e amministrazione e tra le stesse forze della maggioranza comprese quelle che andavano ad assumere posizioni diversificate. Io ho rispettato chi ha preso decisioni diverse, ma non posso permettere che non sia rispettata la coerenza e la correttezza delle deliberazioni e degli atti che l'amministrazione ha presentato al consiglio comunale. Gli atti del consiglio sono pubblici, possono essere riguardati, rivisti, esaminati e tutti potranno farlo. In quel consiglio comunale di una settimana fa sono state usate espressioni gravi, pesanti, offensive non solo per chi aveva compiuto quegli atti, ma offensive nei confronti della città che al consiglio comunale aveva affidato un mandato di cambiamento. Quel mandato di cambiamento aveva un punto essenziale, quello del rispetto delle regole e del recupero che tutto ciò che nella città avrebbe dovuto esser fatto e non lo era. Probabilmente anche noi abbiamo faticato a ritrovare questo terreno, questo spazio. Ma l'abbiamo fatto proprio perchè quello era il mandato e avrebbe dovuto essere un punto fermo per voltare pagina, purtroppo però non è stato inteso così». Forte è il rammarico di Cascella per quanto accaduto: «Mi spiace che chi la pensava in modo diverso non abbia trovato le forme giuste e politicamente opportune per porre le questioni alla stessa amministrazione. Mi spiace che queste forme non siano state trovare nemmeno nel consiglio comunale perchè ci sono stati voti senza una motivazione esplicita e anche di fronte alla città è venuto meno qualcosa. Ritengo di aver adempiuto alla mia parte, sia come sindaco che come espressione di una spunta di cambiamento di rigenerazione, un termine usato per l'urbanistica ma che uso anche per la politica. Si può fare tutto, anche gli scontri più accesi, ma ci deve essere il rispetto per l'interlocutore politico».

«Pensavo dopo quanto avvenuto, che la preoccupazione messa in campo per spiegare il reale valore per portare in aula provvedimenti che avevano aspettato 15 anni fossero dovute al ritardo con il quale l'ho fatto, con il quale ho portato il aula i provvedimenti urbanistici in questione ignorando che quegli adempimenti erano stati portati avanti, non indietro, con la Regione. Pensavo che si potesse ricucire lo strappo, non pensavo che questo fosse un atto che potesse avere conseguenze istituzionali, ovviamente quando si producono lacerazioni si deve avere la consapevolezza politica di ciò che si fa. Mi ero impegnato a ricucire la ferita. La decisione del consiglio comunale dava un anno di tempo per adeguarsi al piano paesaggistico regionale, ne sono passati 15, io mi sono ribellato a logiche di questo tipo, sono andato alla Regione per capire se si potesse recuperare terreno, l'assessore Barbanente ha convenuto sulle mie azioni e si è parlato di Barletta come città pilota della rigenerazione prodotta dal Piano Paesaggistico Regionale. Eravamo convinti che il consiglio comunale potesse condividere tutto ciò, anche chi era in posizioni contrarie. Pensavamo che le forze politiche potessero assumersi le proprie responsabilità, beh l'ho fatto io ed ho preparato un testo che diceva la verità e che provasse a sgombrare il campo dai veleni di questi giorni, che eliminasse le ombre di grigio e che riportasse il sole».

«Non è stato così, ci sono state forze politiche che hanno ritenuto, beh non capisco cosa. Hanno ritenuto che la fiducia che andavo a chiedere rinnegasse una scelta riconosciuta per andare avanti. Io non credo che in un clima di sospetti, recriminazioni e contrapposizioni come quello manifestato anche ieri si possa amministrare questa città. Lo dico con rammarico pensando alle potenzialità che questa città può mettere in campo. Lo dico pensando alla storia, alle tradizioni civili e sociali di questa città ed ai bisogni che essa ha. Lo dico pensando a quel che serve per cambiare passo. Ieri ho evitato che si discutesse subito su quella mozione perchè ero consapevole che si potesse compromettere un piano di commercio che tardava da anni e che abbiamo dato alla città. Barletta è una delle poche città italiane che ha istituito la cittadnanza civica ius soli per i bambini che nascono, studiano e vivono nella nostra città e che cominciano a conoscere il significato dei valori ella costituzione e così facendo potranno essere dalla parte della civiltà e della democrazia. Credo che Barletta sia una città capace di compiere certi passi e non merita il clima con cui sono stati affrontati il consigliio comunale di ieri, dell'altra settimana e di tanti altri giorni e mesi. Barletta non merita quanto accaduto anche oggi, allorquando è stata vanificata la prevista riunione della conferenza dei capigruppo che avrebbe dovuto fissare la data del consiglio comunale sul bilancio di previsione del 2015. L'ho considerata la goccia che fa traboccare il vaso».

Al termine del discorso il sindaco ha risposto alle domande dei cronisti, e da tali domande è emersa la volontà di Cascella di non arrendersi prima del consiglio comunale che esaminerà le sue dimissioni: «Ero e resto convinto che la città possa avere le forze per una rigenerazione, queste forze, queste volontà non hanno trovato modo di avere piena espressione e in questo c'è un elemento di rammarico personale. Avevo raccolto la proposta di candidarmi a sindaco a causa di una lacerazione e pensavo che da questa potesse nascere un cambiamento. I cittadini saranno in grado di capire cosa è successo. Io non mi arrendo, la mozione che ho presentato è la mia posizione e la città potrà valutarla e giudicarla Mi dimetto davanti al consiglio comunale perchè esso è l'espressione della città e voglio capire dalla mia maggioranza quel che ha intenzione di fare anche sulla politica territoriale di questa città. Non so se sia possibile un cambio di maggioranza, io volta per volta mi sono rivolto alla responsabilità dell'intero consiglio comunale. Non posso fare finta di nulla davanti a quello che è accaduto».
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