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“Lo Hobbit”, si torna nella Terra di Mezzo

10 anni dopo l’inizio della saga del “Signore degli Anelli”

Era il 18 gennaio 2002 quando nelle sale italiane uscì "La Compagnia dell'Anello", primo attesissimo episodio della saga di J.R.R. Tolkien "Il Signore degli Anelli", che in poco tempo ammaliò il pubblico italiano e di tutto il mondo diventando un fenomeno cinematografico di vasta portata, che sconvolse il cinema fantasy sino ad allora conosciuto. 10 anni dopo torniamo nella Terra di Mezzo, in quei luoghi che Tolkien descrisse dettagliatamente nei suoi libri e che il regista Peter Jackson realizzò nel paradiso più incontaminato del mondo: quella Nuova Zelanda diventata da allora vera e propria "mecca" cinematografica per registi e scenografi.

E' arrivato il 13 dicembre in Italia "Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato", primo appuntamento con una nuova trilogia cinematografica ancora firmata Peter Jackson, tratta dall'omonimo libro di J.R.R.Tolkien, del quale "Il Signore degli Anelli" fu il sequel. Quasi tre ore di intense emozioni visive, che in sala vengono proposte in tre versioni differenti: classico 2D, 3D normale e 3D Hfr (High Frame Rate), al ritmo di 48 frames al secondo, il doppio del normale. Abbastanza ingolfato dalla scelta più tecnica che qualitativa del 3D, ormai immancabile moda per le produzioni ad alto budget, "Lo Hobbit" non mancherà di deludere il suo pubblico, dai più attenti appassionati agli spettatori inesperti, per i suoi immensi scenari e la sua storia universale, che come una vera e propria fiaba senza tempo racconta una morale semplice, ma che non stancherà mai: un'avventura alla ricerca della propria casa.



Bilbo Baggins è lo hobbit che vive "sotto la collina", nel caldo tepore del focolare domestico, nella Contea che lo scrittore descrive come la placida e incontaminata campagna inglese dell'800, prima che la rivoluzione industriale ponesse fine a quella pace bucolica. Sarà lo stregone Gandalf il Grigio a trascinare lo hobbit in un'avventura senza precedenti, affiancato da una compagnia di 13 nani che reclamano la loro patria esurpata dal terribile drago Smaug nelle terre selvagge. Il film, così come il romanzo, riprende i più classici elementi di matrice favolistica di derivazione nordica: la guerra di un re per il trono perduto, il viaggio per riconquistare il proprio regno, gli scenari incantati dei boschi, le lotte tra giganti di pietra, la serafica accoglienza nel reame degli elfi, i poteri oscuri che si risvegliano.



A differenza de "Il Signore degli Anelli", l'atmosfera è più gioviale e meno cupa, grazie soprattutto alla giocosità dei nani e all'ironia di Gandalf, vero grande ritorno in scena dalla precedente trilogia, di cui cambia solo la voce (la scomparsa del grande doppiatore Gianni Musy ha lasciato il posto alla new entry Gigi Proietti). Per poche scene ritornano anche Frodo, il nipote di Bilbo, la regina degli elfi Galadriel, re Elrond e lo stregone bianco Saruman, a creare un collegamento visivo e narrativo più marcato con "Il Signore degli Anelli". E soprattutto Gollum, protagonista di una delle scene più avvincenti del film, la gara di indovinelli con Bilbo nella sua oscura e umida caverna sotterranea: in questo caso l'evoluzione della computer grafica ha reso ancora più realistico ed espressivo il Gollum di Andy Serkis, già pluripremiato per la realizzazione tecnica con la precedente trilogia.

Chi ha amato il libro, di certo non potrà non appassionarsi a questa nuova avventura cinematografica, filologicamente più vicina alle pagine del romanzo rispetto a "Il Signore degli Anelli", grazie alla possibilità di diluire poco più di 300 pagine letterarie in ben 3 pellicole, e di lavorare su materiale già pronto e collaudato dalla precedente trilogia. Con Tolkien il cinema offre il suo più grande potenziale, il suo più bel dono: quello di regalare per qualche ora un meraviglioso sogno ad occhi aperti.
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