Linkin Park
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La Finestra sul comò

"In the end" dei Linkin Park: in un attimo di nuovo il 2000

Un "cane nero" pian piano consuma la figura carismatica di Chester Bennington conducendolo all'incontro con una "vecchia amica"

Ho trascorso diverso tempo davanti a una pagina vuota non sapendo cosa scrivere, sapevo di voler parlare di lui, ma non sapevo da dove iniziare. Avevo paura di non esserne all'altezza, d'altronde se non hai un trascorso simile, difficilmente puoi immaginarne la fragilità e gli orrori. Allora ho preso le cuffie, ho aperto la mia playlist e ho cercato alcuni suoi brani. Parte "In the end" e in un attimo era di nuovo il 2000.

La voce di Chester Bennington mi riporta alla mente i ricordi della mia adolescenza o giù di li, quando ascoltavo questo brano nel lettore cd che puntualmente si interrompeva ad ogni minimo sobbalzo e alle gite scolastiche quando, strategicamente ammassati nei posti in fondo all'autobus urlavamo a squarcia gola, tanto da non aver più voce per giorni! Poi è la volta di "Papercut" e "Runaway" che sapientemente inseriti nella playlist mia WOD (Workout Of the Day), riescono a darmi la giusta carica, soprattutto ora, nei miei allenamenti in "smart mode".

Mi fermo un attimo e penso a quanto la potenza interpretativa di Chester fosse vera e prepotente, un vortice che ti trascina nel suo universo. Un mondo inquieto e instabile il suo, un'infanzia tormentata, che ha conosciuto volti neri che non avrebbe mai dovuto incontrare. Subire dalla vita e reagire nella musica, urlare il proprio dolore e condividerlo con milioni di fan nella speranza che la paura, una volta spenti i riflettori, si fosse fatta più piccola. Cercare disperatamente il proprio posto in un mondo che i tuoi punti fermi decidono di lasciare perché non è stato abbastanza clemente con loro. Chester Bennington non è stato un'artista, fama e successo non sono state in grado di lenire i suoi traumi, Chester è stato un uomo che non ha avuto paura di urlare le sue fragilità…

Metto i punti di sospensione e in playlist suonano degli accordi al piano, bastano poche note ed è subito stretta allo stomaco e nodo in gola!

"Crawling in my skin, these wounds, they will not heal",
strisciando nella mia pelle, queste ferite non guariranno…


Ultimo disperato grido d'aiuto e poi silenzio. Silenzio!


Un "cane nero" pian piano consuma la figura carismatica di Chester conducendolo all'incontro con una "vecchia amica" con la quale si sarebbe congedato da questa vita. Al termine di questo articolo pensavo che può sembrare apparentemente semplice recensire un brano, un artista… ma vivere davvero le emozioni, beh è tutta un'altra cosa, bisogna ascoltare con l'anima, non può essere ridotto tutto ad un esercizio di stile! Consigliare l'ascolto di "Hybrid Theory" a questo punto, non serve solo a farvi conoscere o riscoprire un album che ha segnato gli anni 2000 divenendo l'album di maggior successo del genere nu metal, ora, sapete che dietro questo album, dietro i Linkin Park, c'era un Uomo che si chiamava Chester Bennington e che la sua voce fa un rumore assordante che si propaga nel cuore di milioni di fan!

Francesca Pedico
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