Francesco Ventola
Francesco Ventola
Politica

Ventola: «Se si salva la Bat, chiuderei il Patto territoriale»

Borse di studio: «Prossimo bando sarà a prescindere dall'università scelta»

Intervista di inizio anno per Francesco Ventola. Il presidente della provincia di Barletta-Andria-Trani ha risposto, in un'intervista fiume nella redazione di Barlettalife, alle domande di Edoardo Centonze, Paolo Doronzo e Adriano Antonucci. Dopo la prima parte dell'intervista sul ddl Delrio di riforma delle province e sul futuro politico di Ventola, il presidente della Bat, nella seconda ed ultima parte, parla dell'ente provincia, del ruolo avuto da Barletta, del Patto territoriale, e della questione Lum.

Presidente, non prova rammarico per aver speso forse troppe energie per difendere l'ente provincia, piuttosto che operare sul territorio?
«Vi posso dire con estrema franchezza che se nel 2009 avessi saputo che era in animo tutto questo ambaradan di riordino, non mi sarei candidato. Chi si candida come rappresentante di comune e provincia, se viene eletto ha potere di ordinanza soggettivo, cosa che non ha il legislatore, ed ha un'indennità di funzione che è lontana anni luce da chi ha lo status di legislatore. Chi me lo fa fare ad organizzare un qualcosa che non c'è? Dopo ogni gara e ogni bando ci sono denunce. Lo fai perché credi in un ente che esiste, e che deve dare risposte ai cittadini per cui ti assumi delle responsabilità. Abbiamo dovuto forzare la mano all'inizio. Io, da sindaco di Canosa, quando mi sono insediato come presidente di Provincia, mi sono dovuto autodenunciare al comune perché utlizzavo le strutture del comune di Canosa. Se non l'avessi fatto, sarei stato denunciato per peculato. Solo in seguito la provincia ha dato 7-8000 euro forfettari al comune di Canosa per coprire quelle spese. All'inizio era tutto un punto interrogativo, visto che non c'erano precedenti in Italia di un ente che nasce senza avere niente. Oggi, a scadenza di mandato, mi sento di dire che questa è l'unica provincia d'Italia, perché non ha un capoluogo, ma è veramente una provincia-territorio, che prevede una conferenza di sindaci. A noi poco importa che non ci sia la provincia e che si passi la palla al patto dei comuni. E' questo ddl che è un vero e proprio obbrobrio. Sul territorio non cambia niente».

Dal punto di vista del capoluogo, lei sa che questa città ha lottato precedentemente all'istituzione dell'ente, ha sempre creduto di essere la madre di questa provincia. Lei pensa che le aspirazioni della città di Barletta siano state realizzate in questi cinque anni, o piuttosto gli stessi cittadini hanno capito che non c'è bisogno di essere unico capoluogo per essere madre della provincia, ma poteva esserlo (e lo è) anche a fianco delle altre due?
«Secondo me, è sempre stata una questione nominalistica: che Barletta sia stata la città che da sempre ha creduto nella provincia, è un fatto risaputo e storico. Ma il legislatore ha previsto 3 città capoluogo, proponendo anche la sede legale di una provincia, un caso unico in Italia, dando possibilità al territorio di sceglierla. Che cos'è la sede legale di una provincia? Teoricamente, in una sede legale c'è tutto. Invece noi abbiamo creato una lettura di "compromesso", legata allo spirito della legge. Ci siamo sforzati di dare risposta ai problemi, facendo anche di necessità virtù. Se un territorio crede in qualcosa, e in questo caso la città di Barletta ci ha sempre creduto, probabilmente gli amministratori avrebbero dovuto creare le condizioni che poi ciò si avverasse. Se la legge aveva detto che nel 2009 si sarebbe dovuto votare per la provincia, probabilmente occorreva creare i presupposti giusti: non si può dire soltanto "Voglio, voglio". Abbiamo utilizzato l'unico immobile trasferito dalla provincia di Bari, che tra l'altro era per metà una scuola: non c'era altro. A Barletta è stato acquistato Palazzo Bonelli con l'obiettivo di metterlo a disposizione della Provincia. Non so in che condizioni sia oggi Palazzo Bonelli. Con tutto il rispetto per la città di Barletta, bisogna fare le cose alla luce del sole. Io venni in consiglio comunale a Barletta, il giorno prima della decisione fatidica. Mi feci invitare al consiglio, perché questa era un'occasione per dire alla città di Barletta: "Vuoi utilizzare il presidente per convincere gli altri che Barletta è più operativa? Che Barletta è già una città capoluogo?". Ad Andria, il sindaco Giorgino è sempre stato disponibile, lasciandoci liberi nelle scelte. Non si poteva dire "voglio tutto a casa", e poi in consiglio comunale, dopo 3 ore d'attesa in cui non parlò nessuno se non il sindaco, votare all'unanimità la dichiarazione del sindaco "Barletta ha la storia dalla sua parte, vogliamo tutto a Barletta". Benissimo: anche io se vado a casa mia e urlo ho ragione. Ma devo convincere gli altri delle mie ragioni. Uscito dal consiglio comunale, cosa avrei dovuto dire al consiglio provinciale? Andiamo a Barletta, si, ma dove? Quando uno vuole portare avanti una tesi, deve crearne anche le condizioni. Non si tratta di costringere gli altri, ma di convincere gli altri, i quali, di fronte a scelte di buon senso, probabilmente dovranno cedere. Forse confondiamo le competenze di comune, provincia e regione. Mi limito a rendere conto delle cose che riguardano la provincia, non del mondo. Lasciare passare l'idea che con la provincia risolviamo la disoccupazione, è un modo per prenderci in giro. Quella fu una grande occasione per la città di Barletta. Nella vita quotidiana, non ho mai vissuto questo campanilismo, perché le comunità sono così vicine fisicamente, culturalmente e dal punto vista lavorativo che poco interessa».

«Il ddl della Barbanente parla di 5 aree dell'IACP nella regione. Questo è normale? Questa identità esiste da noi, ed è così invidiata dagli altri che cercano di farci fuori. Bisogna andare ogni volta a sgomitare. Da domani farò un'altra battaglia affinché la provincia non venga fatta fuori da questa riorganizzazione degli Iacp: in provincia abbiamo un patrimonio di case pubbliche maggiore della provincia di Bari, se solo escludessimo il capoluogo. E non dovremmo avere una nostra organizzazione? L'esempio è di queste ore, ma potrei citarne altri. Al di là dei politici, bisogna avviare una riflessione su chi utilizza le province. Per quel che riguarda l'edilizia scolastica e la riorganizzazione della rete, abbiamo portato tante novità, abbiamo portato degli indirizzi che sotto Bari difficilmente sarebbero arrivati. Dal punto di vista ambientale, tutti coloro che hanno a che fare con la provincia, stanno meglio o peggio di prima? E per quel che riguarda il Genio Civile? Se in un ente come il nostro nel giro di pochi mesi abbiamo appaltato opere per tanti milioni di euro, quanti soldi abbiamo negli enti? I soldi per fare le opere ci sono. Perché si perde tanto tempo? Burocrazia farraginosa, vincoli finanziari, tanti sono i meccanismi da oliare. Non si può andare avanti così. Ogni volta che si fa una legge, ci dobbiamo mettere le mani tra i capelli».

Lei in un'intervista durante gli appuntamenti di Agorà aveva affermato che il patto territoriale andava riveduto. E' ancora convinto di questo? È ancora convinto dell'utilità del patto territoriale?
«Sicuramente si, ma non inteso come patto territoriale. Il patto territoriale è nato innanzitutto per cercare di mettere insieme 8-10 comuni che dovevano cominciare ad avere un'identità, in virtù di un progetto, di un piano di occupazione che è finito. Da lì è nata un'opportunità: visto che stiamo insieme e abbiamo usufruito dei soldi, ricadute sul territorio, cerchiamo di stare ancora insieme. Con quel patto si sono fatte cose che ora noi diamo per scontato. Questo territorio ha beneficiato a fine anni '90 di una caterva di soldi. Dopo di che, finito quel finanziamento, si disse: siccome sta per nascere una provincia, facciamo in modo che il patto sia un braccio operativo per quell'ente. Si è cominciato ad operare in tal senso, tant'è vero che l'area vasta ha nella sua convenzione la possibilità di utilizzare risorse già presenti nel patto territoriale. La nostra è l'unica area vasta che non ha assunto un solo consulente. A Bari cosa avviene? Quanti professionisti sono stati assunti? Era una fase di passaggio: mentre si costruiva tutto questo, nel 2010 si parlava di abolizione delle province. Nel nostro territorio, c'è questa voglia di stare insieme che da altre parti non c'è. Oggi più di prima. L'unica struttura esistente è quella del patto, che continuiamo a tenere in piedi, con il contributo di tutti i comuni, perché ancora oggi eroga diversi servizi a livello comunale. I nostri comuni, invece di rivolgersi a professionisti esterni, si rivolgono a strutture del territorio: se parte il Parco dell'Ofanto farà riferimento all'Agenzia dell'Ambiente, non andiamo a creare altri aggravi. Un'azienda privata, se si trova in difficoltà, prima di arrivare a tagliare, cerca di aumentare la produttività. Qui si sta facendo la stessa cosa. Da altre parti questo non avviene, i sindaci non riescono a dialogare. Questo è un valore e va tutelato. Fosse sotto il patto territoriale, fosse sotto l'area vasta, c'è voglia di stare uniti. È un fatto identitario. Se dovessero salvarsi le province, sarei il primo a dire di voler chiudere il patto territoriale. Voglio mettere in condizione i comuni di utilzzare quello che abbiamo creato anche se la Provincia dovesse scomparire».

Questione Lum. Avete incontrato i sindacati? Continueranno ancora i finanziamenti?
«Non abbiamo incontrato i sindacati, perché nessuno ha scritto al presidente. Quando li convochiamo, qualche volta risultano anche assenti o impegnati. Anche i sindacati hanno problemi di rappresentanza. Per quel che riguarda la Lum, rimane fermo quel che ho dichiarato in precedenza. Noi non abbiamo mai dato un euro alla Lum. I 10 comuni del patto territoriale ci hanno chiesto un sostegno per le borse di studio, e continuiamo ad erogare, per l'impegno assunto, le borse di studio. Ora, così come si era detto un anno e mezzo fa, arriveranno fondi anche per gli studenti che frequentano ogni tipo di università. Il bando che sarà pubblicato nei prossimi giorni andrà in direzione di un incentivo ai ragazzi, a prescindere dall'università. Per noi il riferimento è diverso. Per la Lum, la questione è diversa, visto che c'è una convenzione. Quando si decise di portare l'università nel nostro territorio, avvenne perché noi subivamo ogni giorno le richieste da parte dei diversi rettori o presidi di facoltà o professori che venivano sul territorio e dicevano: "facciamo il corso in video conferenza?", "Facciamo la facoltà a Trani mandando due professori?" Visto che eravamo così interessanti per le università, perché non avere un'università sul territorio? L'unica università che ha partecipato al bando fu la Lum, e nessuno ha fatto ricorso. Si può discutere sull'università pubblica o privata, ma nessuno ha fatto ricorso su quel bando. Noi abbiamo dato soldi all'università pubblica. Se a Barletta c'è scienze infermieristiche è perché la provincia dà un contributo alla Università di Foggia. Se la Bat ha deciso di avere il contributo tecnico-scientifico dell'università di Bari per il Ptcp, è perché ha dato soldi al Politecnico di Bari. Il nostro obiettivo è dare una mano ai ragazzi bravi che vivono un momento di difficoltà. Nel PD erano i primi a criticare la Lum, salvo dimenticare che al suo interno figura Boccia, salvo dimenticare che al suo interno ci sono assessori che stanno in amministrazioni di centro-sinistra, salvo dimenticare che anche le amministrazioni di centrosinistra hanno condiviso con quelle di centrodestra, all'unanimità, la scelta di avere la Lum sul territorio. Se poi vogliamo fare la polemica spicciola, allora si può fare senza problemi. La cosa positiva della Lum, dal mio punto di vista, è, dopo due anni, vedere il polo aperto per i corsi d'aggiornamento. Prima dove si andava? Questa è l'importanza di avere un'università sul territorio. La Lum ha già portato un ritorno in questi termini. Ora stiamo lavorando sull'Accademia delle Belle Arti, ma io ho già detto che ci credo e sostengo il progetto se il Comune di Barletta, che ha partorito il progetto, mette a disposizione un posto dove avere il plesso. Dobbiamo stare qui: gli altri devono venire sul nostro territorio. Non facciamo che ci prendiamo i soldi, e poi apriamo una sede con un computer per fare corsi in videoconferenza».
8 fotoEsclusiva, Francesco Ventola e il grande inganno delle province
Il presidente Francesco Ventola e il grande inganno della cancellazione delle provinceIl presidente Francesco Ventola e il grande inganno della cancellazione delle provinceIl presidente Francesco Ventola e il grande inganno della cancellazione delle provinceIl presidente Francesco Ventola e il grande inganno della cancellazione delle provinceIl presidente Francesco Ventola e il grande inganno della cancellazione delle provinceIl presidente Francesco Ventola e il grande inganno della cancellazione delle provinceIl presidente Francesco Ventola e il grande inganno della cancellazione delle provinceIl presidente Francesco Ventola e il grande inganno della cancellazione delle province
Intervista realizzata da
Edoardo Centonze
Paolo Doronzo
Adriano Antonucci

Ha collaborato
Enrico Gorgoglione
  • Provincia Barletta-Andria-Trani
  • Francesco Ventola
  • Intervista
Altri contenuti a tema
Le consigliere di parità della provincia Bat: «Solidarietà a Raffaella Piccolo» Le consigliere di parità della provincia Bat: «Solidarietà a Raffaella Piccolo» La nota di Rosa D'Alterio e Maddalena Petronelli
Consiglio provinciale, assegnate le deleghe di supporto a Lodispoto Consiglio provinciale, assegnate le deleghe di supporto a Lodispoto L'andriese Lorenzo Marchio Rossi e lo spinazzolese Di Noia i vice-presidenti
Calabrese e Tupputi eletti al consiglio provinciale, gli auguri di Cannito Calabrese e Tupputi eletti al consiglio provinciale, gli auguri di Cannito «Saranno loro a rappresentare Barletta tra i banchi della nostra Provincia»
Eletto il nuovo consiglio provinciale della Bat Eletto il nuovo consiglio provinciale della Bat Ci sono anche i barlettani Rosa Tupputi e Gennaro Calabrese
Elezioni provinciali Bat, consegnate le liste: si rinnova il consiglio Elezioni provinciali Bat, consegnate le liste: si rinnova il consiglio Tra i candidati alla carica di consigliere provinciale i barlettani Gennaro Calabrese e Rosa Tupputi
15 Barletta capoluogo unico di provincia, «Noi non ci ritiriamo» Barletta capoluogo unico di provincia, «Noi non ci ritiriamo» Il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso per la "Provincia di Barletta". Interviene la Base del Comitato di Lotta Barletta Provincia
Il presidente della Bat Bernardo Lodispoto saluta il questore uscente Roberto Pellicone Il presidente della Bat Bernardo Lodispoto saluta il questore uscente Roberto Pellicone «Lascia un segno tangibile nella nostra comunità»
Cozzoli: «Ringrazio Lodispoto ma rinuncio per rispetto dei consiglieri» Cozzoli: «Ringrazio Lodispoto ma rinuncio per rispetto dei consiglieri» Rimessa la delega a Patrimonio e Bilancio
© 2001-2024 BarlettaViva è un portale gestito da InnovaNews srl. Partita iva 08059640725. Testata giornalistica telematica registrata presso il Tribunale di Trani. Tutti i diritti riservati.
BarlettaViva funziona grazie ai messaggi pubblicitari che stai bloccandoPer mantenere questo sito gratuito ti chiediamo disattivare il tuo AdBlock. Grazie.