abolizione province
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Politica

Province: il governo vara il ddl “svuota poteri”, il via dal 2014

Ministro Delrio: «Più di 1 miliardo di euro di risparmio in 2 anni». Previste unioni dei comuni e città metropolitane

Si è conclusa da poco la riunione del Consiglio dei Ministri, che ha esaminato in via preliminare il Disegno di Legge, avente ad oggetto "Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni". Obiettivo transitorio del Governo: lo svuotamento degli enti provinciali, a poche settimane dal varo da parte del Consiglio dei Ministri, del Disegno di Legge costituzionale, per eliminare la parola "province" dalla Costituzione, che rappresenta l'obiettivo definitivo del Governo. Parlamento permettendo. Siamo infatti solo all'inizio di un ennesimo e complesso iter che comporterà il passaggio d'esame alla Conferenza unificata, il ritorno al Governo, e poi (vedremo quando) il passaggio al Parlamento.

«È una materia delicata - ha detto il presidente del consiglio Enrico Letta - ma fa parte della necessità di essere coerenti con l'impostazione data con il discorso programmatico su cui è stata votata la fiducia delle Camere. Il testo - ha aggiunto - ha l'obiettivo di sistemare e gestire la transizione in attesa che il Parlamento approvi il ddl di abolizione delle province. Sapete che il percorso di riforma costituzionale è complesso e prende tempo, nel frattempo ci sono alcuni avvenimenti in corso che hanno bisogno di essere gestiti e per questo abbiamo approvato lo "svuotapoteri" delle province per non creare vuoti di poteri».

«Province e città metropolitane avranno in comune l'essere enti di area vasta di secondo livello - così il ministro degli Affari regionali, Graziano Delrio in conferenza stampa, al termine del Consiglio dei Ministri - Le province avranno: funzioni di programmazione della rete scolastica, e non di gestione, che torna in capo ai comuni, funzioni di programmazione della rete trasportistica, ambientale, urbanistica e di pianificazione generale. Conserveranno un'unica funzione di gestione: la gestione delle strade. Verranno gestite dai presidenti delle unioni comunali e dai sindaci dei comuni superiori a 15.000 abitanti, o il consiglio della provincia verrà eletto direttamente dall'assemblea dei sindaci della provincia. Si azzera una classe politica intermedia, fatta di giunte, assessori e consigli, ma non si azzera la democrazia, perché appunto la gestione sarà fatta con le unioni comunali e i sindaci. Vogliamo stimolare le unioni comunali e le fusioni, come elementi di gestione ottimale».

«Non c'e' variazione di confini. La riforma e' praticabile immediatamente dopo le elezioni amministraive del 2014, sia per le citta' metropolitane, sia per le province. «Abbiamo proceduto secondo un principio semplificatorio - ha concluso Delrio - restano due livelli e cioe' i comuni e le regioni. In mezzo ci saranno le aree vaste, come le città metropolitane, di rilevanza strategica per il paese, una riforma questa che si attende da circa trent'anni». «Non politicizzazione delle aree vaste - è il principio espresso dal ministro Delrio, rispondendo ai giornalisti - Saranno inoltre previsti programmi di accompagnamento, per la riduzione, eliminazione e fusione degli enti intermedi. Da fine di agosto partiremo con una ricognizione, regione per regione, degli enti intermedi, come consorzi, agenzie di gestione, che sono almeno più di 3.200, per avviarne un riassorbimento all'interno delle aree vaste». Sui risparmi: «600-700 milioni di risparmio nella fase di start-up, che in un paio d'anni, potranno diventare più di 1 miliardo di risparmio di spesa».

«Abbiamo detto e ripeto che non c'è accanimento terapeutico nei confronti delle Province - ha affermato il ministro per le Riforme Costituzionali, Gaetano Quagliarello - e per soddisfare una moda mediatica e a questo proposito viene rispettata la sovranità del popolo visto che la riforma entra in vigore man mano che i mandati si esauriscono». Così il ministro ha inteso sottolineare la «coerenza tra disegno ponte e progetto costituzionale», dopo che in passato si è legiferato «in maniera disorganica, e noi vogliamo uscire da cattiva pratica».
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