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Italia, il paese dell’incontrario: tagli all’Agenzia delle Entrate

Anche Barletta protesta in una riunione organizzata dalla CGIL. A forte rischio la lotta all’evasione fiscale

Se il pane quotidiano dell'italico popolo un tempo era rappresentato dalla classica pagnotta preparata dalle sapiente mani delle massaie, oggigiorno le famiglie italiane "masticano" amaro e digeriscono informazioni sui tagli, sulla ormai celeberrima "spending review". Tra IMU, redditometro e tasse varie, spesso fa capolino la notizia di qualche blitz atto a debellare l'ormai imperante evasione fiscale.

Questo malcostume tutto italiano, una vera e propria patologia che ogni anno toglie alle casse dello Stato circa 120 miliardi di euro, associato al mare magnum dell'economia sommersa (350 mld annui), genera un possibile indotto che potrebbe maturare una migliore ridistribuzione della ricchezza e un abbassamento della pressione fiscale. Giorno dopo giorno, l'Italia è "oppressa" dalle tasse, che diventano sempre più ingestibili, ma si fa ancora troppo poco per colpire gli evasori, i "furbetti del quartierino". Ma, poiché l'Italia è da sempre il paese dell'incontrario, i "soloni" della politica hanno proposto nelle ultime ore una revisione di spesa anche per quel che concerne l'Agenzia delle Entrate, ente guarda caso preposto proprio alla lotta all'evasione fiscale. In una riunione del 23 gennaio, l'Agenzia delle Entrate ha comunicato e argomentato ai sindacati la scelta di voler chiudere 11 uffici (che si vanno ad aggiungere agli altri 17 chiusi di recente), trasversalmente riconosciuti come "presidi di legalità".

È proprio per difendere suddetti presidi che nella mattinata di ieri si è svolta a Barletta, presso la locale sede dell'Agenzia dell'Entrate, una riunione organizzata dalla CGIL funzione pubblica. A lanciare il grido d'allarme della CGIL ci hanno pensato il segretario della Bat Marzano, il segretario di Foggia Salvatore ma, soprattutto, il Coordinatore Nazionale dell'Agenzia delle Entrate Luciano Boldorini, il cui intervento sintetizza, di fatto, le criticità di una spending review riguardante anche l'Agenzia delle Entrate. «La chiusura dei 28 uffici causerà diverse ore in meno di assistenza al contribuente, che verranno "spalmate" presso le sedi più grandi, quelle delle città metropolitane. L'eventuale risparmio viene rigirato alla collettività, invece questo dato non viene preso in considerazione. Ne risente, quindi, anche il contribuente stesso, che dovrà spostarsi nelle sedi dell'Agenzia a diversi chilometri di distanza. Con questi tagli, inoltre, si va a depotenziare il back office, a tutto vantaggio del front office. L'agenzia delle Entrate non può paragonarsi alle Poste, dove l'impiegato esegue l'operazione (vaglia, raccomandata, etc etc) e il suo compito termina lì. Nell'Agenzia, è necessario il lavoro di back office, di analisi delle cartelle del contribuente. È necessario ridiscutere il piano complessivo, perché così si va soltanto a penalizzare fortemente la lotta all'evasione fiscale. Inoltre, critichiamo l'esiguità delle somme stanziate per l'indennità del front office. Essendo raddoppiati gli addetti, i lavoratori rischiano di percepire esattamente la metà.

Altra questione spinosa riguarda il Comma 165: qui c'è bisogno di chiarezza. I tempi, in questo caso, sono strettissimi. Non possiamo permetterci di non dare in tempi brevi ai lavoratori fondi risalenti al 2010-2011». La preoccupante situazione dei tagli riguarda anche la filiale dell'Agenzia dell'Entrate più "famosa" negli ultimi mesi, quella di Pieve di Cadore, a rischio chiusura dopo che in estate era stata spesso al centro delle cronache per i numerosi blitz a Cortina. È se è vero come è vero che i tagli sono necessari a ridurre i costi dell'apparato statale, è pur vero che spesso, cercando di tagliare il superfluo, ci si ritrova a tagliare qualcosa di estremamente necessario, quasi vitale. Compresi quei celeberrimi "presidi di legalità".
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