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Al "Curci" di Barletta la prima nazionale dello spettacolo "Il dio bambino"

Monologo scritto da Giorgio Gaber e Sandro Luporini e interpretato da Fabio Troiano

Al teatro Curci di Barletta, giovedì 5 agosto alle ore 12, sarà presentato il progetto di produzione dello spettacolo "Il dio bambino", scritto da Giorgio Gaber e Sandro Luporini, interpretato da Fabio Troiano con la regia di Giorgio Gallione. Saranno presenti assieme all'attore e al regista, Oronzo Cilli, assessore al Turismo, Stella Mele, presidente commissione Cultura, Sante Levante, direttore del Teatro Pubblico Pugliese, Angelo Giacobbe, produttore Nidodiragno e Santa Scommegna, dirigente settore Cultura.

Partendo dall'assunto che il Teatro di Barletta è una grande risorsa per il Mezzogiorno e che attualmente la direzione artistica è rivestita da un nome apprezzato del circuito cinematografico, televisivo e teatrale come Fabio Troiano, è maturata l'idea di mettere in atto una nuova sfida: la produzione di uno spettacolo che nasce a Barletta, grazie all'ospitalità teatrale del Comune, e che circuiterà poi in tutta Italia.

La scommessa è ancora più interessante se si pensa che il testo portato in scena reca la firma di Giorgio Gaber e Sandro Luporini e che la regia è quella di Giorgio Gallione (per la produzione di Nidodiragno, realtà specializzata in nuova drammaturgia).

Questi ingredienti sono alla base del lavoro di allestimento in corso da alcune settimane al Teatro Curci e che debutterà il prossimo 19 novembre in prima nazionale a Barletta e che darà il là alla stagione 2021-2022 del Teatro Curci promossa in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese.

Giorgio Gallione è prezioso motore di una rinnovata vita scenica della produzione gaberiana (recente il suo applauditissimo "Il Grigio" con Elio di Elio e le Storie tese): la sua regia non solo riesce a valorizzare con sapienza questo testo capace ancor oggi di parlarci con efficacia ed empatia, ma trova un perfetto connubio con l'interpretazione di Fabio Troiano, talentuoso e versatile attore in grado, come pochi altri, di attraversare con analogo successo testi comici e intimisti: in questo nuovo allestimento de "Il dio bambino", è atteso ad una vera funambolica prova da solista…

"Il dio bambino"
Il dio bambino è un monologo scritto nel 1993 da Giorgio Gaber e Sandro Luporini che, dopo "Parlami d'amore Mariù" e "Il Grigio", proseguiva e approfondiva il particolarissimo percorso teatrale del Gaber di quegli anni: esempio emblematico di quel "teatro di evocazione" teorizzato ed esplorato in tutte le sue forme espressive. "Il dio bambino" racconta una normalissima storia d'amore che si sviluppa nell'arco di alcuni anni e che dà agli autori l'occasione di indagare su quello che oggi dovrebbe essere l'Uomo: quali i suoi attributi, le sue caratteristiche, la sua vera o presunta maturità, per cercare di capire se il suo percorso di crescita "storico" si è compiuto, se c'è l'ha fatta a diventare adulto e "completo" o se è rimasto irrimediabilmente bambino.

Un bambino che, tra l'altro, si vanta della sua affascinante spontaneità invece di vergognarsi di un'eterna incompiuta, superficiale fanciullezza.

È una storia d'amore che potrebbe capitare a chiunque, ma vista ovviamente da un'angolazione maschile: un uomo a confronto con una donna, il miglior testimone per mettere in dubbio la sua consistenza, il suo essere adulto, la sua presunta virilità. Una indagine affettuosa e spietata che cerca di radiografare quali siano oggi le differenze tra questi due esseri così simili e al tempo stesso così diversi, con la consapevolezza che se queste differenze un giorno si annullassero la vita cesserebbe di esistere.

Come d'abitudine Gaber e Luporini sono lucidissimi nell'analisi, mai autoassolutoria, ma tra le righe c'è sempre la speranza, un ponte verso un futuro meno imperfetto; fiduciosi non tanto nell'uomo com'è, ma per le sue fantastiche, incredibili possibilità. In questo caso il protagonista, proprio di fronte alla nascita di un figlio ritrova un barlume di senso al proprio agire, tra intelligente naturalezza, lampi di autoironia e addirittura di umorismo.

A distanza di trent'anni dalla sua creazione "Il dio bambino" è ancora oggi un testo di incredibile forza e attualità, cinico e commovente. Ambientato in un metaforico locale in disfacimento, con sedie e tavolini buttati caoticamente a terra, tra bottiglie semivuote e fiori calpestati, a raccontare allusivamente una sorta di festa finita male, lo spettacolo è contrappuntato da frammenti di canzoni interpretate dallo stesso Gaber che sottolineano, evocano e guidano lo spettatore nell'interpretazione di un racconto teatrale di tragicomica, potente contemporaneità. Un teatro empatico e disturbante nel suo perenne stimolo a ripensare a noi stessi.
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