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Scuola e Lavoro

No spazi pubblici a chi sfrutta il lavoro nero, dopo Napoli anche Barletta?

I sindacati Cgil, Cisl e Uil si rivolgono al sindaco per estendere in città la "delibera 100" del Comune di Napoli

Concorrenza sleale e sfruttamento del lavoro nero: per chi opera nel mondo del lavoro con strumenti disonesti dovrebbe essere impedita la concessione di suolo pubblico. È quanto deciso dal Comune di Napoli e quanto chiesto dai sindacati Cgil, Cisl e Uil al Comune di Barletta, in una nota congiunta a firma del Segretario generale di Cgil Bat Biagio d'Alberto, il Segretario generale di Cisl Bari-Bat Giuseppe Boccuzzi e il responsabile Uil Bat Vincenzo Posa.

«Cgil, Cisl e Uil, sulla scorta di quanto deliberato nel Comune di Napoli con la delibera 100/18, auspicano un intervento dell'assise comunale del comune di Barletta per valutare la modifica del regolamento per l'occupazione del suolo pubblico, che inibisce la concessione di suolo pubblico a tutti coloro che sfruttano il lavoro dei propri dipendenti. In particolare con questa delibera, nel Comune di Napoli, è stato modificato il Regolamento per la concessione di suolo pubblico, subordinandola al rispetto, da parte dei richiedenti, di una serie di norme tra cui spiccano quelle in materia di lavoro, contribuzione previdenziale, applicazione dei contratti collettivi, tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, inasprendo le sanzioni per i concessionari trasgressori. Infatti, la violazione di queste norme determinerà, oltre l'applicazione della sanzione pecuniaria, la decadenza della concessione oltre a costituire causa ostativa al rilascio di un'altra successiva, per un periodo graduato in base alla gravità dell'infrazione.

Gli accertamenti delle violazioni saranno eseguiti dall'Ispettorato del Lavoro, con il quale l'amministrazione napoletana ha già stipulato un protocollo d'intesa, costituente parte integrante del regolamento. Sappiamo che a Barletta, dopo il vaglio della III Commissione Consiliare Permanente "Affari Generali ed Istituzionali", la proposta di adozione, avanzata da Cosimo D. Matteucci, presidente di MGA - sindacato nazionale forense, è approdata alla II Commissione Consiliare Permanente "Attività Produttive e sviluppo economico e lavoro" che curerà il successivo iter procedimentale.

Questa delibera costituisce un importante precedente politico, amministrativo, sociale e sindacale, avendo finalmente aperto la strada all'uso degli strumenti amministrativi locali per il contrasto del lavoro nero, irregolare e sottopagato, sulla base di un principio tanto importante quanto elementare: l'amministrazione pubblica non può e non deve consentire che i beni pubblici siano concessi in uso a datori di lavoro senza scrupoli che lucrano sfruttando il lavoro dei propri dipendenti, sottopagandoli o non adempiendo agli obblighi previdenziali connessi alla regolare assunzione.

In tal modo si potrà anche contrastare la concorrenza sleale praticata dai datori di lavoro disonesti nei confronti di tutti coloro che invece contrattualizzano regolarmente i propri dipendenti, e si potrà favorire una giusta ed equa redistribuzione della ricchezza generata dal turismo, che di certo non può fermarsi nelle tasche degli esercenti sfruttatori: il rispetto della legislazione del lavoro può generare davvero effetti benefici in tutti i comparti economici e su tutta la comunità.

Questa delibera, unica in Italia, costituisce davvero un importante precedente circa l'uso degli strumenti amministrativi comunali contro lo sfruttamento del lavoro e altri simili crediamo possano essere adottati al fine di contrastare lo sfruttamento di tutti i lavoratori che, anche indirettamente, siano entrati in rapporto con l'amministrazione pubblica. Ci riferiamo in particolare agli autonomi, ai professionisti e a tutti i lavoratori a partite iva che facciano parte di strutture, società o associazioni professionali che richiedano di partecipare a bandi per l'affidamento di incarichi o prestazioni di servizi, e alle quali la partecipazione potrebbe essere inibita se non provino la regolarità retributiva e contributiva nei rapporti lavorativi con i propri collaboratori, prevedendo la revoca dell'incarico in caso di successivo accertamento delle violazioni ovvero della presenza di lavoratori non assunti secondo le vigenti normative».
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