Incidente ferroviario
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«La sfortuna di salire su quei maledetti treni»

Il cordoglio di Cgil e Filt Bat, «sono treni nuovi su una linea antica»

«All'indomani dell'addio alle vittime del disastro ferroviario che ha sconvolto la Puglia e l'intero Paese, la Cgil e la Filt, la federazione dei lavoratori dei trasporti, della provincia di Barletta-Andria-Trani esprimono cordoglio e vicinanza ai parenti delle persone, giovani e meno giovani, che in questa assurda tragedia hanno perso la vita perché per loro sfortuna hanno deciso di salire a bordo dei primi vagoni di quei due maledetti treni. Se solo avessero preso posto altrove, ora staremmo raccontando un'altra storia». Scrivono così Ruggiero Di Noia, segretario generale Filt Cgil Bat, e Luigi Antonucci, segretario generale Cgil Bat.

«Sarà la Magistratura a stabilire le cause della tragedia, certo è che, come più volte dichiarato dai vertici di Ferrotramviaria S.p.a., uno dei due treni lì, su quel binario unico, a quel chilometro ed a quell'ora, non doveva assolutamente esserci. Ciò che è quasi certo, invece, è che se ci fosse stato un sistema di sicurezza utile a valutare le distanze tra i convogli in percorrenza, la sciagura si sarebbe potuta evitare insieme alla triste conta delle vite stroncate ed al mesto racconto delle storie personali terminate in quel tratto di campagna pugliese. Inevitabili, dunque, alcune riflessioni perché è innegabile che ultimamente l'azienda abbia fatto degli investimenti e che i treni utilizzati siano oggi più efficienti di quelli di alcuni anni fa, sono state raddoppiate le corse (benché il personale sia rimasto pressoché invariato) ed istituito un collegamento con l'aeroporto di Palese ma la linea è rimasta la stessa, la struttura è antica. È come far viaggiare una macchina da corsa in un tratturo di campagna. Stessa cosa vale anche per il fatto che la circolazione giornaliera di quasi 200 treni sia affidata all'uomo, regolata dal cosiddetto "blocco telefonico", cioè una telefonata tra i due capistazione, evidenti anelli terminali di un sistema che nella sua interezza non ha funzionato. Perché l'azienda non è stata obbligata ad adeguarsi subito alle moderne tecnologie? Sicuramente si tratta di un problema di costi, la realtà è che bisogna ripensare interamente ed immediatamente al modello territoriale di trasporti creando una rete che superi la frammentazione delle tratte e che miri a collegare la Bat a Foggia diventando un tutt'uno con il capoluogo pugliese nell'ottica "dell'ultimo miglio", come la definiscono in gergo tecnico gli addetti ai lavori.

C'erano fondi europei a disposizione per l'ammodernamento della tratta, perché il raddoppio dei binari si è fermato a Ruvo di Puglia? Forse ci sono stati intoppi nelle procedure, ritardi nei lavori o semplice lentezza burocratica, dove il meccanismo si è inceppato? Siamo convinti a tal proposito che sia ormai necessaria una discussione sull'istituzione di un'autority che snellisca le procedure di accesso ai fondi e renda gli interventi progettati immediatamente cantierizzabili, così da garantire servizi e lavoro insieme. Senza parlare del fatto che al Sud sono arrivati solo 400 milioni degli oltre 8 miliardi messi a disposizione per i lavori sulle tratte ferroviarie del Paese. Ma questo è un altro discorso che attiene, cioè, alla scarsa attenzione della politica per il Mezzogiorno che sovente denunciamo.

Abbiamo fiducia nel lavoro degli organi inquirenti, siamo certi che riusciranno a ricostruire l'intera vicenda perché siamo convinti che l'alzare una paletta verde sia solo il gesto finale rispetto a tutta una serie di questioni che vanno chiarite. Apprendiamo, intanto, che per le famiglie delle vittime il governo ha stanziato 10 milioni di euro, ironia della sorte ce ne volevano solo 2 per mettere in sicurezza quella strada ferrata e scampare ad una tragedia collettiva che, mai come in questo caso, era davvero evitabile».


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