Michele Emiliano
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Politica

Inciucio-pride di Emiliano: difende Spina e sfiducia Cascella

Rivendica l’idea di spartizione della Bat, per portare con sé l’Udc alle regionali

Tra le varie cose dette o fatte a posteriori nel PD, tra quelle rivendicate o più frequentemente rinnegate, il suo segretario regionale, Michele Emiliano, ci mette evidentemente anche la sincerità. La sincerità postuma. In una recente intervista all'emittente Telesveva, il candidato alle primarie del centrosinistra per la regione Puglia, ha celebrato il suo inciucio-pride. Oggetto di orgoglio, il sindaco di Bisceglie, Francesco Spina, passato in men che non si dica, dall'essere candidato del centrosinistra, alla definitiva candidatura col centrodestra alla presidenza della Bat.

Una rivendicazione, da parte dell'ex sindaco di Bari, della spartizione della Bat, piccola pedina funzionale alle possibili alleanze in vista delle elezioni regionali. Un tira e molla nel quale l'Udc è consueto protagonista, e oggetto dei desideri politici di Emiliano. Il partito centrista, che ad ogni tornata elettorale è considerato un possibile ago della bilancia, ha avuto una rilevante forza in Puglia, ma anche una sua ripida discesa: per citarne alcuni dati, dall'8% delle politiche 2008, al 6.5% delle regionali 2010, per poi finire al 2% delle politiche 2013. Ma evidentemente la forza centripeta di attrazione non è ancora tramontata.

«Spina voleva essere il presidente della provincia, sostenuto dal centrosinistra. Ci ha provato per due mesi e mezzo, con grande umiltà e dedizione, perché Spina era convinto dal punto di vista politico dell'utilità del dialogo tra l'Udc e il centrosinistra - così si è espresso Emiliano - I sindaci della Bat pur essendo in inferiorità manifesta, non lo hanno voluto, e a quel punto, i sindaci della destra, che erano già in maggioranza e avrebbero vinto comunque, hanno fatto un'operazione politica intelligente: hanno chiesto a Spina con grande generosità di fare il presidente del centrodestra».

Cercare di associare termini come umiltà, dedizione, dialogo, generosità, a queste elezioni provinciali di secondo grado, volute dall'orrenda legge Delrio, appare alquanto grottesco. Emiliano, semmai ce ne fosse stato bisogno, smentisce le parole di Boccia, che a Barletta aveva negato il tentativo di inciucio, ma conferma il dubbio che era risultato valido per il deputato biscegliese: chissà se almeno lui crede nelle parole da egli stesso pronunciate.

«Non so se questa cosa spingerà definitivamente l'Udc nelle braccia della destra. E' chiaro che i sindaci del centrosinistra, che senza ragione, solo per motivi personali, non hanno voluto stringere un'alleanza con l'Udc nella Bat, ove noi per questa ragione non dovessimo riuscire a fare un'alleanza regionale con l'Udc, se ne assumeranno le responsabilità - ha aggiunto Emiliano - Non credo che Spina abbia sposato il progetto politico del centrodestra. Si è limitato ad accogliere le istanze dei sindaci. Avremmo potuto farlo anche noi. Non l'abbiamo fatto. Non c'è niente di immorale nella condotta di Spina. C'è qualcosa di singolare invece nella condotta dei nostri sindaci - continua - E' assolutamente chiaro che il centrosinistra non ha nessuna possibilità di vincere, se non facendo un'alleanza con Spina - e conclude, come a voler limare le sue affermazioni -Speriamo che ci siano molti sindaci di destra che non amando Spina, voteranno Cascella. Consegnare la Bat, prima ancora di cominciare a giocare, nelle mani del centrodestra è un'azione che non ha giustificazioni».

Come sappiamo, i numeri favorevoli del centrodestra nella Bat sono tali a prescindere da Spina, o forse è proprio la candidatura di Spina che potrebbe farli restringere, visti i numerosi mal di pancia nei suoi confronti, facendoli dirottare verso Cascella. Spostare dunque la partita verso il centrosinistra, era possibile solo con un grande inciucio, che Emiliano sembra di fatto non disdegnare, se questo è il prezzo da pagare per raggiungere la vittoria (sempre che si possa considerarla tale). D'altra parte, il segretario regionale del PD non risparmia critiche nei confronti dei quattro sindaci di centrosinistra della Bat, accusati nientepopodimeno che di essere i possibili responsabili di un eventuale mancato accordo regionale con l'Udc. Tra gli accusati inevitabilmente spicca Cascella, in quanto candidato sfidante di Spina. Affermazioni che hanno il sapore di una sfiducia nei confronti del sindaco di Barletta, e di una considerazione della sua candidatura, come una mera scelta di ripiego, per la quale non resta che augurarsi un colpo di scena favorito dai malumori nel centrodestra. Polemiche che di politica hanno ben poco, e discussioni dalle quali, come più volte detto, i cittadini sono rigorosamente esclusi.
"A questo punto si esprima una posizione chiara, ferma e univoca sulla delicata scadenza politico-istituzionale". Con questo tweet il sindaco Pasquale Cascella si è rivolto a Michele Emiliano e Guglielmo Minervini, i due sfidanti in casa PD per le primarie del centrosinistra, in piena polemica via Twitter sul caso delle elezioni provinciali a Taranto. "Bravo Cascella - ha risposto Minervini - Questo è parlar chiaro". "Concordo pienamente - ha aggiunto il sindaco di San Ferdinando, Michele Lamacchia - istituzioni e la politica sono cose serie".

«Il Partito Democratico - ha replicato ieri in serata Michele Emiliano, nel tentativo di gettare acqua sul fuoco da egli stesso alimentato - alle elezioni Provinciali della Bat sostiene in maniera compatta il suo candidato, Pasquale Cascella. Siamo consapevoli che da soli, i voti dei rappresentanti di centrosinistra, non sono sufficienti ad eleggere il presidente, perché numericamente inferiori a quelli di centrodestra. Per questa ragione nelle scorse settimane si era vagliata l'ipotesi di fare un'alleanza con l'Udc che era disponibile a dialogare con la sinistra, ma alla fine si è deciso di non percorrere quella strada e di correre con un nostro candidato Pd».

«La situazione - conclude - dunque è totalmente diversa dal caso Taranto, perché nella Bat i sindaci e consiglieri hanno deciso di sostenere un proprio esponente, pur sapendo che senza alleanze non avevano la maggioranza per esprimere il candidato presidente».
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