Pasquale Cascella
Pasquale Cascella
Politica

«Come si fa a non essere preoccupati per le condizioni dell'Amministrazione?»

Durissima lettera del sindaco Cascella che chiede chiarezza

Sono giorni difficili per il sindaco Cascella e per la maggioranza di centrosinistra alla guida della città. Una serie di polemiche sta minando le fondamenta delle stabilità politica barlettana e allora il sindaco Pasquale Cascella scrive alla sua coalizione chiamandola ad una chiara presa di posizione.

«Come si fa a non essere preoccupati per le condizioni politiche e organizzative in cui l'Amministrazione è costretta ad operare? La situazione è "insostenibile" in primo luogo per chi ha l'onere - oltre che l'onore - di guidare il Comune tra "assenze", "sordità", "stalli burocratici", "teatrini" e veti politici", per richiamare solo alcune delle crude espressioni con cui una delle componenti della maggioranza ha chiesto "un definitivo ed improcrastinabile chiarimento politico-amministrativo". Bene, faccio mia questa esigenza. E chiedo a mia volta che non si perda ulteriore tempo: se questa è la realtà, ciascuno è in grado di valutare le responsabilità proprie e quelle altrui, verificare le cause e gli effetti, avvertire l'urgenza, soprattutto scegliere se e come essere conseguenti nel far fronte - con lealtà e coesione nella maggioranza, e, tra maggioranza e opposizione, con reciproco rispetto istituzionale - alle criticità persistenti e al cambiamento necessario. Senza giocare allo scavalco o, peggio, allo scaricabarile, ma dando conto dei rispettivi comportamenti, e delle conseguenze che inevitabilmente rischierebbero di delegittimare non solo l'Amministrazione ma l'intera coalizione e l'insieme del Consiglio comunale. A meno che non si punti proprio allo sfascio. In tal caso, è giusto che i cittadini ne siano avvertiti.

Tanto più si impone una riflessione franca, a partire dalla semplice cronaca degli ultimi giorni. Venerdì scorso, prima ancora dell'apertura dei lavori dell'ultimo Consiglio comunale, quindi al di là della verifica formale sulla capacità (o volontà) della maggioranza di assicurare l'autosufficienza del numero legale, avevo avuto l'"umiltà politica" - mi ero espresso esattamente in questi termini - di rivolgere alle opposizioni l'appello a partecipare ai lavori. Non per sopperire ai costanti vuoti nei banchi della maggioranza, ma proprio per il carattere generale, e non di parte, delle decisioni che si era chiamati ad adottare.

Non è meno doverosa, credo, la responsabilità istituzionale delle opposizioni di misurarsi con il primato del bene pubblico, anche se è comodo invocare le dimissioni del sindaco e disertare il campo delle proposte e del confronto. In quel Consiglio comunale solo un gruppo, quello socialista, e una consigliera che da qualche tempo si è distaccata da una opposizione sterile, hanno avvertito l'esigenza di corrispondere alla "cortesia istituzionale" assicurando la propria presenza e consentendo almeno l'approvazione dei provvedimenti considerati più di interesse collettivo. La minoranza di centrodestra, invece, è sfuggita davanti alla condivisione di responsabilità generali, con un atto che può apparire - specularmente all' "umiltà" professata - di "arroganza politica". Tant'è: la vita democratica è scandita da momenti elettorali in cui ognuno è chiamato a dar conto degli "stracci" di casa propria. Personalmente ritengo che la comunità cittadina meriti di più: non strumentalizzazioni ma assunzioni di responsabilità su problemi annosi, irrisolti anche a causa di logiche e interessi particolari, oltre che per l'indifferenza ai limiti e ai vincoli in cui sono costrette ad operare le amministrazioni pubbliche.

Credo che questa realtà, ben nota a chi ricopre responsabilità pubbliche, valga a maggior ragione rispetto alle questioni di "trasparenza", di "incompatibilità" se non di "conflitto di interesse" per gli incarichi affidati a questo o quel dirigente sollevata negli stessi frangenti. Ci si deve pur misurare con un apparato amministrativo condizionato da organici bloccati (5 dirigenti sui 15 di una volta), competenze frammentate (per il mancato turn over ai più vari livelli) e procedure complesse e mutevoli (come quelle che hanno indotto a revocare un avviso di mobilità volontaria), per non dire dell'affanno, delle tensioni e - perché no - dei rischi che gravano sui dirigenti al punto da indurre persino alla rimessa dell'incarico. I necessari e opportuni correttivi non possono che fare perno sulle norme attivabili, sulle risorse finanziarie recuperabili, sulla riprogrammazione del fabbisogno di personale, sugli interventi di innovazione. Altrimenti, la macchina amministrativa rischierebbe di ingolfarsi anziché essere rimessa in carreggiata. Ma non è mai troppo tardi, come si dice, per recuperare coerenza e autorevolezza alla funzione pubblica e alla stessa dialettica politica. Guardando al merito dei problemi. Non con la logica dei due tempi, ma qui e ora.

Personalmente non faccio finta di niente, e se debbo proprio girare la testa vorrei guardare avanti, non indietro: il passato pesa, semmai, sui debiti fuori bilancio e i provvedimenti incompiuti su cui il Consiglio comunale è chiamato ancora a pronunciarsi. Ho già detto che non diserto il campo, anche a costo di dover affrontare incomprensioni e disimpegni. Chi crede che la politica non debba mai regredire, sa che si può essere chiamati a pagare anche questi prezzi. Ma appartiene all'etica del dovere lo stesso richiamo alla chiarezza che ripropongo alle forze politiche, sociali e culturali perché il confronto abbia al centro gli interessi della città. Si apra, dunque, alle scelte per il risanamento, la salvaguardia dei servizi pubblici essenziali, la bonifica e la rigenerazione del territorio, il rilancio della economia, la valorizzazione del patrimonio storico, culturale e ambientale. Su questo terreno l'Amministrazione sta provando a segnare una inversione di tendenza, consapevole di limiti propri e di obbiettive difficoltà. Per superarle con soluzioni di qualità: chi ritiene di averne di migliori e ha l'interesse e la capacità di mettere in campo professionalità più elevate ed equilibri più avanzati, può ben prospettarli ai cittadini che continuano a lanciare segnali di consapevolezza, prima ancora che a un sindaco interessato al sostegno di una coalizione che sa rispettare il mandato elettorale.

La sede non manca: il Consiglio comunale, innanzitutto. Si riempiano quei vuoti, si discuta, ci si confronti. Incalza, peraltro, una occasione determinante: il bilancio. Era stato chiesto all'Amministrazione di evitare un'altra gestione amministrativa per dodicesimi, che inevitabilmente costringe l'azione pubblica a rallentare piuttosto che correre. Ebbene, la giunta ha approvato il bilancio di previsione per tempo, e ora attende che sia esaminato in Consiglio comunale. Diventi, insomma, questa la cantina di tornasole della capacità di coesione politica. Senza pregiudiziali, ma nemmeno pregiudizi, tanto più che un'amministrazione decade automaticamente se non supera questa prova di verità. Chi condivide la volontà di un riscatto dell'azione politica, se ne assuma la responsabilità. Altrimenti si rischia solo di "azzerare" la credibilità del cambiamento possibile».
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