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Castelli a buon mercato, 2000 euro per quello di Trani

Insorgono RSU e sindacati: «Stiamo svendendo la storia per una festa privata»

Quando i Castelli della Puglia diventano "privati" o quasi. Qual è il sottile confine tra il considerare i più bei manieri del nostro territorio a disposizioni di tutti e il destinarli ad usi privati, seppur temporanei?

Tante furono le polemiche a Barletta quando fu organizzata all'interno del Castello cittadino una serata "privata" di degustazione vini: anche Philippe Leroy "La Motte" ne godette (forse fu la vera vittoria su l'italianità di Bud Spencer, invece mai invitato in città) la "Manifestazione Nero di Sera – Wine Challenge" si tenne il 2 settembre 2015, con concessione di patrocinio ed utilizzo gratuito castello.

Protagonista il Castello Svevo di Trani, in questi giorni sembra andare in scena un'analoga vicenda. Il maniero Federiciano voluto e costruito nel 1233 da Federico II di Svevia, è stato concesso all'uso strumentale per una "festa nuziale privata". Quindi non una cerimonia istituzionale magari presidiata dal Sindaco come potrebbe essere un matrimonio civile, bensì una "cena di festeggiamento del Matrimonio che si terrà…". Considerati gli imprescindibili legami che il Castello Svevo ha con il territorio di Trani e con tutta la Bat, nonché la missione che il Polo Museale della Puglia si era prefissa, oltre a "valorizzare il patrimonio storico - artistico del monumento e la sua storia in rapporto al territorio locale" anche "sviluppare intese e collaborazioni con Enti, Istituzioni ed Associazioni" così come recita la Carta dei Servizi al cittadino ed il D.M. n.94 del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Questa manifestazione, a quanto sembrerebbe, non è compresa nel "Calendario Rievocazioni" come "Le Nozze di Re Manfredi" (una vecchia conoscenza dell'estate tranese, in cui nelle prime edizioni partecipavano alcune associazioni barlettane e tutt'ora saldamente al centro degli eventi della città del Moscato) ma una semplice "cena di festeggiamento".

Insorgono all'unisono i sindacati, la RSU del Polo Museale della Puglia M. Scagliarini, per la FLP P. Nardone, per la FPCGIL – R. Tuosto; per la CISL FP M. Colonna, per la UIL PA F. Esposito e per la UNSA V. Dindinosante, obiettando con una nota ed esprimendo la propria contrarietà alla "concessione" rilasciata, in quanto non sembrerebbe essere specificato nella concessione di cui sopra, quale parte del Castello di Trani verrebbe concessa ad un privato cittadino per una festa privata.

«La contrarietà è rafforzata dalle motivazioni che servono a giustificare un canone irrisorio, ovvero 2000 euro. Infatti si scrive che il festeggiamento privato è inserito nella attività di valorizzazione, quale?». Inoltre «si chiede l'impegno del privato a fare, in buona sostanza, comunicazione istituzionale per pubblicizzare l'immagine del Castello nella nuova veste di possibile location per eventi analoghi». Forse si tratta di un metodo, la cui validità è tutta di verificare, per incrementare le entrate nelle casse erariali a discapito del senso comune di opera architettonica? La valorizzazione, intesa commercialmente come messa a valore, ormai sembra non porsi limiti rispetto all'obiettivo di realizzare introiti. Insomma sembra che il Castello di Trani venga dato in concessione nelle ore notturne per il festeggiamento di un matrimonio privato. E sembrerebbe anche che sia stata concessa ad un prezzo irrisorio mantenendo l'intento di farle assumere valore promozionale.

«A noi sembra la degenerazione dell'idea stessa di bene comune piegata al consumo - continua la nota congiunta - sembra anche che sia la negazione stessa della definizione di museo, ma crediamo in generale dei luoghi della cultura, fatta dall'ICOM e ripresa dal DM musei: …istituzione permanente senza scopo di lucro al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali e immateriali dell'uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva…». A parere della RSU e dei Sindacati sembrerebbe quindi che una riforma, che già forzava il sistema di tutela/valorizzazione, sia un disastro perché non investe e non prevede di investire sul personale, né mette a disposizione risorse, ma preferisce perseguire metodi diversi.
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