In Web Veritas
Facebookdown, Lifeup
La rivolta degli specchi contro Fb lo spacciatore
giovedì 9 aprile 2015
21.09
L'Android non vibra più, la linea curva che torna su se stessa diventa insopportabile, c'è un bisogno di connessione tanto primario quanto quello di sicurezza. La sicurezza di non essere lasciati soli dall'algoritmo, dal logico, dalla notifica. Ed ecco che dal dirimpettaio Twitter scatta l'hashtag #facebookdown, per combattere la convalescenza dell'App del mostro di Zuckemberg.
A un potere non si perdona l'impotenza e non è la prima volta che l'applicazione per Android di Facebook non aggiornia i telefoni cellulari con questo sistema operativo. Ma si sa, più se ne ha e maggiore è l'intolleranza per la sua assenza; proprio come nelle meglio diagnosticate dipendenze. Qualcuno ha ironizzato dicendo: «Non ho guardato il cellulare per un paio d'ore e a casa ho conosciuto una bella persona…solo dopo mi sono accorto che era mia moglie». Non hanno perso tempo, invece, i social addicted: hanno scatenato una battaglia virale bussando all'armeria del vicino serpente, Twitter, il quale si è messo subito al capezzale di questo plotone di esecuzione. Ora si dirà che stiamo esagerando, che siamo troppo catastrofisti, che ormai la virtualità non esiste più perché è diventata la nuova realtà e sarebbero obiezioni ragionevoli. Ma non si può non ammettere come vera l'assuefazione. Una droga certamente funzionale al lavoro, alla scuola e ai più nobili sistemi di socialità aggregata; una sostanza che ha sintetizzato gli assetti mentali, velocizzato le comunicazioni, fino al punto di pensare che il nostro profilo fb sia il nostro specchio, la traccia di come gli altri ci vedono, la possibilità di quello che ci piacerebbe essere, l'indirizzo da lasciare a chiunque ci cerchi. E' qui che il collasso momentaneo di questa illusione diventa il disorientamento della nostra realtà.
Gli specchi si sono ribellati e gli informatici hanno evitato l'ultimatum. Facebookdown è ormai nel suo punto discendente e l'ipermedialità sembra sia stata ripristinata del tutto. Si può tornare ad attraversare la strada a testa bassa e ad invitare a cena un altro Android. L'uomo ha creato la tecnologia, svelandole la ricetta e cedendole persino il controllo di se stesso. Tutti di nuovo a disposizione del dispositivo, dipendenti dai suoi tempi e dai suoi spazi. L'unica virtù che rimane all'umanità del Dott. Frankenstein è quella di continuare a coltivare il suo vizio, e non sarà mai il tempo dell'ultima sigaretta.
A un potere non si perdona l'impotenza e non è la prima volta che l'applicazione per Android di Facebook non aggiornia i telefoni cellulari con questo sistema operativo. Ma si sa, più se ne ha e maggiore è l'intolleranza per la sua assenza; proprio come nelle meglio diagnosticate dipendenze. Qualcuno ha ironizzato dicendo: «Non ho guardato il cellulare per un paio d'ore e a casa ho conosciuto una bella persona…solo dopo mi sono accorto che era mia moglie». Non hanno perso tempo, invece, i social addicted: hanno scatenato una battaglia virale bussando all'armeria del vicino serpente, Twitter, il quale si è messo subito al capezzale di questo plotone di esecuzione. Ora si dirà che stiamo esagerando, che siamo troppo catastrofisti, che ormai la virtualità non esiste più perché è diventata la nuova realtà e sarebbero obiezioni ragionevoli. Ma non si può non ammettere come vera l'assuefazione. Una droga certamente funzionale al lavoro, alla scuola e ai più nobili sistemi di socialità aggregata; una sostanza che ha sintetizzato gli assetti mentali, velocizzato le comunicazioni, fino al punto di pensare che il nostro profilo fb sia il nostro specchio, la traccia di come gli altri ci vedono, la possibilità di quello che ci piacerebbe essere, l'indirizzo da lasciare a chiunque ci cerchi. E' qui che il collasso momentaneo di questa illusione diventa il disorientamento della nostra realtà.
Gli specchi si sono ribellati e gli informatici hanno evitato l'ultimatum. Facebookdown è ormai nel suo punto discendente e l'ipermedialità sembra sia stata ripristinata del tutto. Si può tornare ad attraversare la strada a testa bassa e ad invitare a cena un altro Android. L'uomo ha creato la tecnologia, svelandole la ricetta e cedendole persino il controllo di se stesso. Tutti di nuovo a disposizione del dispositivo, dipendenti dai suoi tempi e dai suoi spazi. L'unica virtù che rimane all'umanità del Dott. Frankenstein è quella di continuare a coltivare il suo vizio, e non sarà mai il tempo dell'ultima sigaretta.