Politica
Il Partito Democratico congela la politica barlettana
Il sindaco Cascella respinge la giunta tecnica, ma la decisione resta sospesa
Barletta - giovedì 23 giugno 2016
"Chi è senza peccato scagli la prima pietra". Tutti riconosceranno il famigerato detto rinveniente dalla Pericope dell'adultera: l'ambientazione a cui vogliamo paragonarla però è tutt'altro che biblica, sebbene si adatti perfettamente al contesto in oggetto. Per chi segue con una minima curiosità l'andamento (o forse meglio dire l'andazzo) della politica barlettana negli ultimi tempi, il paragone può apparire chiaro. In caso negativo cerchiamo di capire meglio.
Venerdì scorso in consiglio comunale si è consumata l'ultima imbarazzante scena partorita dal Partito Democratico: con un sindaco già pronto a sfiduciarsi, vista l'incombenza della diffida prefettizia sulla mancata approvazione del consuntivo 2015 e il traballante numero dei consiglieri di maggioranza, il coup de théâtre è stato il documento prodotto dalla segreteria regionale del Partito Democratico, che ha chiesto al sindaco l'azzeramento dell'attuale giunta politica (dopo solo pochi mesi di vita) per passare ad una nuova giunta tecnica di "altissimo profilo". Non troppo sottile la critica alle attuali professionalità sedute in giunta, ma ancora più rimarcata la necessità di pareggiare conti in sospeso con il primo cittadino, che rigetta immediatamente l'affondo. La longa manus di Emiliano, ovvero di Lacarra, neo eletto segretario regionale del PD, si fa sentire e batte sulla spalla di un irrequieto Cascella: brava persona, egregio professionista, uomo integerrimo e serio, in pratica gli stessi elogi con cui veniva sperticatamente elogiato Nicola Maffei.
Nella regia oscura anche i consiglieri regionali barlettani in forza nel Partito Democratico Caracciolo e Mennea, stretti in una nuova alleanza. Il Partito della Nazione raccoglie i moderati, con lungimirante pazienza elabora intricate macchinazioni a lunga scadenza, e abbandona i più "focosi": rimbrottano ancora l'esclusione forzata dalla maggioranza i consiglieri di Sinistra Unita Campese e Doronzo. Ciò che appare più difficile è capire adesso quale sia la vera opposizione in consiglio comunale: i rappresentanti di centrodestra continuano instancabilmente ad alzare vespai polemici ma, nei momenti in cui si gioca la vita e la morte di questa amministrazione, il profilo di chi siede nell'opposizione si abbassa, come è accaduto venerdì. Commissariamento e tutti a casa? Giammai, meglio reggere il gioco delle parti e attendere al varco che si compia l'elaborata strategia del PD, che scompone la tranquillità ma congela tutto.
Del tavolo politico che avrebbe dovuto mettere a confronto i rappresentati cittadini del partito con i vertici regionali ancora nessuna notizia: l'incontro – previsto per ieri sera secondo alcune voci di corridoio – è stato nuovamente rimandato (forse la partita della nazionale italiana ha nuovamente condizionato i tempi della politica nostrana). Le dimissioni degli assessori facenti capo al Partito Democratico ci sono, o forse no: nelle parole, ma non nei fatti. Quindi non resta che aspettare le decisioni che piomberanno da Bari, con il risentimento di pochi tenaci (si veda l'intervento negativo di Giuliana Damato, che in consiglio ha espresso la sua estraneità al documento presentato dal capogruppo Ventura, con il quale è spesso in rotta di collisione).
La nuova giunta probabilmente arriverà, e così la storia si ripete, correva l'anno 2011. Il sindaco, figura istituzionale forzatamente longeva, come un antico vegliardo osserva il sorgere e il morire del sole sulle giunte facilmente intercambiabili, prima tecniche, poi politiche, poi di nuovo tecniche. Ma, anche più longevamente di lui, alcune mitologiche figure politiche incombono sulle scelte del sindaco e del consiglio, costruendo schemi tattici nelle segreterie di partito. Ma per ora tutto resta congelato.Tra i cittadini – perennemente beffati dai potenti burattinai della politica barlettana – c'è chi auspica un risanamento formato cinque stelle: non il gelato, ma il movimento che con un'improvvisa onda d'urto ha sbancato il jackpot a Roma e a Torino. Ma qui la storia è diversa, visto che il partito guidato da Beppe Grillo non ha più nessun rappresentante in consiglio. Sorti alterne, ma per nulla progressive, hanno sbarellato pesantemente gli equilibri politici così come erano stati decisi dai cittadini alle scorse elezioni, fatta eccezione per lo strapotere del PD ancora in auge.
Insomma, ognuno si affretta a lanciare la propria filippica, ognuno non esita a scagliare una pietra verso il sindaco, verso il Partito Democratico, che sicuramente non è esente da peccati più o meno gravi, ma chi davvero lo è? Come dicevamo all'indomani dell'imbarazzante spettacolo del consiglio comunale, l'arte di tirare il sasso e nascondere la mano è antica: ora ciò di cui la città avrebbe veramente bisogno sarebbe un sano richiamo alle responsabilità (personali e collettive) da parte di tutti, nessuno escluso. Tutti peccatori nella sesta bolgia dantesca, sotto inviolabili cappe di piombo.
Venerdì scorso in consiglio comunale si è consumata l'ultima imbarazzante scena partorita dal Partito Democratico: con un sindaco già pronto a sfiduciarsi, vista l'incombenza della diffida prefettizia sulla mancata approvazione del consuntivo 2015 e il traballante numero dei consiglieri di maggioranza, il coup de théâtre è stato il documento prodotto dalla segreteria regionale del Partito Democratico, che ha chiesto al sindaco l'azzeramento dell'attuale giunta politica (dopo solo pochi mesi di vita) per passare ad una nuova giunta tecnica di "altissimo profilo". Non troppo sottile la critica alle attuali professionalità sedute in giunta, ma ancora più rimarcata la necessità di pareggiare conti in sospeso con il primo cittadino, che rigetta immediatamente l'affondo. La longa manus di Emiliano, ovvero di Lacarra, neo eletto segretario regionale del PD, si fa sentire e batte sulla spalla di un irrequieto Cascella: brava persona, egregio professionista, uomo integerrimo e serio, in pratica gli stessi elogi con cui veniva sperticatamente elogiato Nicola Maffei.
Nella regia oscura anche i consiglieri regionali barlettani in forza nel Partito Democratico Caracciolo e Mennea, stretti in una nuova alleanza. Il Partito della Nazione raccoglie i moderati, con lungimirante pazienza elabora intricate macchinazioni a lunga scadenza, e abbandona i più "focosi": rimbrottano ancora l'esclusione forzata dalla maggioranza i consiglieri di Sinistra Unita Campese e Doronzo. Ciò che appare più difficile è capire adesso quale sia la vera opposizione in consiglio comunale: i rappresentanti di centrodestra continuano instancabilmente ad alzare vespai polemici ma, nei momenti in cui si gioca la vita e la morte di questa amministrazione, il profilo di chi siede nell'opposizione si abbassa, come è accaduto venerdì. Commissariamento e tutti a casa? Giammai, meglio reggere il gioco delle parti e attendere al varco che si compia l'elaborata strategia del PD, che scompone la tranquillità ma congela tutto.
Del tavolo politico che avrebbe dovuto mettere a confronto i rappresentati cittadini del partito con i vertici regionali ancora nessuna notizia: l'incontro – previsto per ieri sera secondo alcune voci di corridoio – è stato nuovamente rimandato (forse la partita della nazionale italiana ha nuovamente condizionato i tempi della politica nostrana). Le dimissioni degli assessori facenti capo al Partito Democratico ci sono, o forse no: nelle parole, ma non nei fatti. Quindi non resta che aspettare le decisioni che piomberanno da Bari, con il risentimento di pochi tenaci (si veda l'intervento negativo di Giuliana Damato, che in consiglio ha espresso la sua estraneità al documento presentato dal capogruppo Ventura, con il quale è spesso in rotta di collisione).
La nuova giunta probabilmente arriverà, e così la storia si ripete, correva l'anno 2011. Il sindaco, figura istituzionale forzatamente longeva, come un antico vegliardo osserva il sorgere e il morire del sole sulle giunte facilmente intercambiabili, prima tecniche, poi politiche, poi di nuovo tecniche. Ma, anche più longevamente di lui, alcune mitologiche figure politiche incombono sulle scelte del sindaco e del consiglio, costruendo schemi tattici nelle segreterie di partito. Ma per ora tutto resta congelato.Tra i cittadini – perennemente beffati dai potenti burattinai della politica barlettana – c'è chi auspica un risanamento formato cinque stelle: non il gelato, ma il movimento che con un'improvvisa onda d'urto ha sbancato il jackpot a Roma e a Torino. Ma qui la storia è diversa, visto che il partito guidato da Beppe Grillo non ha più nessun rappresentante in consiglio. Sorti alterne, ma per nulla progressive, hanno sbarellato pesantemente gli equilibri politici così come erano stati decisi dai cittadini alle scorse elezioni, fatta eccezione per lo strapotere del PD ancora in auge.
Insomma, ognuno si affretta a lanciare la propria filippica, ognuno non esita a scagliare una pietra verso il sindaco, verso il Partito Democratico, che sicuramente non è esente da peccati più o meno gravi, ma chi davvero lo è? Come dicevamo all'indomani dell'imbarazzante spettacolo del consiglio comunale, l'arte di tirare il sasso e nascondere la mano è antica: ora ciò di cui la città avrebbe veramente bisogno sarebbe un sano richiamo alle responsabilità (personali e collettive) da parte di tutti, nessuno escluso. Tutti peccatori nella sesta bolgia dantesca, sotto inviolabili cappe di piombo.