Politica
Femminicidio, presto una legge regionale a difesa delle donne
Vendola: "Abbattimento dei pregiudizi e di maschilismo e ignoranza". Avviato l'iter legislativo, presente l'assessore al Welfare Gentile
Barletta - giovedì 23 maggio 2013
"La violenza alle donne non è un fatto straordinario, ma ordinario. Non appartiene alla fenomenologia del mostro bensì alla fenomenologia del "nostro". La grammatica della sessualità ha dentro di sé un codice di violenza e di sopraffazione, una sessualità che si riproduce, nella nostra società, come l'esercizio del potere e della onnipotenza maschile". Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola nella mattina di martedì 21 maggio ha esordito prendendo parte alla conferenza stampa di annuncio, insieme con l'assessore al Welfare Elena Gentile, dell'avvio dell'iter per la redazione di una legge contro il fenomeno del femminicidio, attraverso un percorso di ascolto e condivisione con le associazioni e con la rete delle donne. Hanno partecipato alla conferenza stampa anche Serenella Molendini, Consigliera regionale di parità, Ludovico Abbaticchio assessore al Welfare del Comune di Bari, Annarita Lemma consigliere regionale e Rosi Paparella, Garante dei diritti dei minori.
"E' necessario costruire un percorso di abbattimento dei pregiudizi e delle barriere dell'ignoranza e del maschilismo – ha aggiunto Vendola - c'è da attrezzare culturalmente una società alla costruzione di rapporti che consentono il benessere degli uomini e delle donne. Questo è il punto che ispira la nostra legge. Mai come in questo caso, la legge sarà solo l'apertura di un percorso di lotta che ci aiuti ad espugnare qualcosa che è annidato dentro la retorica della vita domestica. Dobbiamo snidare la violenza e toglierle qualunque alibi. Questo dovrebbe essere è il compito di una buona politica".
Per Vendola "questo fenomeno è solo la punta di un iceberg, laddove l'iceberg è una violenza diffusa, è una violenza inglobata nella quotidianità e non ce la possiamo cavare – ha continuato il Presidente - né con l'unanimità di facciata né invocando sempre la norma penale. Il compito che abbiamo di fronte è la bonifica dei territori, la bonifica dell'immaginario, della comunicazione, della costruzione delle relazioni tra le persone e tra maschile e femminile".
"La nostra è stata una regione decisamente virtuosa – ha invece spiegato l'assessore regionale al welfare e alla Sanità Elena Gentile: a partire dal 2008 operiamo un intervento sistematico sulla violenza contro donne e minori, in primo luogo con il programma triennale di interventi 2009-2011 le cui azioni sono poi state confermate e rafforzate nel piano triennale delle politiche sociali. Nell'agosto 2010, sono state approvate le Linee guida regionali per la rete dei servizi per la prevenzione e il contrasto. Oggi registriamo la presenza in Puglia di 18 Centri antiviolenza (di cui 15 autorizzati al funzionamento) e 6 Case rifugio, alcuni pubblici e altri privati". Il piano triennale prevedeva che entro la fine del 2012 entrassero in funzione almeno due centri antiviolenza per territorio provinciale e almeno una casa rifugio per donne vittime di violenza. "Sia per i centri antiviolenza, sia per le case rifugio l'obiettivo è pienamente raggiunto – dice ancora Elena Gentile. Il problema è piuttosto quello delle équipe multidisciplinari integrate tra servizi sociali e sanitari per la presa in carico delle vittime oltre che quello di assicurare continuità a quanto avviato, valorizzando soprattutto il ruolo e le competenze espresse dai CAV e dalle associazioni di donne che in questi anni hanno operato nel silenzio, spesso in modo volontario."
"E' necessario costruire un percorso di abbattimento dei pregiudizi e delle barriere dell'ignoranza e del maschilismo – ha aggiunto Vendola - c'è da attrezzare culturalmente una società alla costruzione di rapporti che consentono il benessere degli uomini e delle donne. Questo è il punto che ispira la nostra legge. Mai come in questo caso, la legge sarà solo l'apertura di un percorso di lotta che ci aiuti ad espugnare qualcosa che è annidato dentro la retorica della vita domestica. Dobbiamo snidare la violenza e toglierle qualunque alibi. Questo dovrebbe essere è il compito di una buona politica".
Per Vendola "questo fenomeno è solo la punta di un iceberg, laddove l'iceberg è una violenza diffusa, è una violenza inglobata nella quotidianità e non ce la possiamo cavare – ha continuato il Presidente - né con l'unanimità di facciata né invocando sempre la norma penale. Il compito che abbiamo di fronte è la bonifica dei territori, la bonifica dell'immaginario, della comunicazione, della costruzione delle relazioni tra le persone e tra maschile e femminile".
"La nostra è stata una regione decisamente virtuosa – ha invece spiegato l'assessore regionale al welfare e alla Sanità Elena Gentile: a partire dal 2008 operiamo un intervento sistematico sulla violenza contro donne e minori, in primo luogo con il programma triennale di interventi 2009-2011 le cui azioni sono poi state confermate e rafforzate nel piano triennale delle politiche sociali. Nell'agosto 2010, sono state approvate le Linee guida regionali per la rete dei servizi per la prevenzione e il contrasto. Oggi registriamo la presenza in Puglia di 18 Centri antiviolenza (di cui 15 autorizzati al funzionamento) e 6 Case rifugio, alcuni pubblici e altri privati". Il piano triennale prevedeva che entro la fine del 2012 entrassero in funzione almeno due centri antiviolenza per territorio provinciale e almeno una casa rifugio per donne vittime di violenza. "Sia per i centri antiviolenza, sia per le case rifugio l'obiettivo è pienamente raggiunto – dice ancora Elena Gentile. Il problema è piuttosto quello delle équipe multidisciplinari integrate tra servizi sociali e sanitari per la presa in carico delle vittime oltre che quello di assicurare continuità a quanto avviato, valorizzando soprattutto il ruolo e le competenze espresse dai CAV e dalle associazioni di donne che in questi anni hanno operato nel silenzio, spesso in modo volontario."