Epigrafe sotto il campanile Cattedrale di Barletta-Disfida. <span>Foto Floriana Doronzo</span>
Epigrafe sotto il campanile Cattedrale di Barletta-Disfida. Foto Floriana Doronzo
La città

Disfida di Barletta: il dilemma dell'incisione sotto il Campanile

L'incisione secondo la decifrazione di Francesco Piazzolla

Riportiamo la dichiarazione di Francesco Piazzolla, il quale ci ha consegnato la sua interpretazione sull'epigrafe sotto il Campanile della Cattedrale di Barletta. L'incisione è visibile sul muro di sinistra se si proviene da Via Duomo; sulla sinistra se si ha alle spalle il Castello.

«Rigettando la proposta fatta da alcuni storici di attribuire l'epigrafe sotto il Campanile di Santa Maria Maggiore a Consalvo da Cordova, il culture di storia, Giuseppe Doronzo, dichiara che la scritta fu incisa tra il 1529 e il 1537 dal cantor Belisarius G(alibertus) D(e) B(artolo), quando- nello stesso periodo- il cantor Petrus Jacobus Tertalius vergava a lettere capitali sulla parete settentrionale della Cattedrale a perenne ricordo la seguente epigrafe:

NEL ANNO 1528 FU SACHEGIATA ET DESTRUCTA BARLETTA PER LA DISCORDIA DEI CITATN.

In paleografia la N finale è la sovrapposizione di tre lettere (I N I), quindi CITATINI. Pertanto, mi domando: come mai quel saccheggio distruttivo per la città fu in breve tempo incisa sulla pietra come monito ai posteri? Mentre l'epigrafe della Disfida di Barletta, il Belisarius la incise dopo oltre cinque lustri? Il nostro decano descrive all'accoglienza fatta dal Consiglio dell'Università con il Clero, al corteo dei vincitori guidati da Consalvo da Cordova ed Ettore Fieramosca, percorrendo al suono delle campane le strade tra ali di folla entusiasti dell'evento inaspettato. E serve ricordare che tutte le corti d'Italia e d'Europa furono subito notiziate di questa vittoria italiana. Poiché nel valore individuale i nostri cavalieri avevano sconfitto la superbia di grandezza dei francesi nel cerate equestre, Barletta stava con merito sul palcoscenico europeo. Pertanto, l'epigrafe fu incisa nel 1503 o dopo 25 anni? La verità è nel mezzo.

Come dilettante autodidatta si storia ho preso questo frammento letterario, inciso sulla pietra come fonte primaria che, grazie al restauro del 1903 per il IV centenario della Disfida sono emersi, a mio parere, particolari importanti: la croce del secondo rigo e il segno grafico nel terzo.

DEL GRAN CAP. IN BAR. NEL ANNO DEL S.
+ 1503 FO LA GRAN VICTORIA & PRoPiE
ANNO ut IND' FECIT D' BELISARIUS G. D. B.

Da un esame approfondito, emerse come la legatura delle lettere minuscole "u" e "t" allungate tipo freccia, sovrapposte esprimono l'avverbio latino Ut (sopra-come sopra) segnava il tempo storico del 1503. Così, ho scoperto che l'epigrafe è stata incisa in due tempi diversi. La prima parte fatta dall'Università con lettere capitali uniformi ed una giusta profondità per restare nei secoli come un'opera d'arte.

Dopo sei lustri circa, secondo il mio parere e non solo, il cantore Basilarius abusando del suo potere ecclesiastico, penso per emulazione, con motu propie e sulla base delle caratteristiche paleografiche, fece incidere la seconda parte in latino per confermare da grammatico la determinazione dell'anno 1503. Quindi, prima completò l'ampiezza del secondo rigo, mettendoci anche la croce, poi fece il terzo rigo con quel segno grafico, ora decifrato, che diventa chiave di volta, facendo emergere l'integrazione latina in modo evidente dove i caratteri sono sempre più piccoli onde la profondità dell'incisione è inferiore rispetto alla profondità dell'originale.

Questo è il motivo per cui lo storico Sabino Loffredo legge solo quella istituzionale: DEL GARN CAP. IN BAR. NEL ANNO DEL S. 1503 FO LA GRAN VITTORIA. Mentre quella latina, quasi illeggibile, del Belisarius è stata recuperata grazie al restauro dello scorso secolo. Per alcuni studiosi, non si deve più parlare di Disfida di Barletta (come dimostra il Prof. Angelo Ambrosi, che nel suo libro parla de "la cosiddetta Disfida di Barletta"). Si facciano una camminata in Via duomo al civico 19. Sugli architravi delle persiane si notano due iscrizioni: una ricorda l'evento della gara: OLYMPIADE C C C ANN. III, l'altra F. CONSALVUS. COR. CON. MVIIII CUNTANDO BARULI F. III DEDIT REGNU, F.I.CAR:II GALLICO URBS HEC IDEM RESTITUIT QUI LEGIS HEC UT BNV ALEAS URBI HCIV BNEMERITI FELICITATE IMPCARE. La prima epigrafe ricorda la giostra del 1503 come Olimpiade precursore De Coubertin. L'altra ricorda il condottiero Consalvo da Cordova che, dimorando a Barletta nel 1504, riunisce i due territori, prima divisi, con il suo braccio armato (vedi lo scudo), e li diede a Ferdinando III re di Napoli, portando pace, felicità e benessere in città.

Come cittadino penso di aver dato un contributo alla storia di Barletta».

[Francesco Piazzolla]
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