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​«A Barletta si coltiva monnezza e disastri ambientali»

Il Collettivo Exit si esprime sulla questione della discarica di San Procopio

«Qualcuno potrebbe farci una semplice obiezione affermando che con la classe politica di questa città ci piace vincere facile quando riusciamo a prevedere in anticipo le scelte politiche che preparano per questo territorio, nonostante essi cerchino in tutti i modi di minimizzarle» scrivono i referenti del Collettivo Exit di Barletta. «Solo pochi mesi fa in piena emergenza rifiuti nella Bat, dovuta alla chiusura per disastro ambientale della discarica di Trani e per il raggiungimento della quota massima di rifiuti quella di Andria, avevamo denunciato come Collettivo Exit che questa emergenza era stata creata ad arte da parte di quei soggetti che in tutti questi anni avevano gestito il ciclo dei rifiuti nel nostro territorio(in primis Provincia e OGA),sapendo benissimo che avrebbero fatto ricadere il peso maggiore sulla città di Barletta, utilizzando la discarica di rifiuti speciali di San Procopio.

Quasi tutti si erano affrettati a smentire questa possibilità, ma questa nostra previsione di una città come quella di Barletta trasformata in un hub per lo smaltimento dei rifiuti rischia di concretizzarsi. Ormai da mesi giace nel silenzio più assoluto presso la Provincia Bat il procedimento del rinnovo dell'AIA per la discarica di San Procopio di proprietà della Daisy con la disponibilità futura da parte dei gestori ad accogliere 120-150 t/g di rifiuti con codice CER 190501. Con questo codice vengono identificati i rifiuti urbani e simili non compostati, stabilendo con questo un rifiuto che ha subito un processo di biostabilizzazione della frazione organica solo parziale. Di fatto domani ci troveremo nelle condizioni che nella discarica di San Procopio possa essere ospitato un rifiuto che non è stato minimamente biostabilizzato o biostabilizzato solo in parte con il rischio di ritrovarci nelle stesse condizioni in cui si è trovata la discarica di Trani, con un disastro ambientale causato da biogas e penetrazione del percolato nella falda acquifera. Discarica che secondo le dichiarazioni del Sindaco Cascella in una conferenza di servizi per il rinnovo dell'autorizzazione non avrebbe potuto entrare in esercizio per la sua vicinanza all'abitato di Montaltino e alla vecchia discarica non ancora bonificata.

Il Sindaco Cascella però si è guardato bene dall'aprire una discussione pubblica su questa vicenda e prendere una posizione forte come amministrazione, arrivando anche ad una rottura istituzionale con i responsabili di questo ennesima scelta che penalizza la nostra città. Ormai a Barletta si deve convivere con l'idea che in questa città si coltiva monnezza e si prospettano disastri ambientali uno dietro l'altro senza che nessuno faccia nulla per invertire la rotta sulla gestione dei rifiuti e sulle politiche ambientali. Qualche Consigliere Regionale del Partito Democratico oggi scopre "l'acqua calda" quando commenta i primi dati del monitoraggio ambientale effettuato dal CNR su alcune porzioni della zona industriale della nostra città, dove vengono fuori dati allarmanti con concentrazioni elevate di inquinanti come cromo, solfati, nitrati e selenio. Ma nessuno dei vari soggetti istituzionali pone la questione su chi siano i responsabili di questa crisi ambientale ormai conclamata e che quel tipo di monitoraggio ambientale sottoscritto da Comune, Provincia e Regione difficilmente riuscirà ad individuare.

Non lo potrà fare l'amministrazione Cascella che ha già dimostrato in Consiglio Comunale di non voler affrontare le emergenze ambientali arrivando perfino a non nominare le aziende insalubri presenti in città; non lo faranno certo i Consiglieri Regionali di quel Partito Democratico garante politico di uno status quo basato su un modello di sviluppo che garantisce alle aziende che inquinano libertà d'azione».
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