Casa natale De Nittis
Casa natale De Nittis
Cara Barletta ti scrivo

Una riflessione per l'anniversario della morte di Giuseppe De Nittis

«Non è stato rispettato il desiderio di Peppino De Nittis che avrebbe tanto voluto rientrare in possesso della sua vera casa natale»

Il modo più semplice, più rapido, più efficace e (quasi) infallibile per trovare buone risposte è farsi migliori domande. "Giudicate un uomo dalle sue domande più che dalle sue risposte" diceva Voltaire.
Eppure se tutti questi interrogativi (non sempre, solo qualche volta) fossero rivolti a chi ha responsabilità amministrative, sociali, religiose, sono sicuro che avremmo risposte veramente improponibili.

Per stare sul pezzo, una delle prime domande riguarderebbe Giuseppe De Nittis. Infatti domenica 21 agosto ricorrerà il 138° anniversario della scomparsa del nostro grandissimo Peppino. Il Comune di Barletta ha disposto per l'intera giornata l'ingresso nella Pinacoteca ospitata a Palazzo Della Marra e più precisamente a "Casa De Nittis" al prezzo simbolico di 1 euro.

Ottima iniziativa quella messa su dall'Amministrazione barlettana, che mi fornisce lo spunto per pormi e porvi una domanda: se Léontine Gruvelle, vedova di De Nittis, non avesse rispettato le volontà di suo marito donando a noi Barlettani 149 opere della splendida produzione del Grandissimo Artista, come risultava dal catalogo edito a cura della Pinacoteca Comunale nel 1929, oggi, dopo 138 anni, cosa avrebbe organizzato il nostro Comune? Appurato che senza la donazione, la nostra pinacoteca avrebbe trovato il suo posticino tra le centinaia di anonime pinacoteche d'Italia, qualcuno potrebbe spiegarci perché, con lo stesso modus operandi, non è stato rispettato il desiderio di Peppino De Nittis che avrebbe tanto voluto rientrare in possesso della sua vera "Casa natale" ubicata in strada Cordoneria, oggi corso Vittorio Emanuele n. 23? In parole più chiare… che c'azzecca Palazzo della Marra con "Casa De Nittis"?

La meraviglia, condita da domande senza risposta, è ancor maggiore se si pensa che sarebbe bastato, per farsi un'idea di come comportarsi, digitare su google, con un solo ditino, tre parole "casa natale artisti". Sarebbe apparsa una lista lunghissima di edifici nei quali avevano visto la luce artisti di ogni genere, successivamente trasformati in musei. Mi piace citarne soltanto tre: la casa natale di Tiziano in via Arsenale n. 51 a Pieve di Cadore; quella di Amedeo Modigliani in via Roma n. 38 a Livorno ed infine l'immenso Gabriele D'Annunzio con la sua casa, dichiarata Monumento Nazionale, a Pescara in corso Manthoné 111... e potrei continuare all'infinito. Ma si sa noi barlettani abbiamo l'incredibile abilità di distinguerci nel bene e soprattutto nel male!

Ce la fate a sorbirvi un altro dei miei perché ? Se sì, vi propongo uno che ha delle grosse implicazioni dal punto di vista amministrativo e di futuro per un bene culturale che si avvia a larghi passi verso un futuro a dir poco infausto.
Ovviamente parlo di Canne della Battaglia ed in relazione a ciò, mi chiesi, nel 2016 appena appresa la "curiosa" notizia, perché parlare del Condottiero cartaginese con la mostra "Annibale Un Viaggio" allestendola nei sotterranei del Castello federiciano?

É vero che i meandri del cervello sono profondi ed inesplorati, ma quelli di chi ha pensato alla soluzione Castello invece del sito archeologico dove si è svolta la Battaglia (perché la Battaglia si è svolta a Canne senza dubbio alcuno!) sono veramente ed incredibilmente imbarazzanti! Ed ecco che ritornano i perché sotto forma di: quale il motivo che ha portato Canne ad essere ancora una volta emarginata e penalizzata in un momento in cui, farla salire agli onori della cronaca nazionale ed internazionale, sarebbe stato un vero e proprio toccasana? Come spiegare questo eccesso di gestione affidata ad esperti (?) che poco o niente hanno a che vedere con la nostra Città? Perché invece di recarci a Gubbio, qualche anno fa, per il "Festival del Medioevo" dove la stella che ha brillato è stata quella di Federico II, non abbiamo "noi" organizzato un importante simposio con mostra, proprio nel maniero (questo si che c'azzecca!) voluto dallo Stupor Mundi, facendo tornare Annibale nel luogo che gli rese gloria e fama? Altro che dogmi della fede, queste sono e resteranno domande senza risposte se non quelle di facciata o ancor peggio, generate dalla "stizza".

E "dulcis in fundo", visto che siamo vicinissimi al mese di settembre, la Disfida di Barletta e non la Sfida o il carosello o tante altre boiate circolate in questi ultimi anni che hanno visto delle rievocazioni condite da veri e propri incubi notturni di qualcuno, trasformati in idee innovative. Ma fateci il piacere! La Disfida di Barletta è e sarà sempre il combattimento tra 13 Italiani e 13 Francesi e per favore non la buttiamo sempre sul mangereccio spinto innaffiato da vino e per camuffare il tutto, prima del titolo della sagra della porchetta, si antepone il termine Disfida. Ma quanto siamo piccoli e quanto invece erano giganti i vari Don Peppuccio Damato con il Cavalier Damiano Daddato e il loro "Comitato Madonna della Disfida", l'Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo, il Sindaco Michele Morella e l'assessore al Turismo Vittorio Grimaldi, i quali nel 1965 si "inventarono", letteralmente, la rievocazione e nel 1967 la riproposizione del certame cavalleresco svoltosi 450 anni prima.

Potrei continuare con innumerevoli altri esempi di domande che non avranno mai risposta, purtroppo non ho tempo e spazio per farlo. Una confessione però lasciatemela fare: come è difficile vestire i panni del Grillo parlante con la prospettiva di essere schiacciato dal martello lanciato dal Pinocchio di turno!
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