Nichi Vendola
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Politica

Vendola guarda al PSE, ma in Puglia apre ai “montiani”

«Mie dimissioni a disposizione, se PD ritiene la giunta una menomazione». Precari equilibrismi tra politica regionale e nazionale

Con il rimpasto della giunta regionale, Vendola, rimasto alla guida della Puglia, continuerà a tenere aperto il tavolo politico regionale e nazionale. Fino a quando? Dipenderà da cosa succede a Roma. Con la netta sconfitta elettorale del centrosinistra in Puglia, era una prevedibile scelta, per evitare molto probabilmente di consegnare la regione al centrodestra. «Sarà un corpo a corpo tra la politica e la povertà, questo sarà il tema degli ultimi due anni di governo - ha detto ieri Vendola - Stiamo vivendo una fase nuova, abbiamo la necessità di rendere più efficace la nostra azione. Abbiamo detto che dovevamo concentrarci sulla costruzione di un governo che avesse caratteristiche particolari, che combattesse la povertà e la paura perché questi sono i problemi che vivono le famiglie in Puglia, come in tutta Italia». E questa è la partita regionale.

Lunedì scorso, invece, a margine della direzione nazionale di Sel, Vendola aveva espresso le intenzioni sul tavolo nazionale ed europeo. «La partita si gioca in tutta Europa. Il mondo ha bisogno di un'Europa forte, la pace ha bisogno di un'Europa forte. Allora dobbiamo rilanciare il sogno degli Stati uniti d'Europa e combattere la partita a livello europeo - questa la premessa - Quale è il luogo in cui i progressisti possono raccogliere le forze per una nuova Europa? Il PSE. Il PSE è il luogo in cui i progressisti possono riconoscersi - ha affermato Vendola - Ecco perché credo che SEL debba rapidamente decidere di far partire la domanda di adesione al Partito Socialista Europeo. Nel PSE potremmo rappresentare una componente ecologista e libertaria, per segnalare, anche al Pd, che la nostra non è solo una vicenda di bassa cucina ma riguarda la politica europea ed è il modo più spiazzante e intelligente per proporre l'agenda delle cose da fare». E questa è la partita nazionale, addirittura europea.

Oggi la compatibilità della compresenza in più realtà politiche è tutta da dimostrare, vista l'incertezza dello scenario nazionale. Ma intanto Vendola ha proceduto al rimpasto: «Ho fatto le mie scelte, ho chiesto a chi ha lavorato bene di lasciare il posto da combattimento e ho chiesto a energie nuove di venire a rappresentare un punto di riferimento per dare speranza e prospettive e per fare scelte urgenti di cambiamento e di difesa della Puglia». Tra le energie nuove di cui parla, c'è anche Leonardo Di Gioia, neo-assessore al Bilancio, che subentra al neo-deputato del Pd, Michele Pelillo. Di Gioia, eletto nel 2010 con il PdL (provenienza AN), è confluito alla fine del gennaio scorso nel gruppo misto, divenuto "montiano", ed è stato candidato alla Camera al 3° posto per Scelta Civica di Mario Monti. Su questo Vendola ha commentato nella serata di ieri: «Voglio precisare che non vi è alcuna convergenza politica con l'area cosiddetta montiana, che in Consiglio Regionale non è neppure costituita. Ho colloquiato in questi mesi con diversi consiglieri regionali in fuga dal centro-destra, da loro ho accettato suggerimenti e proposte, ho guadagnato la loro fiducia. In particolare ho avuto modo di apprezzare la competenza tecnica, il decoro comportamentale e la passione civile del giovane Leonardo Di Gioia, il quale mi ha recentemente comunicato l'intenzione di aderire alla mia maggioranza senza nulla chiedere in cambio. Penso che aprirsi a competenze ed esperienze diverse, tanto più in tempi di urla e di fanatismo, sia una via necessaria».

Sulle scelte della nuova giunta, Vendola ha aggiunto una stoccata al principale partito del centrosinistra: «Se il Pd ritiene che questa giunta sia una menomazione delle prerogative del partito di maggioranza relativa e propone di limitare l'autonomia del Presidente della giunta, poco male: al Pd toccherà trovarsi non solo un nuovo governo, ma soprattutto un nuovo Presidente. Le mie dimissioni sono a disposizione». Il discorso ritorna così a dove lo avevamo aperto. Un cerchio che si chiude, o forse che rimane del tutto in sospeso.
Blasi (PD):« Le scelte di Vendola sono ancora tutte da chiarire»

«Premesso che il PD non discute di poltrone ma di programmi, sento la necessità politica di invitare gli assessori del PD indicati a sospendere la loro adesione prima di una discussione collegiale nel partito - così il riconfermato segretario regionale del PD, Sergio Blasi, ha commentato in merito al rimpasto della giunta regionale, voluto da Vendola - Le scelte operate dal Presidente Vendola sono infatti ancora tutte da chiarire. Vorrei comprendere il motivo che ha determinato la revoca della carica di vice Presidente a Loredana Capone, l'estromissione degli Assessori Amati e Dentamaro, e soprattutto il cambio di una importante e strategica delega come quella dei Trasporti per Guglielmo Minervini: un assessore che in questi mesi non semplici dal punto di vista personale, non ha mai fatto venir meno la sua dedizione istituzionale e politica».

«In una fase poi di grande dibattito sull'abbattimento dei costi della casta - ha continuato Blasi - risulta contraddittoria l'evocazione di una drastica riduzione del numero degli assessori con l'insistenza di nominarne ben 5 assessori esterni, provocando inevitabilmente un proliferare dei costi del consiglio regionale. Sarebbe stato più coerente attenersi alle regole già oggetto di autoriforma e previste per la prossima legislatura - ha poi concluso - con l'abbattimento del numero complessivo di assessori a 10 di cui soltanto due esterni».

Nessuna parola, tuttavia, da parte di Blasi, sull'allargamento della giunta (e della maggioranza) al centro "montiano". Sarà forse l'unico punto ben digerito?
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