Scuola e Lavoro
«Signor ministro, ma quale parte peggiore?!»
La replica di un giovane laureato pugliese a Renato Brunetta. Un'analisi lucida e appassionata del momento socio-economico del Paese
Barletta - sabato 18 giugno 2011
Sono ancora fresche le reazioni a quanto avvenuto mercoledì 15 giugno, quando Il ministro Renato Brunetta ha partecipato a Roma al Convegno Nazionale dell'Innovazione, incontro che sarà ricordato per un episodio avvenuto alla fine dell'intervento del ministro della Funzione Pubblica, quando dalla platea ha chiesto la parola una rappresentante della Rete precari della Pubblica Amministrazione, destando la reazione dello stesso Brunetta che ha abbandonato l'aula apostrofando i contestatori, definiti come " la parte parte peggiore dell'Italia".
Naturale conseguenza, in un'Italia la cui situazione politica appare day-by-day sempre meno stabile, la contestazione e i molteplici insulti, da parte di chi era presente all'evento prima e da parte del popolo del Web nelle ore e nei giorni successivi. A poco è valso il tentativo del Ministro di correggere il tiro all'indomani quando ha definito i precari come «vittime del sistema» mentre 'l'Italia peggiore sono la «casta di privilegiati molto romani» che cerca solo visibilità mediatica.
Le reazioni sono arrivate anche dal popolo pugliese di precari o solidale con questa categoria: noi di Barlettalife vi proponiamo una lettera molto interessante arrivata in redazione da Giuseppe Facchini, 23enne laureato in Scienze della Comunicazione di Molfetta, residente a Parma ove sta conseguendo la laurea specialistica in Giornalismo e Cultura Editoriale, che aveva affidato a un "post" sul social network Facebook i suoi pensieri in merito. Una lucida e "passionale" analisi di chi l'ingresso, complicato quanto bramato, nel mondo del lavoro lo vive quotidianamente al prezzo di mille sacrifici. Di seguito il testo integrale:
«Dire precariato o, usando la terminologia voluta dal Ministero della Funzione Pubblica per rendere meno amaro il sapore del termine, flessibilità, adesso fa anche paura ad uno dei suoi pensatori, come Renato Brunetta, che proprio di questo genere di principio ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia.
Succede che in una convention sull'innovazione, apparentemente tranquilla, anche grazie al lavoro sporco di guardie del corpo e addetti alla sicurezza bravi a sanare ogni genere di manifestazione, pure se pacifica, una ragazza cerca di parlare col Ministro. Non gli punta un fucile contro, né lo riempie di insulti come, forse, in cuor suo vorrebbe, ma basta una parola a mettere in fuga Renatino. "Sono della Rete dei Precari" e via, a gambe levate.
Di queste cose non vuole interessarsi, lui, il ministro anti-fannulloni che avrebbe avuto una grande occasione di dialogo con chi lavora tutto il giorno per un tozzo di pane, uno stipendio che non vale neanche la metà dei sacrifici fatti all'Università ed un futuro certo come certa era parentela tra Ruby e Moubarak. Insomma, si ritrova davanti dei precari che cercano di parlare cose serie, di cose che interessano ad entrambi, ma lui preferisce andare via, salutandoli con un affettuoso "Siete la parte peggiore dell'Italia".
Ma come? Quale parte peggiore? Quella che lavora anche ad orari che neanche il tragico Fantozzi doveva sopportare nella sua mega società? Quella che ogni sei mesi deve andare a bussare e ad elemosinare un posto già pensando a dove rivolgersi una volta finito? Quella che di flessibile deve avere pure la pazienza di sopportare, anche a 35 anni, di dover chiedere aiuti economici a mamma e papà?
No, non è quella la parte peggiore del Paese. Signor Ministro, forse quella peggiore è altrove ed in questo momento è su qualche spiaggia della Sardegna o in qualche villone a brindare con champagne e caviale alla facciaccia degli altri, per dirla alla Totò.
No. La parte peggiore non è quella dei precari o dei flessibili, se può farle piacere, ma quella che non sa ancora dare loro delle risposte. E preferisce scappare piuttosto che ascoltare. Stracciare uno striscione di carte piuttosto che cercare soluzioni, o almeno provarci. Ecco, quella è la parte peggiore».
Giuseppe Facchini
Dottore in Scienze della Comunicazione
Naturale conseguenza, in un'Italia la cui situazione politica appare day-by-day sempre meno stabile, la contestazione e i molteplici insulti, da parte di chi era presente all'evento prima e da parte del popolo del Web nelle ore e nei giorni successivi. A poco è valso il tentativo del Ministro di correggere il tiro all'indomani quando ha definito i precari come «vittime del sistema» mentre 'l'Italia peggiore sono la «casta di privilegiati molto romani» che cerca solo visibilità mediatica.
Le reazioni sono arrivate anche dal popolo pugliese di precari o solidale con questa categoria: noi di Barlettalife vi proponiamo una lettera molto interessante arrivata in redazione da Giuseppe Facchini, 23enne laureato in Scienze della Comunicazione di Molfetta, residente a Parma ove sta conseguendo la laurea specialistica in Giornalismo e Cultura Editoriale, che aveva affidato a un "post" sul social network Facebook i suoi pensieri in merito. Una lucida e "passionale" analisi di chi l'ingresso, complicato quanto bramato, nel mondo del lavoro lo vive quotidianamente al prezzo di mille sacrifici. Di seguito il testo integrale:
«Dire precariato o, usando la terminologia voluta dal Ministero della Funzione Pubblica per rendere meno amaro il sapore del termine, flessibilità, adesso fa anche paura ad uno dei suoi pensatori, come Renato Brunetta, che proprio di questo genere di principio ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia.
Succede che in una convention sull'innovazione, apparentemente tranquilla, anche grazie al lavoro sporco di guardie del corpo e addetti alla sicurezza bravi a sanare ogni genere di manifestazione, pure se pacifica, una ragazza cerca di parlare col Ministro. Non gli punta un fucile contro, né lo riempie di insulti come, forse, in cuor suo vorrebbe, ma basta una parola a mettere in fuga Renatino. "Sono della Rete dei Precari" e via, a gambe levate.
Di queste cose non vuole interessarsi, lui, il ministro anti-fannulloni che avrebbe avuto una grande occasione di dialogo con chi lavora tutto il giorno per un tozzo di pane, uno stipendio che non vale neanche la metà dei sacrifici fatti all'Università ed un futuro certo come certa era parentela tra Ruby e Moubarak. Insomma, si ritrova davanti dei precari che cercano di parlare cose serie, di cose che interessano ad entrambi, ma lui preferisce andare via, salutandoli con un affettuoso "Siete la parte peggiore dell'Italia".
Ma come? Quale parte peggiore? Quella che lavora anche ad orari che neanche il tragico Fantozzi doveva sopportare nella sua mega società? Quella che ogni sei mesi deve andare a bussare e ad elemosinare un posto già pensando a dove rivolgersi una volta finito? Quella che di flessibile deve avere pure la pazienza di sopportare, anche a 35 anni, di dover chiedere aiuti economici a mamma e papà?
No, non è quella la parte peggiore del Paese. Signor Ministro, forse quella peggiore è altrove ed in questo momento è su qualche spiaggia della Sardegna o in qualche villone a brindare con champagne e caviale alla facciaccia degli altri, per dirla alla Totò.
No. La parte peggiore non è quella dei precari o dei flessibili, se può farle piacere, ma quella che non sa ancora dare loro delle risposte. E preferisce scappare piuttosto che ascoltare. Stracciare uno striscione di carte piuttosto che cercare soluzioni, o almeno provarci. Ecco, quella è la parte peggiore».
Giuseppe Facchini
Dottore in Scienze della Comunicazione