Politica
Sergio Zavoli: «Senza la politica esiste solo la solitudine»
Il giornalista e parlamentare Pd questa mattina a Barletta. «Cascella ha titoli e qualità per dare vita a politica duratura»
Barletta - mercoledì 22 maggio 2013
16.57
Più che una lectio magistralis dedicata alla tematica "Vecchi e nuovi media per comunicare la politica", un «incontro tra vecchi amici che si ritrovano per un comune sentire», per usare le parole di Pasquale Cascella. Questa mattina, nel parterre de roi di ospiti d'onore che nella campagna elettorale stanno facendo visita alla nostra città nei panni di sostenitori dell'una o dell'altra fazione, è toccato a Sergio Zavoli, giornalista, presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai, senatore, scrittore, politico e parlamentare Pd, degno testimone del '900 italiano, questa mattina presso la libreria "Penna Blu" di Barletta. L'incontro, moderato da Maddalena Tulanti, vice direttore del "Corriere del Mezzogiorno", ha attirato sostenitori del candidato sindaco in quota Pd, nostalgici e appassionati della professione del giornalismo, ed è stato condito da due ore abbondanti di racconti d'antan, considerazioni e bilanci a cavallo tra il mondo della politica e dell'informazione.
«Zavoli ha voluto darmi una mano quando ha saputo della mia candidatura- ha esordito Cascella sottolineando amicizia e stima verso lo storico giornalista- dal canto mio io non ho mai nascosto remore davanti alla possibilità di fare un passo indietro, non ho mai pensato di mettere in imbarazzo una coalizione già in difficoltà su scala nazionale». "Il ragazzo che io fui" è il titolo di uno dei tanti libri scritti da Zavoli: «Il racconto narra di un ragazzo che parte dal paese ed effettua un importante percorso politico prima di tornare indietro e in questo un po' mi rivedo» ha spiegato il candidato sindaco del Pd, che ha evidenziato il ruolo determinante della comunicazione nell'agone politico: «L'addebito di indecisione nei confronti della candidatura mi è stato spesso mosso, incanalato in certi mezzi di comunicazione. Il cinismo è la negazione della politica».
Multiforme, aneddotico, depositario di tante "verità" del Belpaese, Zavoli ha ricambiato la stima («Cascella ha tutti i titoli per dar vita a qualcosa di natura durevole»), sottolineando la radice "paesana" che condivide con l'ex portavoce del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «Cesare Pavese diceva che "ci vuole un paese", questo serve anche a Cascella per il ruolo di pubblica visibilità che ricopriva. Ha attraversato il bene e il male dell'Italia». Sdegnato verso buona parte della politica di oggi, Zavoli ha toccato anche un tema purtroppo "caldo" a Barletta e dintorni, la compravendita del voto: «Quando la politica cerca di comprare la coscienza, allora non è più politica, ma corruzione della ragione».
Zavoli è tuttora è il parlamentare più anziano eletto in carica e non ha lesinato "punzecchiature" verso le nuove e vecchie forze politiche presenti. Sul pluralismo di voci di mera protesta offerto dalla rete ha spiegato di preferire comunque una politica «dei partiti, meglio degli appiccatori di incendi; senza la politica esiste solo la solitudine», tenendo comunque il pluralismo come diversità composita di visioni alla base «non solo del giornalismo, della democrazia e della politica, ma dell'intero genere umano». Un bagaglio di esperienza politica, quello del Senatore della Repubblica, formato nell'ottica di chi studia come si comunica: «Informare è una pratica meccanica, comunicare implica una cernita e una capacità di indirizzare l'informazione. Conoscere, discutere e scegliere dovrebbero essere sempre i tre sentimenti prodotti dall'informazione, mentre comunicare è un'abilità differente, che necessita di maggiore esperienza».
Il futuro dei giovani? Zavoli vede «la generazione di oggi sacrificata dalle generazioni precedenti. Mi sembra che anche la politica stessa si sia dimenticata di loro. Bisogna dar loro la parola, il terrorismo, figurato e non, nasce dalla mancanza di parole» ammonisce lo storico autore de "La notte della Repubblica". In fondo al tunnel, però, c'è la fatidica luce: «Ho negli occhi, e con me anche Cascella, il discorso di Giorgio Napolitano a camere riunite, quando l'ho visto mi sono commosso e a un certo punto, mentre applaudivano anche coloro i quali erano stati oggetto del tono accusatorio adottato dal Presidente, ho visto un Paese che nonostante tutte le contraddizioni, riuscirà a rialzarsi». Un auspicio per il Belpaese, un auspicio anche per Barletta, che arriva da chi ha vissuto 90 anni d'Italia.
(Twitter: @GuerraLuca88)
«Zavoli ha voluto darmi una mano quando ha saputo della mia candidatura- ha esordito Cascella sottolineando amicizia e stima verso lo storico giornalista- dal canto mio io non ho mai nascosto remore davanti alla possibilità di fare un passo indietro, non ho mai pensato di mettere in imbarazzo una coalizione già in difficoltà su scala nazionale». "Il ragazzo che io fui" è il titolo di uno dei tanti libri scritti da Zavoli: «Il racconto narra di un ragazzo che parte dal paese ed effettua un importante percorso politico prima di tornare indietro e in questo un po' mi rivedo» ha spiegato il candidato sindaco del Pd, che ha evidenziato il ruolo determinante della comunicazione nell'agone politico: «L'addebito di indecisione nei confronti della candidatura mi è stato spesso mosso, incanalato in certi mezzi di comunicazione. Il cinismo è la negazione della politica».
Multiforme, aneddotico, depositario di tante "verità" del Belpaese, Zavoli ha ricambiato la stima («Cascella ha tutti i titoli per dar vita a qualcosa di natura durevole»), sottolineando la radice "paesana" che condivide con l'ex portavoce del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «Cesare Pavese diceva che "ci vuole un paese", questo serve anche a Cascella per il ruolo di pubblica visibilità che ricopriva. Ha attraversato il bene e il male dell'Italia». Sdegnato verso buona parte della politica di oggi, Zavoli ha toccato anche un tema purtroppo "caldo" a Barletta e dintorni, la compravendita del voto: «Quando la politica cerca di comprare la coscienza, allora non è più politica, ma corruzione della ragione».
Zavoli è tuttora è il parlamentare più anziano eletto in carica e non ha lesinato "punzecchiature" verso le nuove e vecchie forze politiche presenti. Sul pluralismo di voci di mera protesta offerto dalla rete ha spiegato di preferire comunque una politica «dei partiti, meglio degli appiccatori di incendi; senza la politica esiste solo la solitudine», tenendo comunque il pluralismo come diversità composita di visioni alla base «non solo del giornalismo, della democrazia e della politica, ma dell'intero genere umano». Un bagaglio di esperienza politica, quello del Senatore della Repubblica, formato nell'ottica di chi studia come si comunica: «Informare è una pratica meccanica, comunicare implica una cernita e una capacità di indirizzare l'informazione. Conoscere, discutere e scegliere dovrebbero essere sempre i tre sentimenti prodotti dall'informazione, mentre comunicare è un'abilità differente, che necessita di maggiore esperienza».
Il futuro dei giovani? Zavoli vede «la generazione di oggi sacrificata dalle generazioni precedenti. Mi sembra che anche la politica stessa si sia dimenticata di loro. Bisogna dar loro la parola, il terrorismo, figurato e non, nasce dalla mancanza di parole» ammonisce lo storico autore de "La notte della Repubblica". In fondo al tunnel, però, c'è la fatidica luce: «Ho negli occhi, e con me anche Cascella, il discorso di Giorgio Napolitano a camere riunite, quando l'ho visto mi sono commosso e a un certo punto, mentre applaudivano anche coloro i quali erano stati oggetto del tono accusatorio adottato dal Presidente, ho visto un Paese che nonostante tutte le contraddizioni, riuscirà a rialzarsi». Un auspicio per il Belpaese, un auspicio anche per Barletta, che arriva da chi ha vissuto 90 anni d'Italia.
(Twitter: @GuerraLuca88)