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Politica
Scacco matto, a Barletta la politica è in "Fase 2": Cannito come Maffei?
Un gruppo di consiglieri comunali sarebbe pronto a firmare le proprie dimissioni causando la fine dell’amministrazione Cannito
Barletta - lunedì 18 maggio 2020
Le voci non fanno notizia, ma quelle provenienti dai corridoi di Palazzo di Città, anche se non particolarmente affollati in questo periodo di emergenza, non possono essere ignorate. Sembra, infatti, che siano in corso serrati confronti per rinnovare gli assetti interni all'amministrazione Cannito o addirittura per destituire lo stesso sindaco.
Cambia il bersaglio, ma le regole del gioco restano le stesse. Accadde già 8 anni fa, quando l'amministrazione guidata dall'ex sindaco Nicola Maffei venne meno dopo le contestuali dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali, provocando così la caduta della Giunta e lo scioglimento del Consiglio.
Anche questa volta sembra che un gruppo di consiglieri sia pronto a firmare le proprie dimissioni causando la fine dell'amministrazione Cannito. Il classico documento politico collettivo per il quale in queste ore si andrebbe a caccia di numeri: 17 quelli necessari a far cadere il governo cittadino. Come nel 2012, anche stavolta nessuna mozione di sfiducia a maggioranza assoluta. La necessità di essere pubblicamente discussa in Consiglio comunale, infatti, non garantirebbe quell'effetto sorpresa di cui la città della Disfida e i suoi rappresentanti sono alla costante ricerca.
Così, si preferisce procedere a firmare un documento collettivo che, opportunamente protocollato all'Ente, garantirebbe seduta stante lo scioglimento del Consiglio comunale di Barletta e il suo successivo commissariamento fino al turno elettorale prossimo, in concomitanza (presumibilmente) alle elezioni regionali autunnali.
Una sapiente manovra politica che, se portata a termine, condurrebbe ad una combinazione elettorale molto ghiotta per i candidati già piazzati sul "via" in attesa che termini l'emergenza Coronavirus. Ipotizzare i promotori non è così difficile. La distinzione tra fedelissimi e dissidenti è sempre più evidente e la sfida, adesso, consiste nel convincere le opposizioni. L'endorsement dello scorso gennaio di sette consiglieri comunali, Presidente del Consiglio compreso, a favore del candidato Filippo Caracciolo per le prossime elezioni regionali, «collante politico – era stato definito – capace di saper interpretare i bisogni delle comunità a lui vicine», farebbe ben pensare alla disponibilità di alcuni esponenti PD a collaborare nell'operazione. Si aggiungano poi i malumori e i cambi di casacca che nei mesi passati hanno colpito anche la frangia più a destra del Consiglio e si potrebbe andare in scena.
In caso contrario, ad ogni modo, non mancherebbero nuove rivendicazioni sulla scrivania del primo cittadino, sempre pronte ad essere formulate e, spesso, anche ad essere accolte. Il tentativo di attentare alla stabilità dell'attuale amministrazione non è certo cosa nuova. Solo qualche settimana fa, non si sono lasciati attendere gli interventi di chi ha fatto del noto episodio che ha visto protagonista un amministratore locale, nel corso di una seduta in streaming del Consiglio comunale, un'occasione per chiedere chiarimenti, scuse, dimissioni e addirittura un dettagliato resoconto dell'accaduto da parte del Presidente del Consiglio comunale.
Cambia il bersaglio, ma le regole del gioco restano le stesse. Accadde già 8 anni fa, quando l'amministrazione guidata dall'ex sindaco Nicola Maffei venne meno dopo le contestuali dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali, provocando così la caduta della Giunta e lo scioglimento del Consiglio.
Anche questa volta sembra che un gruppo di consiglieri sia pronto a firmare le proprie dimissioni causando la fine dell'amministrazione Cannito. Il classico documento politico collettivo per il quale in queste ore si andrebbe a caccia di numeri: 17 quelli necessari a far cadere il governo cittadino. Come nel 2012, anche stavolta nessuna mozione di sfiducia a maggioranza assoluta. La necessità di essere pubblicamente discussa in Consiglio comunale, infatti, non garantirebbe quell'effetto sorpresa di cui la città della Disfida e i suoi rappresentanti sono alla costante ricerca.
Così, si preferisce procedere a firmare un documento collettivo che, opportunamente protocollato all'Ente, garantirebbe seduta stante lo scioglimento del Consiglio comunale di Barletta e il suo successivo commissariamento fino al turno elettorale prossimo, in concomitanza (presumibilmente) alle elezioni regionali autunnali.
Una sapiente manovra politica che, se portata a termine, condurrebbe ad una combinazione elettorale molto ghiotta per i candidati già piazzati sul "via" in attesa che termini l'emergenza Coronavirus. Ipotizzare i promotori non è così difficile. La distinzione tra fedelissimi e dissidenti è sempre più evidente e la sfida, adesso, consiste nel convincere le opposizioni. L'endorsement dello scorso gennaio di sette consiglieri comunali, Presidente del Consiglio compreso, a favore del candidato Filippo Caracciolo per le prossime elezioni regionali, «collante politico – era stato definito – capace di saper interpretare i bisogni delle comunità a lui vicine», farebbe ben pensare alla disponibilità di alcuni esponenti PD a collaborare nell'operazione. Si aggiungano poi i malumori e i cambi di casacca che nei mesi passati hanno colpito anche la frangia più a destra del Consiglio e si potrebbe andare in scena.
In caso contrario, ad ogni modo, non mancherebbero nuove rivendicazioni sulla scrivania del primo cittadino, sempre pronte ad essere formulate e, spesso, anche ad essere accolte. Il tentativo di attentare alla stabilità dell'attuale amministrazione non è certo cosa nuova. Solo qualche settimana fa, non si sono lasciati attendere gli interventi di chi ha fatto del noto episodio che ha visto protagonista un amministratore locale, nel corso di una seduta in streaming del Consiglio comunale, un'occasione per chiedere chiarimenti, scuse, dimissioni e addirittura un dettagliato resoconto dell'accaduto da parte del Presidente del Consiglio comunale.

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