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La città

Porta a porta? La comunicazione non basta mai

Relazione (in)felice tra città, rifiuti e istituzioni

Continua il triangolo amoroso tra la Bar.S.A., il cittadino barlettano e il Comune di Barletta (che da ora in poi per semplicità chiameremo "Sindaco"). Come nei più proverbiali ménage à trois sembra che ci siano cose che si sanno, cose che non si sanno e cose che non si dovrebbero sapere. A quale categoria appartengono le "scoperte" dei consiglieri di Scelta Civica, estensori della nota pubblicata da BarlettaViva? Non sicuramente a quella delle cose che si sanno, pur prendendo per vera ogni cosa e fatto salvo il diritto di replica che sia Bar.S.A. sia il Sindaco vorranno e dovranno esercitare.

Proviamo a far chiarezza, superando il primo senso di smarrimento che la suddetta nota ci ha comunicato, ed evidenziamo qualche punto saliente perché ci sarebbe tanto da scoprire, leggendo tra e dentro le righe. Intanto il gusto un po' demagogico di porre in relazione lamentele sul funzionamento del servizio e tassazione elevata lascia il tempo che trova. Apparirebbe ovvio che esistano disservizi perché tali vengono segnalati da un'armata consapevole di cittadini (che finalmente hanno iniziato ad usare l'arma della segnalazione, anche tramite le nuove tecnologie e portali come il nostro, come primo step nella ricerca di coscienza civica verso la cosa pubblica) ma non sarebbero comunque tali se la tassazione fosse stata minore? Avremmo giustificato cumuli di monnezza, tra l'altro ad opera di altri cittadini – chiaramente non noi stessi? Ma non è questo il punto.

Sorvolando amaramente sulla cifra di 107mila euro spesi per comunicazione, veniamo ad apprendere che ulteriori 16mila sono previsti per una società esterna (chi? Dove? Quando?) al fine di generare un piano di marketing per "sopperire ad alcune carenze individuate" (citando testualmente Maffione e Grimaldi). Se ipotizziamo che siano carenze di servizio, dubitiamo che queste si possano sanare con un migliore piano di marketing. Se ipotizziamo che siano carenze di marketing, queste possono sicuramente essere sanate… con altro marketing? E' puro burocratese con un lontano odore di altro che non riusciamo a distinguere.

E ancora, dando ancora una volta per buone le testuali parole scritte dai consiglieri leggiamo che «di recente la società BAR.S.A. ha affidato con affidamento diretto». Se fosse confermato, e non solo uno svolazzo politico, ciò appare grave: assegnazione diretta corrisponde a che il management possa chiamare direttamente chi più preferisce senza alcun discrimine di correttezza o trasparenza. Per temperare queste possibilità esiste una Legge, il cosiddetto "Codice Appalti" ovvero il Decreto legislativo 163/2006, il quale prevedrebbe che sotto una determinata soglia si possa procedere senza alcun bando pubblico ma non in assegnazione diretta come si evincerebbe dalla Giurisprudenza connessa che analizza la prassi in caso di affidamento di incarico inferiore ad euro 100mila euro relativamente all'art. 57 del suddetto decreto [come evidenziato nel 2009 dall'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ndr].

"Gli incarichi di progettazione, di coordinamento della sicurezza in fase di progettazione, di direzione dei lavori, di coordinamento della sicurezza in fase di esecuzione e di collaudo […] di importo inferiore alla soglia di cui al comma 1 [100.000 euro ndr] possono essere affidati dalle stazioni appaltanti, a cura del responsabile del procedimento…nel rispetto dei principi di non discriminazione, parità di trattamento, proporzionalità e trasparenza, e secondo la procedura prevista dall'articolo 57, comma 6; l'invito è rivolto ad almeno cinque soggetti, se sussistono in tale numero aspiranti idonei"–e, per l'appunto, l'art. 57, co. 6 del Codice – secondo cui "ove possibile, la stazione appaltante individua gli operatori economici da consultare sulla base di informazioni riguardanti le caratteristiche di qualificazione economico finanziaria e tecnico organizzativa desunte dal mercato, nel rispetto dei principi di trasparenza, concorrenza…Gli operatori economici selezionati vengono contemporaneamente invitati a presentare le offerte oggetto della negoziazione, con lettera contenente gli elementi essenziali della prestazione richiesta".

Ipotizziamo ovviamente per assoluto garantismo che tutto ciò che è previsto dalle norme vigenti sia stato applicato, ma pur in questi termini i consiglieri scrivono di un piano di marketing prodotto per sanare alcuni aspetti: "Informazione Poco Chiara e Incisiva; Scarsa Comunicazione dell'Operato; Scarso Rapporto con il Target del Web" e tra le "Minacce Possibili" sono state rilevate "Mancato Ascolto degli Utenti e Sfiducia degli Utenti". Pur non mettendo in competizione quanto su detto con l'emissione della TARI, appare chiaro il lemma: ciò che finora si è fatto per 107mila euro sia stato "poco chiaro ed incisivo" al meno per ciò che concerne il marketing. Efficacemente i consiglieri, in costanza dei termini da loro riportati e una volta che questi ultimi siano verificati, parlano di euro "buttati via" che però verrebbero purificati dai successivi 16mila euro dati ad una società esterna (che speriamo davvero non abbia alcuna attinenza né politica e né personale con nessuno degli attori in campo, tanto che sarebbe avvilente oltre ad innescare profili poco chiari). Euro che rimetterebbero sui corretti binari comunicativi ciò che finora si è fatto, per un settimo della cifra iniziale.

E il Sindaco? In questo triangolo appare sempre più come terzo incomodo. Egli non sa, perché non possiamo credere che il Sindaco non voglia sapere cosa un partner troppo esigente combinerebbe sotto le lenzuola. Ma se queste lenzuola diventano troppo pesanti e nascondono qualcosa, vorremmo saperlo anche noi che ci uniremmo volentieri alle analisi del primo cittadino. Una risposta che non ci si può esimere dal dare alla cittadinanza, oltre che alla stampa.
Decreto Legislativo 12 aprile 2006 n. 136Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture
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