Andrea Patruno
Andrea Patruno
Politica

Patruno: «I due parlamentari uscenti erano per la Bat un'opportunità»

«Boccia è entrato in alcune dinamiche del territorio. Forse meno Mastromauro». Vicenda Mastromauro-Telesveva: «Non credo attenga alla libertà di stampa»

Un post "parlamentarie" denso di commenti, quello nella Bat. Abbiamo intervistato a riguardo, anche il segretario provinciale del Pd, Andrea Patruno. Di seguito, la prima parte dell'intervista. La seconda parte verrà pubblicata domani.

Segretario Patruno, da uomo di apparato, immaginiamo sia soddisfatto della riconferma dei parlamentari uscenti Boccia e Mastromauro, che immaginiamo quindi abbia votato e fatto votare.
«Io non credo che sia un risultato di uomo di apparato, né mi sento un uomo di apparato. Io mi sento un uomo di partito, ovvero uno che discute di opportunità della politica, la discute con tutti i soggetti politici interessati, e credo che, come segretario provinciale, non potessi parteggiare per uno o per altro, all'interno della competizione. Il mio voto personale è un conto, il pronunciamento politico è un altro. Il primo pronunciamento che io ho svolto all'interno della direzione provinciale, nel percorso che ci ha condotto alle primarie, è che: le primarie erano importanti per il Pd; cambiavano i percorsi di potestà politica, perché allargavano la platea decisionale; coinvolgevano centinaia di migliaia di persone, nella nostra provincia hanno coinvolto fino a 15.000 persone, 5.500 persone nel voto di domenica scorsa è una platea importante. Per cui, chiunque si sottopone al giudizio di quella platea lo fa partendo dai propri percorsi politici. E' evidente che i parlamentari uscenti, in quanto tali, potevano avere un appeal in più. Avevano anche uno svantaggio: venivano da un'indicazione pura di "porcellum", ovvero erano stati catapultati in questo territorio. Oggi chiunque rappresenterà il Pd della Bat all'interno della lista circoscrizionale regionale, sia di Camera che di Senato, avrà l'opportunità di dire: sono passato attraverso il metodo delle primarie, rappresento il territorio nella sua interezza, e faccio con il territorio un patto di rappresentanza politica».

Il suo voto a chi è andato?
«Il mio voto è un voto personale, è un voto che è andato alle persone che io ritenevo personalmente in grado di svolgere una competizione. Mi consentirà di non dire qual è stato il mio voto».

L'opinione pubblica, come emerge anche dai commenti dei nostri lettori, è critica in merito all'attività per il territorio dei parlamentari uscenti, in particolare con Mastromauro. Allora le chiedo: cosa hanno fatto concretamente Boccia e Mastromauro per questo territorio?
«Facciamo un ragionamento al contrario. Quando sono stati indicati i parlamentari in questione, noi non avevamo una rappresentanza politica territoriale completamente definita. Anzi, il territorio della Bat non aveva un proprio parlamentare, perché avevamo l'indicazione di Boccia, che era di riferimento regionale (era, in primo luogo, della provincia di Bari, perché aveva svolto il suo lavoro tra Bari e Taranto), e Margherita Mastromauro era stata indicata, sulla base di una rappresentanza di tipo sociale, in modo particolare per quello che era il suo ruolo in Confindustria. Oggi, attraverso questo percorso a cui abbiamo sottoposto il 90% dei nostri parlamentari, noi abbiamo chiesto a loro di fare un patto con il territorio. E' questo, quello che sarà sottoposto al giudizio, non un giudizio su quello che è stato, ma un giudizio su quello che sarà. Un patto che, tanto Boccia quanto Mastromauro, quanto tutti gli altri candidati, hanno fatto con il territorio. E ove fossero rappresentanti del Pd in una quota vincente della lista, che consenta a queste persone di svolgere poi il ruolo parlamentare, sarà lì e soltanto lì che verificheremo qual è il grado di aderenza con il territorio. Quanto al lavoro svolto da ciascuno, è evidente che il lavoro parlamentare spesso, specie quello d'opposizione o quello nelle commissioni, è un lavoro spesso oscuro, fatto di tecnicismi. Boccia, per esempio, è responsabile economico dei gruppi parlamentari. E' evidente che durante le questioni che incrociavano la finanziaria e le questioni di bilancio, che in questa legislatura, anche con le logiche dello spread, sono state significative, spesso ha svolto un lavoro oscuro, lontano dal territorio, ma, in molte altre circostanze, Francesco Boccia è entrato in alcune dinamiche. Forse meno Margherita Mastromauro. Però il lavoro che hanno svolto entrambi in Parlamento, dal mio punto di vista, è stato utile. Noi comunque oggi, se dovessimo portare a casa il risultato così come si è realizzato, avremo una dignitosa rappresentanza del territorio nella lista circoscrizionale, che non si ferma ai due parlamentari uscenti, ma va anche oltre. Anche l'affermazione di Assuntela Messina, di Maria Andriano, di Michelangelo Superbo, danno ruolo per entrare a rappresentare la lista del Pd nel territorio. Questo è per me un vantaggio per noi tutti. Poi arriverà il momento in cui ci saranno i parlamentari eletti, e in quel momento ci sarà un patto di cittadinanza tra il territorio, il partito organizzato e i parlamentari eletti».

Quindi lei mette sullo stesso piano l'impegno di Boccia e Mastromauro in questi anni?
«Io metto sullo stesso piano l'impegno di tutti in questi anni. Io non sono colui il quale deve giudicare con il bilancino del farmacista se quell'impegno è stato idoneo o meno. Io giudico semplicemente un dato: questi erano parlamentari nominati, oggi si sono fatti una competizione. Quella competizione riscrive un patto. Quale sarà la caratteristica del patto, credo la dovremo vedere strada facendo, e dovremo giudicare nel lavoro concreto se quel patto ha retto ed è stato un patto politico o è solo stato un patto di opportunità. Anche in terra di Bari è accaduta la stessa cosa: i parlamentari si sono sottoposti ad un giudizio, ci sono stati degli outsider che sono stati di gran lunga i più votati. Questo ovviamente non significa che se c'è uno che ha preso più voti rispetto ad un altro, l'altro ha un minor valore. C'è stata una percezione del cambiamento. In questo territorio la proposta politica che è passata è stata quella di riconfermare i due parlamentari uscenti, essenzialmente perché quei due parlamentari rappresentavano per questo territorio un'opportunità, e il territorio ha colto l'opportunità di stringere un patto che diversamente non sarebbe stato possibile».

Posso pensare allora che le abbia sostenuto i due parlamentari uscenti.
«Io ho sostenuto un'idea, che all'interno di un criterio di voto bloccato, noi avremmo avuto, secondo la ripartizione, una presenza utile all'interno della lista che è per 1,8 parlamentari all'interno di tutta la competizione. Il che significa, ovviamente, che per noi, che non avevamo parlamentari indicati dal territorio, questa era l'opportunità da cogliere. Io credo che il partito in vario modo l'abbia colta, e questo è un vantaggio, che si trasformerà in un vantaggio per tutto il territorio. Se Mastromauro, se Boccia, saranno in grado di corrispondere agli impegni che assumeranno nel corso della campagna elettorale con i cittadini e di rappresentarli in Parlamento, questo lo giudichiamo alla fine del percorso».

Siamo arrivati quindi a dire che lei ha votato e ha fatto votare Boccia e Mastromauro.
«No, io non ho votato e fatto votare Boccia e Mastromauro. Io ho sostenuto che, se il Pd voleva avere una rappresentanza, non poteva che partire da lì. E qualsiasi altra funzione, doveva avere lo scopo di arricchire questo parterre. Ed è accaduto esattamente così, perché la terza posizione non è marginale, ma può svolgere un ruolo ed una funzione all'interno del contesto politico della lista».

Quindi, sostanzialmente, tutto il partito ha avuto la stessa convergenza.
«Sostanzialmente tutto il partito si è pesato e hanno contato tutti, uno a uno, in un territorio in cui ha contato non soltanto Barletta, ma tutti i comuni della Bat, ognuno per la propria parte ha contato e ha determinato il risultato. Se andate a scorrere l'esito della lista, questo rende la misura di quanto articolato sia quel voto. Che poi sia convergente, non lo è affatto, perché è a scacchiera, e questo dimostra quanta ricchezza c'era nella proposta dei sette competitori che stavano nella lista, di quanto vero e contendibile fosse stato immaginato il seggio parlamentare, e di quanto potesse essere vera la competizione tra queste persone».

Lei è riuscito a veder tagliato fuori Ferrante, ma ha dovuto ingoiare il rospo della candidatura di Paolillo. Il segretario provinciale del Pd, cioè lei, anche alla luce delle ultime "parlamentarie", conta ancora qualcosa?
«Io esercito il ruolo che il partito mi consegna, attraverso la rappresentanza politica io sono il segretario provinciale del Pd. Quando all'interno degli organismi si dirà che non ho più questa funzione, sarò il primo a prendere atto di ciò. Che cosa significa avere un ruolo, un peso, una funzione? Io ho svolto e svolgo il mio ruolo fino in fondo e mi assumo la responsabilità di questo, anche nei confronti di Pino Paolillo. La commissione non aveva concluso i suoi lavori, e nessuno poteva dire se era candidabile o meno. Tutto quello che è circolato, non era un consolidato della commissione, che probabilmente ci sarà in questa settimana. Ci sarà, sarà un pronunciamento, ma come tutte le cose, appartiene al diritto, l'idea che dopo questo ci possa essere un ricorso. Anche la vicenda Paolillo-Ferrante è andata allo stesso modo. La direzione regionale ha votato per la loro esclusione, le persone hanno fatto ricorso alla commissione regionale, e questa, in maniera impeccabile, ha semplicemente detto che, per quanto riguarda Ferrante, non c'erano le firme a supporto per la candidatura, per quanto riguarda Paolillo, le firme c'erano: il primo è escluso, il secondo è ammesso».

E' stata solo una questione di firme?
«Certo, perché la commissione si esprime sulla base di giudizi che attengono non soltanto al valore della discussione politica. Nella direzione provinciale, intorno a queste due candidature, si era aperta una discussione di tipo politico e di opportunità, che ovviamente non atteneva a quel ruolo, perché non era quello il ruolo che dovevamo esercitare in quel momento. Si è pronunciata la direzione, c'è stato il ricorso, si è pronunciata la commissione di garanzia. Non c'è bisogno di vedere dietro chissà che cosa. Anche nella vicenda che riguarda gli 8 consiglieri comunali, come in quella che riguarda il consigliere regionale Mennea, o l'ex sindaco Maffei, c'è un percorso, la commissione lo sta facendo in autonomia, lo completerà, si esprimerà, e rispetto a quell'espressione, sarà opportuno che, tanto la commissione regionale quanto quella nazionale, chiamate in causa, si esprimano di conseguenza».
Abbiamo sentito il segretario Patruno, anche sull'ormai nota e discussa vicenda Mastromauro-Telesveva, di cui abbiamo parlato ampiamente, anche noi di Barlettalife, in questi giorni.

Cosa pensa della vicenda di Mastromauro, nella quale, ad un servizio di Telesveva critico nei suoi confronti, è seguito il ritiro della pubblicità dall'emitente, da parte dell'azienda di famiglia?
«Io non ho avuto modo di vedere il servizio di Telesveva, però sicuramente ho raccolto una serie di commenti in giro. E' evidente che quindi non siamo soltanto agli aspetti di un giudizio critico. Sicuramente dietro, più che un giudizio, c'è un pregiudizio. Io credo che il servizio di Telesveva sia stato errato, nella forma e nella sostanza, ben lontano dal diritto di cronaca e di critica politica».

Quindi il Pd, in questo caso, non dovrebbe prendere alcun provvedimento, come ha chiesto Assostampa?
«Ma il partito che cosa dovrebbe dire nei confronti di Mastromauro? Qual è la ragione statutaria? Quale codice dello statuto è stato violato, per cui io dovrei prendere un qualsivoglia provvedimento?»

Ritiene che in questa vicenda vi sia stata una violazione della libertà di stampa o un tentativo in qualche modo di scalfirla?
«No, io non credo che questa sia una questione che attenga alla libertà di stampa. E' una questione che attiene alla percezione che la famiglia Mastromauro ha avuto di un servizio di Telesveva, che attiene alla famiglia Mastromauro, e che nulla ha a che fare con il Pd. In quel servizio contestato per altro, l'oggetto della discussione non era soltanto l'Onorevole Mastromauro, ma anche le presunte primarie false del Pd. Io credo, che quando lasciamo la parola a 5.500 persone, tutto ciò è, fuorchè falsità».
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