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Monkeypox, Chironna: «Nessun allarme, ma non bisogna sottovalutarlo»

Intervista con l'infettivologa del Policlinico, e docente di igiene dell'Università di Bari

Nella serata di ieri, al Policlinico di Bari, è stato accertato il primo caso di vaiolo delle scimmie registrato in Puglia. Si tratta di un 36enne della provincia, messo in allarme da sintomi e lesioni riconducibili alla malattia. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Maria Chironna, infettivologa del Policlinico di Bari, e docente di igiene di Uniba.

Dottoressa Chironna, può spiegarci sinteticamente che tipo di malattia sua il vaiolo delle scimmie?

Si tratta di un virus (monkeypox) che è responsabile del vaiolo delle scimmie, e che già da qualche anno ha fatto il salto di specie passando all'uomo. Questo è avvenuto in Africa. È evidente che ora il virus ha acquisito caratteristiche che lo hanno portato fuori dal contesto geografico in cui era rimasto confinato e sta dando casi in molti altri paesi del mondo. Nell'ospite umano, il monkeypox dà una malattia molto più leggera del vaiolo, che è invece stato completamente eradicato nell'uomo.

Oggi è stato accertato il primo caso in Puglia, dobbiamo preoccuparci?

Non c'è da allarmarsi, perché si trasmette solo mediante contatti stretti oltre che attraverso la via sessuale. Perciò, non c'è il rischio che si diffonda tra la popolazione. Non bisogna nemmeno sottovalutare la sua comparsa, però, in aree dove non aveva mai circolato prima, perché la comparsa di nuovi agenti patogeni desta sempre attenzione in sanità pubblica. È possibile che, entro breve tempo, il virus smetta di circolare e di causare la malattia in alcune persone, mettendo in campo adeguate misure di contenimento.

Come state gestendo in questo momento la situazione nella nostra Regione?

Le autorità sanitarie regionali hanno messo in campo attività di monitoraggio e individuato centri di riferimento per la diagnosi e cura. Inoltre, è stata messa in piedi una sorveglianza attiva dei casi, allo scopo di monitorare la diffusione sul territorio. I dipartimenti di prevenzione, a loro volta, sono stati chiamati nuovamente a svolgere un ruolo importante in attività di tracciamento, isolamento dei casi e contenimento di eventuali piccoli focolai.

Cosa consiglia a chi sospetta di essere stato contagiato?

Di non allarmarsi, innanzitutto. Se si è stati a contatto con un caso accertato o si ha il sospetto di essersi contagiati, in presenza di sintomi suggestivi, è bene rivolgersi al proprio medico che, dopo attenta valutazione, individuerà il percorso diagnostico più adeguato. Se c'è il sospetto di aver avuto rapporti sessuali con soggetti a rischio, e sintomatici, ci si può anche rivolgere ai centri di malattie sessualmente trasmesse, presenti sul territorio.
  • Sanità
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