Maria Campese
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Politica

Maria Campese: «La delibera sulle zone B5 non è legittima»

La nota della componente della segreteria nazionale di Sinistra Italiana

«Il Consiglio Comunale di Barletta lo scorso 10 luglio ha adottatola proposta di delibera n. 70/2025, inerente la cosiddetta zona B5del Piano Regolatore Generale vigente.
L'oggetto della delibera riporta la dicitura: "Rettifica interpretativa ai sensi …".
Con tale delibera l'amministrazione comunale intende rendere edificabili aree ricomprese su tutto il territorio comunale originariamente dedicate a standard e servizi, quindi una vera e propria mega variante urbanistica, facendola passare come rettifica interpretativa della norma, di una norma che però ha carattere di legge nazionale. In sintesi: meno servizi, più cemento». Così la componente della segreteria nazionale di Sinistra Italiana, Maria Campese.

«La legge urbanistica quadro nazionale n. 1150 del 1942 detta le norme, i principi, le prescrizioni a cui tutte le leggi urbanistiche regionali e tutti i provvedimenti in tema urbanistico a tutti i livelli devono attenersi. Tant'è che la legge urbanistica della Regione Puglia n. 56 del 1980 e i piani conseguenti si sono attenuti a quanto stabilito nella legge nazionale.

In riferimento all'oggetto della delibera in questione, l'amministrazione comunale presume di avere la competenza adare un'interpretazione autentica a un disposto legislativo, la legge quadro nazionale, consolidato da oltre 80 anni; ma così chiaramente non è. Giusto per fare chiarezza, l'interpretazione autentica della legge nazionale è stata avanzata in Parlamento nei mesi scorsi per sanare lo scempio dell'urbanistica a Milano, la Salva-Milano, senza successo. Va da sé che la rettifica interpretativa a cui fa riferimento la delibera non può essere certo materia di consiglio comunale.

Cosa afferma la legge nazionale? Se su una parte del territorio comunale, secondo il piano regolatore vigente, è stato previsto un piano di lottizzazione, un piano particolareggiato o un piano di zona 167 e questo piano è stato adottato/convenzionato, le previsioni di piano sono valide a tempo indeterminato, quindi gli edifici a costruirsi e quelli a modificarsi devono attenersi agli allineamenti e alle prescrizioni di piano. Decorsi 10 anni gli unici vincoli a venir meno sono la possibilità di poter fare espropri per pubblica utilità. Quindi tutte le aree rimaste libere nei suddetti piani non possono essere edificate se non rispettando gli allineamenti e le prescrizioni del piano stesso.
Per ogni singola maglia, si potrebbero reiterare i vincoli espropriativi riadottando il piano, e in ogni caso, se si volesse modificare il piano, si dovrebbe procedere ad una variante urbanistica vera e propria, dichiarando politicamente di voler cementificare i pochi spazi vuoti rimasti nel tessuto urbano già fortemente compromesso. Nel 2018 fu approvato il Documento Programmatico Preliminare per la redazione del Piano Urbanistico Generale. Sono decorsi 7 anni dell'amministrazione Cannito e del PUG non si ha notizia. Eppure è quella l'unica sede preposta a mettere a sistema tutti i contesti urbani, provando a recuperare una dimensione di città più vivibile, più salubre, più a misura di cittadino/a.
Quindi, di fatto oggi abbiamo ancora il vecchio piano regolatore del 1971 semplicemente adeguato alla legge regionale n. 56/1980. Dopo 54 anni non è tempo di dotarsi di uno strumento urbanistico adeguato? In questo l'amministrazione comunale Cannito dovrebbe impegnarsi, anziché inventarsi alchimie e provare scorciatoie illegittime, vanificando tutto ciò che fino ad oggi si è fatto per dotare la città di Barletta di un PUG. La città appartiene a chi la vive, non agli imprenditori dell'edilizia o agli amministratori attenti ai desiderata del partito del mattone che ha fatto scempio per decenni e decenni della città. E' tempo di dire basta!»
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