Barletta Andria Trani
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Attualità

Le basi della "provincia di Barletta": il dibattito continua

Seconda parte della nota a firma della Base del Comitato di Lotta Barletta Provincia

In seguito alla registrazione della trasmissione "Il Graffio" condotta da Enzo Magistà nella sera del 3 ottobre 2022 nella cornice del Teatro Curci di Barletta, con argomento di discussione la Provincia di Barletta-Andria-Trani, riceviamo e pubblichiamo la prima parte di una corposa nota a firma di Domenico Vischi; Savino Dibenedetto; Giuseppe Delluniversità; William Antonucci; Pasquale Nasca; Cosimo Damiano Cervello, componenti della Base del Comitato di Lotta Barletta Provincia.

«Nella "Parte Prima" siamo giunti all'intervento del giornalista della TV "La 7" Antonello Piroso, e sono state dettagliatamente esposte le tesi – diametralmente opposte – espresse dalla base del Comitato di Lotta Barletta Provincia.

Esaurito l'intervento del giornalista Piroso, il moderatore Enzo Magistà domanda al Sindaco di Andria:
«Abbiamo letto il titolo di Monti. Diceva all'epoca: "Un pasticcio". È un pasticcio la Bat?».

Il Sindaco di Andria, Avv. Giovanna Bruno, alla provocazione di Magistà risponde così:
«È un pasticcio nella misura in cui purtroppo chi aveva pensato ad istituire le nuove province poi ha lasciato di fatto il percorso interrotto, perché quel percorso doveva trovare un compimento con un disegno diverso che doveva dare l'effettiva centralità anche nei ruoli alle città che costituivano le nuove province. E quando si legge il titolo di Monti che sbottò, e poi qualcuno deve anche poter spiegare ai cittadini che ascoltano, come mai rispetto a quei quattro mesi in cui al Governo c'erano determinati soggetti non si è portato a compimento il discorso della provincia. Perché sarebbe bastato che insomma, chi giustamente in quel periodo notava che in alcune province, come per la Bat, c'erano dei problemi, avesse compiuto un percorso, che altrove si è compiuto. Perché se io penso che ho avviato i lavori della nuova Questura della Provincia di Barletta-Andria-Trani quando ero Assessore ai Lavori Pubblici nel lontano 2007, e taglio il nastro nel 2021 da Sindaco di una Città, embè, mi vien da sorridere, perché invece la Provincia di Monza Fermo ha fatto molto prima alcuni passaggi».

A tale intervento del Sindaco di Andria, noi della Base del Comitato di Lotta Barletta Provincia replichiamo come segue. Per prima cosa, troviamo doveroso informare l'illustre Giovanna Bruno che NON esiste "la Provincia di Monza Fermo". Esistono invece le due – distinte (e distanti) – Istituzioni provinciali create dal Legislatore ex Legge 146/2004, ed ex Legge 147/2004. Trattasi della lombarda "Provincia di Monza Brianza", e della marchigiana "Provincia di Fermo". Ben sappiamo che ad Andria (ed a Trani) l'argomento "Province", non si conosce, non si capisce, non si maneggia e non appassiona; ma alcune cose vanno dette con cognizione di causa. Per seconda cosa, non possiamo esimerci dal far notare alla illustre Giovanna Bruno che ella si contraddice apertamente quando argomenta sul c.d. "pasticcio". Il "pasticcio" NON consiste infatti nell'essersi verificata una PARALISI nella "spartizione degli uffici" fra Barletta, Andria e Trani. Il "pasticcio" consiste proprio nella "spartizione degli uffici" fra Barletta, Andria e Trani – che a livello locale si pretende di fare – e che GIUSTAMENTE lo Stato centrale non vuole assecondare!

Riportiamo uno stralcio delle affermazioni del Ministro Filippo Patroni Griffi:
«Sono rimasto sbalordito nell'apprendere come è nata la Bat e come i gruppi dirigenti di tre città di prestigio come Barletta, Andria e Trani hanno raggiunto i compromessi politici. Tre capoluoghi di provincia è veramente una pazzia, non solo istituzionale [...]».

Lo Stato non vuole oggi la "spartizione" delle Istituzioni, non l'ha voluta per 18 anni, e non la voleva neppure il 19-05-2004, giorno in cui fu approvata in Senato definitivamente la Legge 148/2004 istitutiva della Provincia di Barletta-Andria-Trani. Quel "ritardo/reticenza" dello Stato nel concedere qui gli Uffici – che a Monza e a Fermo sono stati dati da un pezzo – si supera rimuovendo l'ostacolo che ha cagionato i medesimi "ritardo e reticenza": e l'ostacolo è appunto "la compulsa spartitoria" a cui si sono dati a tutto spiano i Sindaci di questa provincia. E invece l'illustre Giovanna Bruno cosa propone? Propone l'esatto opposto di quello che servirebbe: propone di implementare... accelerare... portare a termine... la spartizione degli uffici! In buona sostanza, dice di voler rimuovere il "pasticcio", e poi si fa promotrice e strenuo difensore del "pasticcio" stesso! Alla prova dei fatti, dunque, l'illustre Giovanna Bruno come oratrice si contraddice apertamente.

Enzo Magistà incalza il Sindaco di Andria dicendo:
«Poi ci sono questi rigurgiti che sono tra l'altro recenti… "Riunifichiamo tutto, cioè eliminiamo queste tre città capoluogo, e facciamone una". E proprio qui a Barletta rispunta il Comitato che chiede "Barletta Capoluogo"».

A tale considerazione del moderatore Magistà, noi della Base del Comitato di Lotta Barletta Provincia replichiamo come segue. L'esimio Magistà forse non ne è a conoscenza, ma "il Comitato che chiede Barletta Capoluogo" non "rispunta" oggi: è sempre e continuativamente esistito! Ci possiamo definire degli "immortali", degli "highlander". Noi esistevamo già quando negli anni '80 si cominciò a parlare di riforma del testo unico degli enti locali di allora; riforma realizzatasi con l'approvazione della Legge 142/1990. La Legge 142/1990 prevedeva – e si sapeva in anticipo che avrebbe previsto – l'istituzione di nuove province con Delega al Governo di emettere gli appositi Decreti Legislativi.

Il nostro compianto Presidente, l'Avv. Antonio Di Lecce, usava dire che "Noi del Comitato di Lotta Barletta Provincia siamo ATTORI che stanno ininterrottamente sulla scena politica ed istituzionale da molti decenni...". E se vogliamo dircela tutta, noi siamo gli eredi del Comitato di Lotta per la provincia di Barletta sorto nel XIX secolo, per ottenere il Capoluogo di provincia sotto l'amministrazione di Murat – distaccando Barletta dalla Terra di Bari – e poi per ottenerlo prima dal Regno Borbonico di Napoli, e dopo l'unità d'Italia, da Casa Savoia.

Per sua informazione, è importante che si dica all'esimio Magistà che noi della Base del Comitato abbiamo anche raccolto 30.000 (trentamila) firme per Barletta Capoluogo unico della Provincia di Barletta; firme già depositate alla Camera dei Deputati nella XVII Legislatura. Non dobbiamo quindi farci referenziare da nessuno: noi non "rispuntiamo"; ci siamo e basta!

Il Sindaco di Andria, Avv. Giovanna Bruno, alla su citata nuova provocazione di Magistà risponde così:
«Io credo che il Comitato, che, per carità, può avere delle ragioni storiche legate al tempo che fu, ma ormai è una richiesta che considero anacronistica nella misura in cui invece la Sesta Provincia è nata con determinate peculiarità, tra cui c'era appunto l'istituzione dei tre co-capoluoghi. Il punto è un altro: quanta maturità in tutti questi anni da quando la Sesta Provincia è stata istituita si è avuta da tutti i soggetti interessati per ragionare e pensare come una reale comunità, e non come una strenua difesa di semplici territori e campanili? Allora, io da Sindaco mi pongo in questa prospettiva: per me è un vanto sapere che Barletta, che è a 7 chilometri di distanza da Andria, è la "Città della Disfida". È un vanto sapere che Trani ha i gioielli che ha. È un vanto sapere che Bisceglie ha un lungomare che sta prendendo sempre più piede. È un vanto che Minervino e Spinazzola abbiano altre caratteristiche. E allora, se è un vanto, possiamo ragionare in termini di comunità estesa, di piazza e non di cortile».

A tale intervento del Sindaco di Andria, noi della Base del Comitato di Lotta Barletta Provincia replichiamo come segue. Alla illustre Giovanna Bruno possiamo solo dire, facendo spallucce, che può tenersi pure stretti i tuoi "vanti". Noi a Barletta non vogliamo "bla bla bla"; vogliamo uffici; tutti gli uffici! Questo per intenderci al volo.

Inoltre, come abbiamo anticipato poche righe fa, il Comitato per Barletta Provincia è sempre esistito, e sempre esisterà. La Bruno se ne faccia una ragione! Le nostre ragioni per rivendicare la "Provincia di Barletta con Capoluogo unico Barletta, tutti gli uffici a Barletta, e nessun ufficio fuori di Barletta", non sono (solo) ancorate al tempo che fu. Sono solidissime ragioni in fatto ed in diritto, e sono eternamente attuali, come ogni buon diritto. Se qualcuno fa una rapina in banca, e passano 10, 20, 30... anni, non per questo diviene padrone della refurtiva (come se l'appropriazione indebita di cosa altrui fosse legittimabile a mo' di usucapione).

Se la Provincia di Barletta negli anni passati non fosse stata oggetto di indegni ostracismi [vedi il caso narrato dall'andriese Onofrio Spagnoletti Zeuli, ndr], oggi non occorrerebbe più un Comitato di Lotta Barletta Provincia! Il fatto che un obbrobrio come la Legge 148/2004 – nella parte in cui stabilisce "il Capoluogo uno e trino" e "la Sede Legale provinciale da stabilirsi nello Statuto" – sia venuto alla luce, NON significa affatto che detta norma-obbrobrio non può essere risanata dai vulnus di cui è portatrice.

Il c.d. "policentrismo" è la lebbra della sesta provincia. E noi preordineremo una scrupolosissima terapia d'urto perché non "cronicizzi".

Ed è – al pari della lebbra – altamente infettivo: in tutta Italia, determinate province ad oggi "sane", vogliono "infettarsi di campanilismo e policentrismo". Gli "untori" non mancano a Carrara, a Cesena, a Domodossola, e soprattutto ad Urbino. Se la nostra "lebbra" non sarà debellata qui in Provincia di BT ove è sorta come "caso zero", si diffonderà il contagio da per tutto. Viceversa – se prevarrà Barletta – si estinguerà per sempre il virus malefico del "campanilismo" e del "policentrismo". Ed i "sintomi più gravi" cagionati dal virus – spartizione politica, duplicazione degli uffici, danno erariale, mala gestio, inefficienza, inefficacia e cattivo andamento della Pubblica Amministrazione – sparirebbero insieme all'agente patogeno che li ha procurati.

La medicina ed il "vaccino" che debellano la "lebbra del policentrismo e del campanilismo" si chiamano in un modo solo: Ricorso al Consiglio di Stato n. 4636/2017 presentato dal Comune di Barletta. Questo Ricorso 4636/2017 vedrà dichiarare l'incostituzionalità – dalla Consulta, una volta investita incidentalmente dal CdS con Ordinanza di Rimessione – proprio di quella parte della Legge 148/2004 che prevede "il Capoluogo uno e trino, e la Sede Legale da stabilirsi nello Statuto provinciale". Detto ricorso lascerà come UNICO capoluogo della provincia Barletta; e quindi farà cessare quella "pazzia" del Mostro a tre teste... quella lebbra malefica.

L'illustre Giovanna Bruno parlava anche di "maturità, mostrata o meno, da parte dei soggetti del nostro territorio". La maturità del territorio – teniamo a ribattere alla illustre Giovanna Bruno – NON si manifesta "come a lei piacerebbe", ovvero calandosi le brache dinanzi alle richieste "campanilistiche e spartitorie" manifestate da Andria e Trani, a danno delle prerogative di cui la sola Barletta è portatrice legittima. La maturità del territorio, all'opposto di quello che intende e desidera l'illustre Giovanna Bruno, si palesa spingendo con tutte le forze affinchè la nostra Provincia di BT divenga finalmente "una provincia uguale a tutte le altre in Italia", ovvero si ripristini il concetto che "ad UNA provincia corrisponde UNO ed un solo Capoluogo di provincia, ed ivi confluiscono tutti gli uffici, nessuno eccettuato".

Dobbiamo insomma divenire "una provincia come Dio comanda". E per ottenere ciò, bisogna remare tutti nella stessa direzione: è proprio chi – come l'illustre Giovanna Bruno – rema contro "Barletta capoluogo unico" ad essere tacciabile di "immaturità".

Enzo Magistà, dopo aver interloquito con Sergio Fontana, presidente di Confindustria Bari – Barletta-Andria-Trani, dà la parola all'imprenditore agricolo di Andria, Onofrio Spagnoletti Zeuli, già Deputato (di Alleanza Nazionale) alla Camera nella XII Legislatura (dal 15-04-1994 al 09-05-1996). Durante la XII Legislatura, vi furono due Governi: il primo Governo di Silvio Berlusconi, in carica dal 10-05-1994 al 17-01-1995; ed il Governo di Lamberto Dini, in carica dal 17-01-1995 al 17-05-1996.

L'andriese Onofrio Spagnoletti Zeuli – con parlare che è stato avvertito dai presenti come beffardo (anche in considerazione del fatto che si trovava nel Teatro "Curci" di Barletta, dinanzi a cittadini barlettani che avevano lottato una vita per la Provincia di Barletta con Capoluogo Barletta) – ha sorpreso negativamente la platea dicendo:
«…Ma mi fa piacere ricordare, perché son passati tantissimi anni, che col grande Tatarella, quando si parlò nel 1995 – ed era quasi fatta "la Provincetta a Barletta"! – e con Pinuccio dicemmo… (lui in quel giorno presiedeva il Consiglio dei Ministri, Berlusconi era impegnato, e quindi presiedeva Pinuccio che era Vice-Presidente), e riuscimmo a bloccare questa "Provincetta", in cui non c'era Andria. Non so se questa cosa ve la ricordate. Era 01 agosto, e riuscimmo a bloccare questa "Provincetta" che era fatta, mi pare, di Margherita, Trinitapoli, Barletta… Era una cosa di… non so… non arrivava nemmeno alle 200 mila persone. Perché eravamo, insomma, coerenti… pensando che la Provincia di Bari restasse quella che era. Sarebbe stata ridicola questa "piccola provincia". E poi si è vista… che fine ha fatto…».

Appena udito quel discorso – che suonava alle nostre orecchie come beffardo e compiaciuto – dell'imprenditore agricolo andriese, a quelli di noi che erano presenti nel Teatro Curci sono venuti i nervi a fior di pelle. Ed altrettanto mormorio e acceso sdegno si è udito da tutti i barlettani presenti. E se fosse stato possibile, avremmo seduta stante urlato il nostro disappunto, e la nostra ferma protesta per tanta insolenza. In ogni caso, ci ripromettevamo di replicare con stizza in coda agli interventi programmati. Ma come si è detto, a nessuno del popolo in platea fu data la parola. L'episodio narrato dall'imprenditore Spagnoletti Zeuli (che in realtà, diversamente da quanto dice lui, è accaduto nel 1994, e non nel 1995), era ben noto al Comitato di Lotta.

Per maggior chiarezza, lo inquadriamo nel suo contesto storico. Con l'approvazione della Legge 142/1990, vengono istituite – con vari Decreti delegati – alcune province: Verbania, Prato, Lecco, Lodi, Crotone, Rimini, Biella... e poi Vibo Valentia.

Barletta era fra le candidate, insieme a quelle elencate, a divenire Capoluogo di Provincia. E trattavasi di "Barletta e basta", senza Andria, senza Trani... e senza altri clandestini a bordo! I Comuni aderenti alla istituenda provincia erano, oltre a Barletta Capoluogo, Margherita, Trinitapoli, San Ferdinando, Canosa, Minervino, e Spinazzola. Si totalizzavano 186 mila abitanti.

Fra il 1992 ed il 1993 furono fatte le province su indicate, e fu ingiustamente boicottata Barletta, che pure – per la relazione tecnica del Ministro dell'Interno pro tempore, Nicola Mancino, del tutto favorevole all'Istituzione della Provincia di Barletta – aveva utilmente e favorevolmente compiuto/ultimato l'iter istitutivo. Ergo, l'istituzione della Provincia di Barletta era praticamente fatta, poiché un atto dovuto. Ma fino a tutto il 1993 le legittime aspettative di Barletta furono tradite dal Governo nazionale. E tanto sfociò nella celeberrima occupazione dei binari per una notte intera, nella Stazione di Barletta, per protesta contro l'ostracismo del Governo. E chi scrive, c'era sui binari quella notte. Si arrivò così al 1994, con l'insediamento del primo Governo formato da Silvio Berlusconi. La relazione più che favorevole del precedente Ministro dell'Interno Mancino, fu riconfermata con altrettanto riconoscimento di merito per Barletta da parte del nuovo titolare del Viminale, Roberto Maroni. E con l'excursus storico siamo giunti al frangente beffardamente raccontato da Spagnoletti Zeuli, che in quella XII Legislatura era Deputato. Durante il primo Governo Berlusconi, la bozza di Decreto Legislativo istitutivo della Provincia di Barletta fu calendarizzata per la discussione in sede di Consiglio dei Ministri per ben due volte. Non era mai accaduto dall'approvazione della Legge 142/1990 in poi, fino a quel momento. Durante il primo Consiglio dei Ministri, nel momento della discussione ed approvazione della Bozza di D.Lgs per Barletta Provincia, intervenne l'allora Ministro della Famiglia, Antonio Guidi, sensibile alle ragioni della Città di Fermo. Guidi disse che in quel momento era stata favorevolmente perfezionata la sola pratica di Barletta Provincia; tuttavia le altre proposte in cantiere (ossia Fermo, Castrovillari, Sulmona, ed Avezzano) erano ancora indietro. Pertanto Guidi suggerì – ed ottenne – di rinviare anche Barletta, affinchè tutte insieme le nuove province potessero essere discusse ed istituite contestualmente. In realtà, si è saputo, fu Giuseppe Tatarella a trarre in errore Guidi per chiedere di non procedere con Barletta. Infatti – e si vedrà prestissimo – con quell'intoppo a Barletta frapposto da Guidi, il medesimo Ministro impedirà anche il futuro riconoscimento per Fermo. A Tatarella interessava di fatto non far fare nessuna provincia, poiché cedere per una sola come Fermo, avrebbe significato necessariamente cedere per Barletta, che era la prima in lizza. Se fosse passata subito Barletta, si sarebbe portata a rimorchio anche Fermo. (La storia lo dimostrerà nel 2004, quando fu fatta la Provincia di Monza, che si tirò dietro anche Barletta e la stessa Fermo).

Ed eccoci all'episodio raccontato da Spagnoletti Zeuli. La seconda volta in Consiglio dei Ministri non c'era Berlusconi a presiederlo, ma il Vice-Premier Giuseppe Tatarella, che potè fare il bello ed il cattivo tempo. La Bozza di D.Lgs per Barletta Provincia non fu né discussa, né votata (a favore o contro) dai membri del Governo: fu semplicemente "sfilata" dal faldone delle pratiche all'ordine del giorno di quel Consiglio dei Ministri. Questo è l'episodio di cui l'andriese Onofrio Spagnoletti Zeuli fu co-protagonista con Giuseppe Tatarella. Sulla correttezza e la legittimità istituzionale di tale manovra, ognuno si faccia l'opinione che crede...

Ma dal punto di vista squisitamente "politico", non vi è dubbio che si sia trattato di "un atto di pirateria" bello e buono. All'ex parlamentare Onofrio Spagnoletti Zeuli noi della Base del Comitato diciamo anche un'altra cosa. La Provincia di Barletta (senza Andria e Trani), con 7 Comuni e 186 mila abitanti non era, né sarebbe stata, una banale "provincetta", se fosse pro tempore stata istituita. La prova è data dalla avvenuta Istituzione nel 2004 della Provincia di Fermo, con soli 174 mila abitanti. Ad una remora – espressa in Senato il 19-05-2004 da un avversario di detta istituzione per Fermo – circa l'esiguità di abitanti e di estensione territoriale della nascente provincia fermana, il Sen. Magnalbò ebbe a replicare molto opportunamente: "Il Deserto del Sahara è immensamente più grande della Provincia di Fermo, ma non potrebbe essere elevato a Provincia". Con ciò volendo significare ai Senatori della Repubblica ed al Governo in Aula che "le dimensioni non contano se vuote di contenuto", ed al contrario "le minuscole dimensioni ben vengono sopperite dalla maiuscola forza vitale, culturale, storica, sociale, politica, economica, e produttiva di un territorio".

Altri punti che meritano apposita menzione sono: l'ostracismo ad oltranza dei c.d. "Signor No"; ed il servizio del 118. Il Sindaco di Andria in merito dice:
«…Purtroppo anche noi al nostro interno molte volte viviamo queste logiche, cioè che quando ti siedi intorno ad un tavolo per cercare di capire qual è il valore aggiunto che si può portare "al territorio", non alla città di San Ferdinando piuttosto che a quella di Margherita, ogni tanto spunta un "Signor No". Poi vai a comprendere: qual è la ragione per cui il "Signor No" ha alzato la mano? "E no, ma perché i miei cittadini non capirebbero!". Ma attenzione, noi siamo amministratori! Abbiamo anche il dovere di "educare" i cittadini.
[…]
Abbiamo la necessità… adesso entro in un altro campo, che è quello della Sanità: ma possibile mai che una provincia come la nostra debba avere il problema del 118? Non deve avere la Centrale unica? Non deve avere… E su quello, come sindaci, stiamo provando a lavorare per avere risultati comuni. Ma, ecco, bisogna lavorare insieme, e non pensare: ma dove verrà allocata la Centrale del 118? A Barletta? Ad Andria? A Trani? Ma per me, cittadino di Andria, di Barletta, e di Trani, cioè cittadino di un "territorio", che tutto sommato è assolutamente gestibile per distanza, non è importante sapere che la Centrale sia a Barletta o a Trani; è importante sapere che "ci sia", e che quando chiamo qualcuno, quel qualcuno interviene. Perché altrimenti la gente muore, e noi stiamo ancora a chiederci perché la Centrale sta a Trani, e non sta a Barletta. Non funziona!».

A tale intervento del Sindaco di Andria, Giovanna Bruno, noi della Base del Comitato di Lotta Barletta Provincia replichiamo come segue. L'idea che un Amministratore pubblico ritiene di poter/dover "educare i cittadini", già suona come poco orecchiabile. La più opportuna germinazione di una comunità di consociati è quella del "Patto Sociale", in cui i consociati si danno delle regole, si danno una struttura dirigente la quale tuttavia non dimentica che "trae legittimità dal basso", dalla volontà popolare. È il popolo ad essere "sovrano". Ergo, noi replichiamo alla illustre Giovanna Bruno che sono i cittadini ad avere il potere/dovere di "educare i propri Amministratori", e giammai viceversa...

Ma – come mera ipotesi di scuola – proviamo a valutare la possibilità che gli Amministratori "dettino la linea" ai loro cittadini amministrati.

In tal caso sfidiamo provocatoriamente il sindaco di Andria in modo che possa premurarsi ella stessa di educare i suoi concittadini andriesi a recepire senza batter ciglio la "Provincia di Barletta con Capoluogo unico Barletta, tutti gli uffici a Barletta, e nessun ufficio fuori di Barletta". Logica vuole che la Bruno – per essere credibile – debba essere consequenziale alle sue stesse parole espresse in pubblico! Viceversa sarebbe ella stessa a vestire i panni del "Signor No" che deprecava pubblicamente. Ma a noi della Base del Comitato non interessano "le pubbliche virtù" palesate un po' per ipocrisia, un po' come zufolata stile "pifferaio magico". Sappia la Bruno che i Barlettani non sono mai stati topolini da condurre in processione fino al mare.

L'unico argomento esposto dalla illustre Giovanna Bruno che ai nostri occhi rileva, perchè è l'unico meritevole di essere preso in considerazione, non è la pubblica virtù della filippica sui "Signor No", ma il vizio privato della "spartizione degli uffici": è quella l'unica cosa che alla Bruno interesserebbe a quanto ci sembra, fuori da ogni ipocrita omelia sulla fratellanza.

A proposito: se alla illustre Giovanna Bruno non interessa dove andrà allocata "la Centrale unica del 118", mica le dispiacerà se viene a Barletta, e senza richieste di contropartite (da Andria e Trani)? Noi, per Barletta vogliamo tutto, nulla escluso o eccettuato.

Questi i tratti – dal nostro punto di vista – "più salienti" della trasmissione "Il Graffio". Il resto, ed è davvero molto altro, lo lasciamo alla curiosità del lettore di questa nostra nota. Sul web si può rinvenire la registrazione della puntata.

Ma prima di mettere la parola "fine" a questa nostra nota, è necessario puntualizzare un dettaglio. Conclusa la registrazione de "Il Graffio", Onofrio Spagnoletti Zeuli, a braccetto col moderatore Magistà lasciò il palco del Teatro Curci. Alcuni di noi della Base del Comitato di Lotta Barletta Provincia, chi scrive in primis, abbiamo inteso affrontare de visu i due. Perciò ci siamo appostati in attesa nell'ambiente antistante la platea del Teatro, ove era stato posto (e ancora ivi si trovava) il Servizio d'Ordine. Pochi minuti dopo, i due transitarono davanti a noi, e li fermammo. Fu chiesto a Spagnoletti Zeuli: "Perchè egli con tanto accanimento si era opposto – ed in quella maniera da lui stesso confessata pubblicamente – contro la Provincia di Barletta? Ed a che pro, visto che Andria non vi faceva parte?". Spagnoletti Zeuli si limitò a dire che "lui era ed è contrario alle province".

Approfittammo del momento per dire a Magistà, lì presente, che Barletta è stata sempre vittima di indegni ostracismi. Con ciò facendo riferimento, ex plurimis, alla beffa infertaci dai gerarchi fascisti baresi Leonardo D'Addabbo, e soprattutto Araldo Di Crollalanza. Di Crollalanza nel 1927 intimò al Capo del Governo Benito Mussolini di cancellare Barletta, ed iscrivere Matera, nell'elenco di 17 nuove province da istituirsi con Regio Decreto Legge n. 1 del 02-01-1927. Barletta era già nell'elenco; all'indomani mattina il detto RDL sarebbe stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale; Di Crollalanza brigò ed ottenne la cancellazione di Barletta appena poche ore prima la sua consacrazione in GU. E ciò – aggiungemmo al teso Magistà, preoccupato dall'impeto della nostra voce – si è verificato molte altre volte, ben compreso l'episodio narrato da Spagnoletti Zeuli. Avremmo voluto interloquire in pubblico anche col Sindaco di Andria Giovanna Bruno, ma quando l'abbiamo rivista, era sola in strada, davanti al Teatro Curci, in attesa di un passaggio. Perciò abbiamo inteso soprassedere».

FIRMATO: Domenico Vischi; Savino Dibenedetto; Giuseppe Delluniversità; William Antonucci; Pasquale Nasca; Cosimo Damiano Cervello.
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