Julia Favale
Julia Favale
Cronaca

Julia Favale, ennesima vittima del disastro ferroviario

Tornava a casa dopo un soggiorno in Belgio

Sembra ancora non volersi fermare il numero delle vittime - che adesso si attesta a 27 - dell'immane tragedia di ieri, avvenuta sulla linea ferroviaria Bari Nord che collega Bari a Barletta. Una catastrofe i cui effetti hanno effettivamente il potere di incutere timore anche nei confronti di mezzi di trasporto che al giorno d'oggi dovrebbero essere considerati altamente tecnologici e sicuri. Eppure la tecnologia - se la colpa del disastro è da imputare a questa - non sembra aver mostrato pietà nei confronti di quella gente che ben hanno conmosciuto nella loro vita il soprannome di "pendolare", quella gente che alla stessa ora decide di affidare i propri sogni, la speranza di un futuro migliore o soltanto l'impazienza che precede un incontro fra due innamorati a meccanismi disinteressati della vita umana.

Chissà se anche una delle ultime vittime riconosciute dello spaventoso incidente, Julia Favale, proprio in quella giornata di ieri che le si è rivelata fatale, avrà pensato di non prendere quel treno, magari per staccare la spina dal trambusto dello stress giornaliero spesso alimentato da ritmi precisi, da orari consecutivi a cui, nel suo ruolo di professoressa, era sottoposta e che ben conosceva. Parole non dette e che mai potranno essere ripetute, progetti andati in frantumi, pensieri lacerati dalle lamiere sono tutto ciò che resta sulla via del ritorno, percorsa spensieratamente ma infine sbarrata da un altro mezzo che non dovrebbe essere lì, in quell'istante che separa la vita dalla morte. Era stata docente anche presso il liceo scientifico "Cafiero" di Barletta, ma in questo ultimo periodo stava lavorando ad Andria: tornava da un soggiorno in Belgio dall'aeroporto in compagnia della figlia, che adesso risulta tra i feriti ed è ricoverata presso l'ospedale "Bonomo" di Andria.

Difficile, se non impossibile da accettare per le persone che più stanno a cuore ad ognuno, sciagure che a volte sono dettate dal caso, dalla fatalità del momento. Ripensando al momento dell'impatto, un posto in coda al convoglio rispetto ad uno in testa può aver decretato la fine o meno di una vita. Riflettere ancora su una realtà che sembri non appartenere a nessuno, fa male eppure proprio una riflessione attenta porta alla conversione di quel dolore in rabbia e voglia di cambiare il mondo, augurandosi infine che eventi come questi possano farsi catalizzatori di esperienze che non devono e non possono più ripresentarsi.

[Ruggiero Ricatti]
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