Fiori d’autunno di Giuseppe De Nittis
Fiori d’autunno di Giuseppe De Nittis
La città

Il sogno d’autunno di Giuseppe De Nittis

L'analisi dello scrittore Giuseppe Lagrasta

Il prof. Giuseppe Lagrasta, continua l'analisi delle opere di Giuseppe De Nittis, sottolineando la valenza formativa ed educativa della storia dell'arte e della promozione dello sviluppo del pensiero critico e dell'immaginazione creativa.

Giuseppe De Nittis, nell'opera "Fiori d'Autunno", 1883-1884 circa. (Enrico Gallerie d'Arte, Milano, in De Nittis, Pittore della vita Moderna, a cura di F. Mazzocca, P. Zatti, p. 36, SilvanaEditoriale, 2024), pone in primo piano una donna, che passeggia nel bosco d'autunno e attende l'arrivo della nuova stagione: una donna che legge la realtà, avvolta da un manto di luci colorate e odorose, e con lo sguardo verso un profondo orizzonte. Una misteriosa figura di donna, che tra introspezione ed esplorazione del paesaggio, ritrova un equilibrio, nel gioco del mistero della vita, tra la sorte, le sorprese del destino e il tempo che si consuma. La donna, sta vivendo un sogno, oppure attraversa un luogo misterioso e poetico? Oppure è l'artista De Nittis che sogna di vivere un autunno pugliese oppure napoletano? Lo sguardo riflessivo della donna, impone agli osservatori, di fare epochè, di interrogarsi sul suo stato d'animo, sul tempo suo, quotidiano, e del fascino che i colori e gli odori dell'autunno, offrono a chi attraversa il bosco, pensando e immaginando un nuovo futuro. Emerge, così, una nuova dimensione di studio e ricerca per quanto concerne lo stile denittisiano: l'ecopittura, rappresenta un neocanone estetico che evidenzia la relazione tra umanità e natura, in una nuova prospettiva: l'umanità sente la grazia della bellezza naturale e non deturpandola, insiste nel farne parte, avvolgendosi ad essa e proteggendola. Ecopittura, come, pittura di formazione, come alfabeto pedagogico, come narrazione formativa, per un dialogo costruttivo da instaurare con le future generazioni.

L'ecopittura, quindi, è da intendersi come atto figurativo, come gesto interpretativo, a diversi livelli: il primo, indica la riscoperta della natura, come luogo di benessere; il secondo, supporta la valorizzazione del paesaggio naturale come atelier didattico di formazione all'aria aperta; il terzo, pone l'attenzione sullo statuto sperimentale, quale strategia intrinseca all'econarrazione della memoria vegetale. Il metodo dell'ecopittura, permette a Giuseppe De Nittis, di raccontare le sue donne-angelicate, attraverso i colori della libertà più vera: libertà nel riflettere e nel meditare, libertà di interiorizzare e rielaborare l'esperienza nella vastità del mondo naturale. Il linguaggio dei colori, la riflessione sullo svolgersi delle stagioni, il punteggiare il concetto di tempo vissuto, tempo immaginato e tempo figurato, offrono agli osservatori la possibilità di "sentire le impressioni" che suscita la bellezza e la freschezza ideativa, miste al piacere di assaporare il mistero della vita nella prospettiva dell'ecologia figurativa.

Mentre la donna, nell'atmosfera dell'autunno, sostiene con una mano il mento, esprimendo un atteggiamento pensoso e meditativo, con l'altra mano posta sul fianco, esprime un atteggiamento autonomo, dichiarando sia il senso di volizione, che il sentimento di introspezione e di vitalità interiore. Si struttura, così, un momento in cui la grammatica dei colori di Giuseppe De Nittis, si fonde con il linguaggio della poesia, e la cifra simbolica dell'ecopittura declina i suoi profumi con un sentimento che principia con il colore, nutrendosi di malinconia e marcando, il senso molteplice d'amore per la vita. La figura di donna che ritroviamo in "Fiori d'autunno", non è malinconica ma vive e condivide sentimenti contrastanti; anche se lo sguardo sorprende per un principio di nostalgia, la metafora-madre del bosco rappresenta, invece, uno spazio per vivere in contrapposizione alla città moderna, condizione essenziale della città industriale. L'ecologia figurativa di De Nittis, si trasforma in poesia della natura e in poesia dei colori e delle passioni umane, che supportano la grammatica dell'esperienza e della mappa della condizione umana. Una condizione interiore che si alimenta della forma e dello stile, e che leggera, abita l'aria colorata, disseminando nell'aria autunnale una luce di magica armonia. L'azzurro del cielo, in quest'opera si disperde tra la tenerezza di un fondo giallo ocra che De Nittis s'inventa per dare concretezza ad un momento naturale che, pian piano, sta svanendo. Nell'immediatezza della luce di questo giorno autunnale, la splendida immagine di donna s'impone con lo sguardo deciso e forte che frantuma l'attonito silenzio e la solitudine muta che avvolge la figura. Eppure, un nome dovrebbe averlo, questa donna così dolce e silenziosa, romantica e malinconica. Ma non è importante il suo nome, quanto, la luce dei suoi occhi, che non temono, l'autunno che verrà, né hanno nostalgia dell'estate appena trascorsa. Nella magia che emana la presenza di questa donna denittisiana, scorgiamo, la tenerezza che Giuseppe De Nittis ha sempre riservato al mondo femminile, e l'opera che qui osserviamo, rappresenta un modo rivoluzionario di descrivere una donna, dolce e caparbia, riflessiva e in movimento, decisa e innamorata della vita, tenera ma rispettosa dell'ambiente in cui vive.

E il pittore non dimentica l'umano che si avvolge alla natura, rispettandola con la delicatezza con cui si sfiora un petalo di ciclamino oppure un aster che rappresentano una vita poetica che ama il mondo, il proprio mondo. L'ecologia figurativa di Giuseppe De Nittis, con le sue opere dedicate alla natura, ci permette di definire una progettazione multidisciplinare, legata all'educazione ecologica e all'educazione al paesaggio, in cui l'ecopittura denittisiana si trasforma in strumento didattico per l'educazione estetica e per lo sviluppo della creatività. E se dovessimo dare un nome a questa donna, il nome dovrebbe essere, Lèontine, la donna mai sconfitta dal dolore del mondo, dalle gelosie e dalle situazioni complesse. Ecco Lèontine, nel suo giardino d'autunno, a Rue de Viète a Parigi, con il suo intimo riflettere tra le cose da fare e la vita familiare. Una dimensione nuova di Lèontine, tra candore di luce e dolore interiore, tra stupore per la natura e dolore dei giorni.

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