
Attualità
Il "no" di Porzia Petrone ad una strada per suo fratello Benedetto e Sergio Ramelli
La lettera della sorella di Benedetto Petrone al sindaco Cosimo Cannito
Barletta - martedì 20 maggio 2025
16.20
«Ho appreso dell'iniziativa del partito Fratelli d'Italia che propone, attraverso unvordine del giorno del Consiglio comunale, la contestuale intitolazione di una via, una piazza o un giardino della città di Barletta a Sergio Ramelli e a Benedetto Petrone. Sono indignata per questo tentativo di strumentalizzare a fini di propaganda la memoria di Benedetto Petrone, vittima dello squadrismo neofascista del Movimento sociale italiano, forza politica dalla quale deriva Fratelli d'Italia che ha infatti mantenuto nel proprio simbolo l'immagine di quel partito». Così Porzia Petrone, sorella di Benedetto, in una lettera al sindaco Cosimo Cannito.
«Mi offende l'idea che mio fratello possa essere accomunato ai neofascisti che lo hanno ucciso, giacché rifiuto la definizione degli opposti estremismi e dei cosiddetti anni di piombo. A Benedetto Petrone è stato impedito - con Iassassinio - di realizzare il proprio impegno per la democrazia, la dignità del lavoro e l'emancipazione della città vecchia in cui era nato e viveva. Benedetto non è morto per caso, ma per le sue idee. E per questi motivi con il suo nome sono state intitolate strade a Bari, a Noci, a Gravina di Puglia, a Grottaglie e altri luoghi ed edifici pubblici a Molfetta e nell'Università degli studi di Bari. Mentre attendo ancora fiduciosa la riapertura del processo sul delitto del 28 novembre 1977 mi oppongo al tentativo di piegare la memoria di mio fratello ad una «pacificazione» per me inaccettabile sotto I'aspetto storico, politico e soprattutto familiare».
«Mi offende l'idea che mio fratello possa essere accomunato ai neofascisti che lo hanno ucciso, giacché rifiuto la definizione degli opposti estremismi e dei cosiddetti anni di piombo. A Benedetto Petrone è stato impedito - con Iassassinio - di realizzare il proprio impegno per la democrazia, la dignità del lavoro e l'emancipazione della città vecchia in cui era nato e viveva. Benedetto non è morto per caso, ma per le sue idee. E per questi motivi con il suo nome sono state intitolate strade a Bari, a Noci, a Gravina di Puglia, a Grottaglie e altri luoghi ed edifici pubblici a Molfetta e nell'Università degli studi di Bari. Mentre attendo ancora fiduciosa la riapertura del processo sul delitto del 28 novembre 1977 mi oppongo al tentativo di piegare la memoria di mio fratello ad una «pacificazione» per me inaccettabile sotto I'aspetto storico, politico e soprattutto familiare».