Mare di Barletta
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Turismo

Il lungo viaggio nella storia marinara della Civitas regia di Barletta

Il pensiero di Nicola Palmitessa e Carla Colucci del centro studi "La Cittadella Innova"

«Dedichiamo la sintesi del volume presentato il 16 maggio innanzitutto al compianto Arcivescovo Giovan Battista Picchierri, con il Sindaco Pasquale Cascella, il Comandante Pier Paolo Pallotta e il signor Emanuele Lombardi. Si ringrazia costoro anche in vista della imminente inaugurazione della nuova sede della Capitaneria del Porto [in programma nella giornata di oggi, ndr] e quanti, politici e non, da tempo si sono prodigati per la suddetta realizzazione».

Questa è la riflessione di Nicola Palmitessa e Carla Colucci del Centro studi "La Cittadella Innova": «Strano ma vero. Dall'età Normanna in poi, continua il lungo viaggio nella storia marinara del regno e della Civitas regia di Barletta, per approdare a tutto il Quattrocento. Finalmente dopo quella di Amalfi, sempre nel regno del sud italico - grazie a lavori di scavo sotto una coltre di materiali storici e di archivio, di storiografie avviate tra '800 e '900 e mai compiute -, ecco il V volume di rilettura storica (secc. XI-XVI) sul regno di Napoli e la sua prediletta città marinara di Barletta. Ancora tra angioini e aragonesi, nel firmamento delle città marinare è apparsa una nuova stella di luce propria. Un regno come generato da una città marinara e questa come legittimata solo da quello. L'enorme eredità politica e istituzionale lasciata da Alfonso d'Aragona (17 giugno 1458) per suo figlio naturale Ferdinando l, è addossata su Enea Silvio Piccolomini, neo eletto Pontefice Pio II.

Gli angioini sono sempre sul piede di guerra. I Baroni fanno loro eco. Tuonano altri grandi echi sulle sponde dell'Europa Mediterranea. I grandi mutamenti epocali stanno generando ancora effetti più devastanti. La caduta di Costantinopoli (1453) è solo uno degli effetti più appariscenti della perdita di tenuta istituzionale e diplomatica delle repubbliche marinare. Dopo 70 anni di cattività avignonese la Chiesa si rivela ancora in forte affanno tra i Principi d'Europa. La cristianità dei monaci benedettini ha fatto il suo tempo. Presto uscirà fuori dai monasteri per incamminarsi sulle vie delle città. Il rinomato prestigio delle città marinare ora sarà sostituito da quello dell'affidabile ruolo istituzionale e marinaro della civitas regia marinara di Barletta che muove in soccorso allo stesso regno, di fatto come usurpato da una subdola e strisciante indifferenza generale. Ma una nuova alba non si farà troppo attendere, per un regno messo a dura prova e quindi per i principi europei.

Voluta da Pio II, la Bolla d'Investitura (novembre 1458) per il vilipeso Ferdinando I d'Aragona (qui tradotta dalla Dott.ssa Carla Colucci da numerose fonti di archivi storici rintracciati dal sottoscritto) si disvelerà come provvidenziale carta costituzionale per il futuro regno. Non solo di Napoli, forse anche per gli stessi Principi. La bellezza del testo, sia letteraria che spirituale, tra nuove avvertenze istituzionali e centralità della persona umana, cela una intensità di calore e notevole afflato umanistico. Mentre la Corona appare attenta nel rilanciare il ruolo marinaro di Barletta, dove avverrà anche la celebrazione dell'investitura e della stessa incoronazione del nuovo re (14 gennaio – 4 febbraio 1459). Già nel '300 la Città è stata luogo di sicuro rifugio - è questo un altro aspetto poco conosciuto - per la vita dei Pontefici (Urbano VI nel 1385, epoca del grande scisma). Poco prima la Città era stata sfidata nella propria dignità civile (1348-1350) dalla travolgente occupazione del grande esercito degli Ungheri. Il quale sarà poi cacciato fuori dal regno grazie alla energica reazione delle forze civili e militari da parte dell'intera città. Dentro le proprie mura la Città sperimenterà una risoluta e autonoma dignità propriamente "marinara". Al contempo, dovrà uscire anche fuori dalle stesse mura con i suoi trecento cavalieri per acquietare con la forza e la diplomazia le città ormai cadute nella più profonda anarchia, causata dall'occupazione di tale esercito con il suo quartier generale per circa due anni.

Dunque, Barletta anche nel XV secolo - tra eventi storico-popolari e funzioni istituzionali propri dell'autonomia di una grande città - si confermerà come la capitale marinara dell'intero regno di Napoli, e città di mille franchigie regie che saprà gestire in mondo autonomo e produttivo. Anche se alcune città pugliesi cadranno sotto la sovranità di Venezia, la stessa cosa la serissima non giungerà mai a scalfire un minimo di autonomia alla città di Barletta. Finita l'era aurea degli aragonesi, anche il ruolo marinaro dovrà affievolirsi con l'arrivo dei nuovi sovrani: gli Spagnoli, le antiche contese con i Francesi ora, nel 1503, saranno suggellate con la famosa Disfida. Intanto, in Puglia quali funzioni ebbero ad assolvere altre città per così dire marinare? Fin qui la sintesi del primo Volume, già presentato il 16 maggio 2017 dal titolo "Barletta: la città marinara per il regno. Volume primo. Il Pontefice, il re e le città di Puglia. Tra Angioini e Aragonesi. La Bolla di Investitura di Pio II e quella Aurea di Ferdinando I d'Aragona". (Ediz. Centro studi La Cittadella Innova. Tipi Magma Grafic. Bari, pp. 357).

Tale interrogativo di fondo troverà positive sue pertinenti e propositive risposte nel secondo Volume ("Un regno per le città marinare di Puglia") che sarà presentato il 27 ottobre 2017, ove saranno messe nel proprio rilievo storico, città marinare pugliesi come Trani, Brindisi e Taranto. Mentre nel resto del regno Amalfi è ormai relegata al semplice ruolo di alta diplomazia. Intanto, le lontane origini urbanistiche e formazione e ruolo delle istituzioni marinare di Barletta (secc. XI-XII), si inscriveranno anche come crocevia delle antiche arterie stradali della Puglia Settentrionale che si incontreranno nell'area portuale della città marinara (oggi piazza Marina). Dal Mediterraneo al Mar Nero (fino a spingersi sulla Via della Seta), confrontando le reciproche relazioni tra la Città di Barletta e quindi dei grandi mercati, prodotti, pesi e misure che si riscontrano nei manuali delle Pratiche della Mercatura - come quello dei Bardi del sec. XIV - l'intensità degli scambi e numero delle piazze, gareggiano con quelle delle due più grandi repubbliche marinare: Genova e Venezia. Se quindi da Nord a Sud, di autonomia dei comuni si vuole parlare, il distinguo andrebbe rintracciato a partire proprio dalle complesse funzioni di autonomie marinare, le quali faranno grandi le antiche città italiche: prodromi di una imperitura e autentica civiltà di cui ad oggi ne restano orgogliosi».
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