Giuseppe Lagrasta
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La città

Il Gran Sole di Hiroshima, 6 agosto 1945 – 6 agosto 2025. Ottant’anni fa la prima bomba atomica

Un approfondimento a cura di Giuseppe Lagrasta, scrittore e saggista

Ottant'anni fa la prima bomba atomica, il racconto dello scrittore e saggista, Giuseppe Lagrasta.

La mattina del 6 agosto del 1945, ottant'anni fa, sulla città di Hiroshima sganciarono la prima bomba atomica e il romanzo di Karl Bruckner racconta tale tragico evento in modo realistico e sofferto. In Giappone, in quelle mattine di Seconda Guerra mondiale, molti aerei nemici avevano sorvolato più volte il cielo di Hiroshima senza sganciare bombe e le autorità giapponesi avevano ritenuto di non dare nessun allarme. Forse ciò accadde anche la mattina del 6 agosto 1945. Nella Premessa al romanzo, si dichiara che: "Il Gran Sole di Hiroshima", già comparso in dodici edizioni straniere, letto con profonda emozione da ragazzi di ogni paese, è più che un romanzo. E' un atto di fede, un accorato appello rivolto alla gioventù del mondo perché sull'odio e divisione prevalga sempre la comprensione e l'amore. Soltanto conoscendo i grandi problemi del nostro tempo i ragazzi possono avere un'autentica, consapevole educazione."

Il romanzo di Karl Bruckner, "Il Gran Sole di Hiroscima", vero romanzo di formazione, pubblicato nelle edizioni per ragazzi Giunti, Bemporad Marzocco del 1967, racconta dell'esperienza di una bambina, Sadako, di quattro anni e di suo fratello Shigheo, di dieci anni, vissuta, prima, durante e dopo lo sgancio della bomba atomica sulla loro città e della loro capacità di resilienza e di resistenza al dolore, al terrore e alla morte. Scrive Karl Bruckner: "Il sei agosto del 1945 alle sei del mattino, Yasuko Sasaki, operaia in una fabbrica di armamenti, si curvava sul suo ragazzo addormentato, Shigeo. […] La piccola Sadako dormiva anche lei, stretta alla schiena curva del fratello. […] La signora Yasuko si recò, anche quel giorno al lavoro, raccomandando al figlio maggiore di fare tutte le commissioni che le aveva indicato. Il romanzo così continua: "Alla stessa ora, il bombardiere "Enola Gay" volava all'altezza di 8000 mila metri, in direzione dell'isola di Sikok. […] Il colonnello Tibbets, comandante del B-29 "Enola Gay" guidò l'apparecchio a 8000 mila metri d'altezza, verso il centro della città di Hiroshima."

E mentre l'Enola Gay si posiziona sul cielo di Hiroscima, il lettore, attraverso la narrazione conosce i protagonisti del romanzo impegnati nelle loro occupazioni quotidiane, e così notiamo il vecchio Kenji Niscioka, un costruttore di barche ormai inabile al lavoro che seduto su una pietra, tenta di far abboccare i pesci all'amo, non riuscendovi. Scopriamo, inoltre, cosa fanno Schigheo Sasaki e la sorellina Sadako, in attesa di tornare a casa e incontrare la madre dal rientro dalla fabbrica con il desiderio di poter mangiare qualcosa, in tempi di carestia. In questa calma apparente, dall'aereo denominato "Enola Gay", (dal nome della madre del pilota, il colonnello Paul Tibbetts, "nello spazio riservato al carico, l'armiere, maggiore Ferebee, mise in funzione il meccanismo di sganciamento della bomba. Poi mirò il bersaglio. La bomba cadde. Con un miagolio infernale il mostro precipitò giù." Era il mattino del 6 agosto 1945. Il 9 agosto fu sganciata la bomba su Nagasaki.

Occorre valorizzare un romanzo come "Il gran Sole di Hiroshima" di karl Bruckner, opera di letteratura per ragazzi, che dovrebbero leggere e conoscere anche gli adulti, perché l'argomento è di grande rilevanza, perché si affronta un tema grave come la guerra, perché bisogna educare alla pace, perché occorre ridare valore alla vita. Nella quarta di copertina del libro è scritto che: "Siamo nell'estate del 1945 e, il 6 agosto, l'inimmaginabile accade. Niente sarà più come prima." Semplice dichiarazione che invita a riflettere sullo stato della situazione attuale e sugli accadimenti bellici che attraversano i nostri giorni. Certo niente sarà più come prima, e lo ricorda Salvatore Quasimodo nella sua poesia "Uomo del mio tempo", quando scrive: "Sei ancora quello della pietra e della fionda/, uomo del mio tempo. Eri nella carlinga/, con le ali maligne, le meridiane di morte/, - t'ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche/, alle ruote di tortura. T'ho visto: eri tu/, con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio/, senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora/, come sempre, come uccisero/i padri, come uccisero/ gli animali che ti videro per la prima volta/. E questo sangue odora come nel giorno/quando il fratello disse all'altro fratello/: «Andiamo ai campi». E quell'eco fredda, tenace/, è giunta fino a te, dentro la tua giornata/. Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue/salite dalla terra, dimenticate i padri/: le loro tombe affondano nella cenere/, gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore/."

Rileggiamo questo testo, valorizzando i temi della poesia civile affrontati dal Nobel per la poesia 1959, Salvatore Quasimodo, che ci ricorda come il dolore degli altri, potrebbe essere, da un momento all'altro, il nostro stesso dolore, sottolineando l'importanza che assume, attraverso l'educazione, il combattere lo stato di indifferenza verso tutto ciò che ci circonda. E l'invito a riflettere sulle nostre esistenze e su quelle altrui, ci immerge nel teatro della guerra atomica quando, nel leggere i versi di Quasimodo, si coglie l'attimo e l'atmosfera soffocante in cui avviene il lancio della bomba atomica. Sono immagini e contesti di sgomento e smarrimento che forse abbiamo dimenticato ma, che l'attuale clima in cui viviamo, e le situazioni odierne, ci ricordano, di continuo: il rischio di una guerra atomica è sempre imminente. E sia Karl Bruckenr con il romanzo "Il Gran Sole di Hiroshima", che Salvatore Quasimodo, con la poesia "Uomo del mio tempo", ci sollecitano ad essere più sensibili e attenti e partecipi, verso lo svolgersi di questi temi che sono di cruciale attualità. Scrive in Premessa, Karl Brukner: << La patetica storia di Sadako Sasaki – una delle tante vicende che si svolsero fra le case e i ciliegi di Hiroscima in un lontano mattino dell'agosto 1945 – non può essere dimenticata: è un momento da ricordare che prima di ogni altra cosa al mondo importa dar vita all'evangelico "Amatevi come io vi ho amato".>> Riflettere per ricordare. Fare memoria per non dimenticare.
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