
Attualità
Intitolazione delle vie, il racconto di Michele Grimaldi
La riflessione dello storico e archivista
Barletta - giovedì 15 maggio 2025
0.28
Riceviamo e pubblichiamo una nota dello storico e archivista Michele Grimaldi sulla odonomastica.
Quello della odonomastica (dal greco hodós "via, strada" e onomastikòs "atto a denominare") è sempre stato un terreno di "scontro" tra i cittadini e l'Ente locale. Questo perché la normativa che regola l'intitolazione delle vie è alquanto omnicomprensiva. Desidero ricordare, ancora una volta, che la Commissione toponomastica è un organo esclusivamente consultivo dell'Ente comune e che si riunisce ogni qual volta il Sindaco lo ritenga necessario, al fine di esprimere pareri, studiata la documentazione (repetita iuvant!), che debbano "…nella scelta delle personalità, privilegiare quelle cittadine e quei cittadini barlettani che sul territorio comunale e fuori da esso si siano particolarmente distinti in diversi ambiti e settori di attività: culturale, sociale, civile, militare, del volontariato e sportivo " e la Commissione in genere è sempre attentissima a far proprie queste indicazioni.
Molto spesso chi presenta proposte alla commissione dimentica la vera finalità della intitolazione delle vie e cioè che l'odonomastica ha come principale scopo quello di perpetrare il ricordo delle personalità o degli avvenimenti che hanno caratterizzato e portato onore (e non disdoro si badi bene!) a quel luogo con la propria vita. Per essere più precisi, gli odonimi avrebbero il compito di trasformarsi in uno strumento di lettura del passato, essere commemorativi di episodi e celebrativi di quei personaggi che hanno lasciato un'impronta indelebile nella storia locale e nazionale con le loro opere meritorie nelle scienze come nelle arti e nelle conquiste di carattere sociale, economico e politici per poi tramandarle alle generazioni che si "susseguono" nella vita cittadina.
è di questi giorni la querelle sorta dopo la proposta di intitolare una via a Sergio Ramelli. Naturalmente l'iniziativa ha trovato chi ha appoggiato in pieno l'idea e chi, ovviamente, la sta osteggiando con motivazioni accettabilissime oltre che motivate.
Ma tra il marasma delle proteste e indignazioni generali, c'è chi perora in maniera forte l'intitolazione di una strada a Ramelli portando a paragone illustri personaggi quali Fermi, Marconi, Pirandello e tanti altri grandi italiani che hanno fior fiore di strade che portano il loro nome ed erano convinti e dichiarati fascisti. Dovremmo forse eliminarle e dedicarle a qualche illustre sconosciuto?
Sarebbe stato preferibile, forse, che in una occasione come questa, fossero stati organizzati incontri pubblici per raccontare, alle giovani generazioni, avvenimenti scarsamente citati o che non si trovano nei libri di storia e tuttavia, dopo tanti anni, è davvero ignobile non parlarne.
Mi riferisco, tra i tanti, alla drammatica repressione di Bronte nella quale si distinse per ferocia il garibaldino Nino Bixio. O ancora al Generale Cadorna, comandante supremo dell'Esercito Regio che combatteva contro l'Austria – Ungheria nella Grande Guerra, il quale adottò l'aberrante "pratica" della decimazione (termine coniato in quella occasione) consistente nella fucilazione di dieci uomini sorteggiati, usandoli come deterrente per coloro che si fossero rifiutati di mettersi in marcia verso la prima linea per essere sterminati indiscriminatamente. E tutto questo orrore veniva anche giustificato dal Cadorna il quale affermava con convinzione "… ho appreso che tra le mie truppe si sono verificate recentemente alcune gravi manifestazioni di indisciplina, perciò ho approvato che nei reparti che sciaguratamente si macchiarono di così grave onta alcuni, colpevoli o non, fossero immediatamente passati per le armi". Incredibile!
E per essere bipartizan, come si diceva qualche era politica fa, non posso far passare sottosilenzio che a Castelfidardo ed in tante altre città italiane, c'è una via dedicata a Stalin. Nel paese delle fisarmoniche, in provincia di Ancona, c'era via Stalin … e c'è ancora, nonostante le famigerate purghe che colpirono tanti italiani, operate da "baffone".
Insomma molti episodi di cui si omette il racconto, perché così hanno voluto i vincitori e quanti pensano che non lavando i panni sporchi in pubblico, si renda un servizio alla democrazia italiana e alla verità storica.
Chi si meraviglia di questo antagonismo, purtroppo, non conosce la storia dell'odonomastica di una Città.
Quindi cosa dire delle proteste? Possono essere considerate assolutamente legittime ma al contempo palesemente di parte perché diversamente sarebbero dovute giungere reazioni anche per i fautori delle foibe e di tanti altri che con la scusa dell'antifascismo hanno compiuto misfatti più crudeli e ciononostante, sono "ricordati" anche con monumenti.
Il sunto conclusivo, visto il coup de théâtre di fine consiglio comunale, spetta ad un aforisma dello scrittore finlandese Markku Envall il quale afferma "Una istituzione non chiede scusa. Cambia argomento, l'ordine del giorno e alla fine il personale"…e così sia!
P.S. Ma le vie da intitolare dove sono?
Quello della odonomastica (dal greco hodós "via, strada" e onomastikòs "atto a denominare") è sempre stato un terreno di "scontro" tra i cittadini e l'Ente locale. Questo perché la normativa che regola l'intitolazione delle vie è alquanto omnicomprensiva. Desidero ricordare, ancora una volta, che la Commissione toponomastica è un organo esclusivamente consultivo dell'Ente comune e che si riunisce ogni qual volta il Sindaco lo ritenga necessario, al fine di esprimere pareri, studiata la documentazione (repetita iuvant!), che debbano "…nella scelta delle personalità, privilegiare quelle cittadine e quei cittadini barlettani che sul territorio comunale e fuori da esso si siano particolarmente distinti in diversi ambiti e settori di attività: culturale, sociale, civile, militare, del volontariato e sportivo " e la Commissione in genere è sempre attentissima a far proprie queste indicazioni.
Molto spesso chi presenta proposte alla commissione dimentica la vera finalità della intitolazione delle vie e cioè che l'odonomastica ha come principale scopo quello di perpetrare il ricordo delle personalità o degli avvenimenti che hanno caratterizzato e portato onore (e non disdoro si badi bene!) a quel luogo con la propria vita. Per essere più precisi, gli odonimi avrebbero il compito di trasformarsi in uno strumento di lettura del passato, essere commemorativi di episodi e celebrativi di quei personaggi che hanno lasciato un'impronta indelebile nella storia locale e nazionale con le loro opere meritorie nelle scienze come nelle arti e nelle conquiste di carattere sociale, economico e politici per poi tramandarle alle generazioni che si "susseguono" nella vita cittadina.
è di questi giorni la querelle sorta dopo la proposta di intitolare una via a Sergio Ramelli. Naturalmente l'iniziativa ha trovato chi ha appoggiato in pieno l'idea e chi, ovviamente, la sta osteggiando con motivazioni accettabilissime oltre che motivate.
Ma tra il marasma delle proteste e indignazioni generali, c'è chi perora in maniera forte l'intitolazione di una strada a Ramelli portando a paragone illustri personaggi quali Fermi, Marconi, Pirandello e tanti altri grandi italiani che hanno fior fiore di strade che portano il loro nome ed erano convinti e dichiarati fascisti. Dovremmo forse eliminarle e dedicarle a qualche illustre sconosciuto?
Sarebbe stato preferibile, forse, che in una occasione come questa, fossero stati organizzati incontri pubblici per raccontare, alle giovani generazioni, avvenimenti scarsamente citati o che non si trovano nei libri di storia e tuttavia, dopo tanti anni, è davvero ignobile non parlarne.
Mi riferisco, tra i tanti, alla drammatica repressione di Bronte nella quale si distinse per ferocia il garibaldino Nino Bixio. O ancora al Generale Cadorna, comandante supremo dell'Esercito Regio che combatteva contro l'Austria – Ungheria nella Grande Guerra, il quale adottò l'aberrante "pratica" della decimazione (termine coniato in quella occasione) consistente nella fucilazione di dieci uomini sorteggiati, usandoli come deterrente per coloro che si fossero rifiutati di mettersi in marcia verso la prima linea per essere sterminati indiscriminatamente. E tutto questo orrore veniva anche giustificato dal Cadorna il quale affermava con convinzione "… ho appreso che tra le mie truppe si sono verificate recentemente alcune gravi manifestazioni di indisciplina, perciò ho approvato che nei reparti che sciaguratamente si macchiarono di così grave onta alcuni, colpevoli o non, fossero immediatamente passati per le armi". Incredibile!
E per essere bipartizan, come si diceva qualche era politica fa, non posso far passare sottosilenzio che a Castelfidardo ed in tante altre città italiane, c'è una via dedicata a Stalin. Nel paese delle fisarmoniche, in provincia di Ancona, c'era via Stalin … e c'è ancora, nonostante le famigerate purghe che colpirono tanti italiani, operate da "baffone".
Insomma molti episodi di cui si omette il racconto, perché così hanno voluto i vincitori e quanti pensano che non lavando i panni sporchi in pubblico, si renda un servizio alla democrazia italiana e alla verità storica.
Chi si meraviglia di questo antagonismo, purtroppo, non conosce la storia dell'odonomastica di una Città.
Quindi cosa dire delle proteste? Possono essere considerate assolutamente legittime ma al contempo palesemente di parte perché diversamente sarebbero dovute giungere reazioni anche per i fautori delle foibe e di tanti altri che con la scusa dell'antifascismo hanno compiuto misfatti più crudeli e ciononostante, sono "ricordati" anche con monumenti.
Il sunto conclusivo, visto il coup de théâtre di fine consiglio comunale, spetta ad un aforisma dello scrittore finlandese Markku Envall il quale afferma "Una istituzione non chiede scusa. Cambia argomento, l'ordine del giorno e alla fine il personale"…e così sia!
P.S. Ma le vie da intitolare dove sono?