Scuola e Lavoro

Il "Garrone" di Barletta e il "Colasanto" di Andria chiedono. Solo Andria ottiene.

L'ufficio scolastico regionale opera una scelta poco comprensibile. «Stessi istituti, stessi criteri, risposte diverse»

«Gli istituti professionali "Garrone" di Barletta e "Colasanto" di Andria, hanno chiesto l'attivazione di una sezione di liceo artistico per la grafica per il 2011 - 2012. La provincia è d'accordo, l'ufficio scolastico regionale solo in parte: ad Andria dice sì, a Barletta nega l'assenso». Questo l'inizio della nota che il consigliere Franco Pastore ha inteso inviare alla nostra redazione in merito a quello che pensiamo essere un vero e proprio metodo di "due pesi e due misure", conosciamo bene l'impegno e la didattica di una scuola come il nostro "Garrone", vivace e ben collocato sul territorio. Cosa mai potrebbe ingenerare un scelta del genere, francamente poco comprensibile?

«Eppure gli istituti sono i medesimi, le domande e i criteri pure e il parere della provincia lo stesso. La motivazione è che esiste già un tale indirizzo di studi ad Andria. E io allora mi chiedo, e non sarebbe lo stesso invertendo le cose? Qual è il principio vero della scelta, del discrimine? Tutto quanto riguarda la scuola già diventa ogni girono che passa un rebus, con regole che cambiano, scuole e indirizzi che esistono a intermittenza, poi cambiano nome, un po' anche sostanza, maestri più o meno unici, in un precariato assoluto, in tutto e per tutto, poi a demolirla ci si mette pure la burocrazia e i pareri di chi, da Bari, fa i conti solo con i numeri, i parametri o chissà che altro. Come consigliere regionale e cittadino vorrei avere una risposta, vorrei che dall'assessorato regionale all'istruzione, che detiene il mandato politico e non burocratico, si spieghi il motivo di tale discrimine, a me e ai ragazzi che frequentano il "Garrone" di Barletta (le ore di grafica andranno a farle ad Andria da ora in poi?), agli insegnanti del "Garrone" che fanno i conti con un monte ore smagrito da chi, dal governo centrale a Bari, non sa di cosa parla e su cosa decide».

«A riprova della schizofrenia delle politiche legate alla scuola sul nostro territorio, del fatto che, da una parte si toglie quello che c'è e dall'altra si clona inutilmente l'esistente, vi è la vicenda dell'istituto alberghiero a Trani. Pare che tutti lo vogliano, il comune che l'ha proposto, la provincia che ha accolto la proposta, l'ufficio scolastico regionale. Tutti tranne Margherita di Savoia. E se legittima è la volontà di Trani, altrettanto lo è quella del comune ofantino. Un istituto alberghiero nel centro termale esiste infatti dal 1998, conta circa 900 studenti, la metà dei quali provengono dai capoluoghi, Barletta, Andria e Trani. Se si dovesse dimezzare l'utenza di quell'istituto cosa accadrebbe? Si tratta di una scuola che bene si inserisce nel contesto economico – produttivo cittadino che vive di turismo, grazie al mare, alle terme e alla zona umida delle saline. Senza pensare poi alla necessità di riequilibrare l'offerta formativa sul territorio, prevedendo eventuali integrazioni ed evitando interferenze e sovrapposizioni. Bisogna evitare che una scelta che dovrebbe essere dettata solo dall'opportunità reale di essere compiuta, diventi motivo di dissidi, fra città e fra enti a discapito dei fruitori dell'istituto, gli studenti, che godono di servizi e di una offerta formativa eccellenti, e dei lavoratori, che sarebbero trasferiti».
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