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La città

Come far di tutto un pegno

In tempo di crisi è corsa alle vendite. Vecchi divani, tv, radio, sedie, vestiti, oro, è di valore? Lo vendo

La piena crisi economica, l'aumento delle tasse e il conseguente aumento dei prezzi portano sempre più in questi mesi post-festivi a correre ai ripari cercando di evitare le spese inutili e gli sprechi, così quel po' che si ha si cerca di utilizzarlo al meglio e a malincuore gioielli cari e cose di valore vengono dati via per una necessità primaria. Le temperature invernali congelano conti bancari e non solo, così si parte alla volta dei banchi da pegno cercando di vendere e svendere pur di guadagnare da vivere, anche quei ricordi più cari e antichi che si conservano sotto il letto, addio ai collier di Zia Maria ai braccialetti d'oro, primi regali di nascite e battesimi, tutti immolati per una buona causa, la sopravvivenza. "L'oro non va più di moda e invecchia pure preferisco la bigiotteria", per nascondere la tristezza di una estrema necessità ci si ripara dietro una scusa modaiola e glamour, mentre in realtà quotidianamente si prendono d'assalto i siti per valutare la quotazione finanziaria dell'oro e quando questa sembra al picco via al raduno del bottino dorato chiuso in cassaforte per venderlo, la disperazione pervade gli animi e quando non c'è più dio che tenga il sacrificio è l'unica strada da seguire.

Barletta in questi ultimi due anni sembra aver rivalutato inoltre la preziosità dei mercatini dell'usato, mentre prima l'unica chance di spendere poco e farlo bene era il classico mercato cittadino del sabato mattina, adesso pullulano negozi che per una piccola percentuale vendono roba usata di ogni genere e fantasia, le code per registrare la propria merce portano via anche ore, ma quando ormai il lavoro sembra scarseggiare in compenso il tempo non manca mai. In passato il mercatino all'aperto invece era un lusso per intenditori alla ricerca di perle d'antiquariato mentre il cittadino medio raramente vi si avvicinava, all'insegna del vietato per nasi delicati, o il "sono allergico alla polvere della roba usata" adesso invece ci si attrezza di metro centrimetrato e si parte all'acquisto di interi arredamenti, anche l'ikea è diventata troppo dispendiosa. Il web in ultimo offre immense opportunità di vendite facili, così anche i più recidivi si danno all'interattività per cercare di liberarsi di quei vecchi televisori, frigoriferi, divani e chi più ne ha più ne metta, il tutto postato su facebook con prezzo in commento o in evidenza su siti di vendita, una foto all'oggetto e subito partono i click degli acquirenti. Per non parlare poi delle aste al ribasso sempre online, laddove vince chi offre di meno il più velocemente possibile, o i vari tutto ad un centesimo per il mouse più veloce.

Recessione o meno che sia, qui da noi la crisi si sente e il cittadino corre ai ripari, qualche anno fa durante i saldi invernali si assisteva a scene scritturate appositamente per film come "I love shopping", la lotta per accaparrarsi il meglio non era un'utopia, ora come ora invece il 70% arriva in tutti i negozi come una manna dal cielo per consentire anche a chi non può di farsi un piccolo regalo concedendosi un lusso ormai da pochi, prima ci si accontentava del 20% e già si credeva di aver fatto un buon affare. Ci si chiede ma dove andremo a finire? Forse in realtà questa straparlata crisi potrebbe essere una chiave di lettura, per comprendere il valore di quello che abbiamo, un mantra che ci ricordi quotidianamente come eravamo, sciuponi immaginariamente altolocati solo per la nostra facoltà di spendere e sparpagliare quel tanto sottovalutato che oggi è diventato così poco e indispensabile, la nostra terra, la famiglia, una passeggiata sul lungo mare, cosa potrebbe esserci di più prezioso?
  • Crisi economica
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