Francesco Boccia
Francesco Boccia
Politica

Boccia: «Per un cittadino onesto è un piacere andare in Procura»

Le primarie a Barletta: «Quando ci si disintossica si passa attraverso una bassa affluenza». Patruno: «Non sono responsabile della situazione di Barletta»

«Per i mestieranti della politica, la politica è l'unica ragione di vita, per se stessi. Quando è così, ci si incattivisce, e la cosa pubblica diventa cosa propria». Con queste parole il deputato Pd Francesco Boccia è intervenuto, nel corso di un incontro, organizzato venerdì scorso dal Movimento per il Partito del Lavoro, che aveva proprio come tema: "Quando la questione morale diventa questione politica". «Una classe politica seria anticipa la magistratura e non l'aspetta. Io vado spesso in Procura. Per un cittadino onesto deve essere un piacere andare in Procura della Repubblica - ha aggiunto, entrando sul caso Barletta - Io non ce l'ho con nessuno. Voglio solo difendere la credibilità del Pd». La presenza di Boccia, è stata occasione per un'intervista, per cercare di entrare nei dettagli di questa vicenda, di cui è stato uno dei protagonisti in quest'ultimo mese.

Onorevole Boccia, lei ha inaugurato una lunga serie di visite in Procura della Repubblica a Trani per il caso Barletta. Quali sono stati i contenuti che lei ha esposto alla Procura, e di che cosa lei è a conoscenza?
«Non penso di essere stato il primo. In Procura della Repubblica ci vado spesso. La Procura della Repubblica non è un luogo oscuro e misterioso. E' la casa, con il Tribunale di Trani, della giustizia di questo distretto, che è un distretto vasto. Confrontarsi con coloro che servono lo stato serve sempre. Le vicende che hanno caratterizzato la crisi di Barletta non le ho scoperte io. Sono state comunicate alla città in due conferenze stampa. Penso di aver letto, come tutti i barlettani, le motivazioni che hanno portato la crisi dell'amministrazione di Barletta. Ed essendo state le motivazioni contenute nelle conferenze stampa molto gravi, è evidente che, in quanto membro del Pd, ho sperato che la Procura della Repubblica facesse luce, cosa che immagino stia facendo, sulle cause, perché io sento la responsabilità di selezionare la classe dirigente del Pd nel miglior modo possibile. Come è noto questa crisi non è avvenuta né in questa aula, in consiglio comunale, né è avvenuta in un'assemblea di partito, ma è avvenuta, nata e finita, presso uno studio notarile. Quando accade questo è evidente che i partiti vengono estromessi dalla discussione. Io non mi occupo di giustizia, come è noto, mi occupo di politica ed economia, in questo caso di politica su questo territorio».

Non scende nei dettagli che lei ha detto in Procura?
«Non penso che sia opportuno parlare di dettagli».

E quanto tempo dovranno ancora aspettare i cittadini per essere pienamente a conoscenza dei fatti e poter trarre le loro conclusioni?
«Dal punto di vista politico, penso che i cittadini potranno trarre le loro conclusioni nelle elezioni amministrative prossime, perché potranno giudicare i partiti e le liste che faranno, dalle persone che candideranno. Dal punto di vista giudiziario, tocca alla magistratura rispondere, non certo a me».

In che rapporti è con l'ex sindaco Maffei?
«Sono rapporti, sul piano umano, buoni con tutti. Sul piano politico, faccio delle critiche che normalmente non faccio alla stampa, ma faccio nelle assemblee di partito. Ho partecipato all'assemblea provinciale e ho detto tutto quello che era opportuno dire, sulla natura della crisi, sulla dinamica della crisi, e su quello che poi è finito sui giornali. In queste vicende non contano i rapporti umani. I rapporti umani son buoni con tutti. Son buoni col sindaco, con gli assessori, con tutti i consiglieri comunali».

Anche con il consigliere Caracciolo?
«Con tutti. Con Caracciolo, con Mennea. Io il rapporto umano ce l'ho buono con tutti. Poi il rapporto politico è un'altra cosa. Siccome io rappresento il Pd, come lo rappresentano loro, è evidente anche a loro che il Pd ha mandato, senza saperlo, a casa un'amministrazione di un comune capoluogo di provincia come Barletta».

Le sue responsabilità per questa crisi del centrosinistra, nell'intera provincia, in quanto parlamentare del territorio?
«Mi assumo sempre le responsabilità anche non mie, perché se uno non si assume le responsabilità non è degno di far politica. Il centrosinistra nella provincia di Barletta-Andria-Trani ha vissuto momenti molto belli, se penso alla straordinaria vittoria di San Ferdinando, di Michele Lamacchia, solo contro due liste, e a come sta ripartendo in alcune città. Abbiamo visto con le primarie, c'è una selezione della classe dirigente nuova in molte città. Il centrosinistra sta voltando pagina. Barletta era l'amministrazione più importante, quindi se è caduta la colpa è di tutti, mi ci metto anch'io. Forse non mi ero accorto che le dinamiche interne fossero così come sono state raccontate dalle persone che hanno fatto la conferenza stampa».

Dopo il commissariamento del partito, il prossimo passo sarà l'espulsione degli 8 ex consiglieri?
«Lo deve chiedere al comitato dei garanti. Io penso che in un partito serio si rispettano le regole. Quindi aspettiamo la decisione del comitato dei garanti, e poi valuteremo».

Non si sbilancia?
«Se mi vuol far fare la parte del magistrato, del presidente del comitato dei garanti, e del segretario nazionale del partito, ha sbagliato persona. Faccio il deputato della Repubblica pro tempore. Penso che ognuno di noi sia pro tempore quando svolge attività politica, e mi occupo di difendere i principi e i valori nei quali credo».

La classe dirigente nazionale del Pd, di cui lei fa parte, si rende conto del divario che c'è tra livello locale e livello nazionale?
«Quando c'è una crisi il divario si vede. Non è detto che la crisi non serva».

Il segno è arrivato nelle basse affluenze alle primarie.
«Ma guardi, anche in Sicilia c'è stata una bassa affluenza e ha vinto Crocetta. Nel senso che, quando ci si disintossica si passa attraverso una bassa affluenza».
Patruno: «A Barletta, questa deriva della politica è il frutto di un personalismo esagerato»
Presente, nella stessa serata, per brevissimo tempo, anche il segretario provinciale del Pd, Andrea Patruno, al quale abbiamo rivolto alcune domande.

Segretario Patruno, che senso ha votare alle primarie in una città come Barletta, che ha segnato una voragine tra il centrosinistra locale e quello nazionale?
«Ha ancora un senso. Un senso che è tutto politico. Le primarie stanno mostrando una pagina di buona politica, la stanno mostrando in tutto il paese, in contrapposizione ad una cattiva politica, che è figlia di un berlusconismo alla deriva, che in questo momento ha generato un personalismo esasperato. Un personalismo che registriamo nella città di Barletta. Ma un personalismo che, devo dire, sto registrando in larga parte del territorio di questa provincia. Anche a Trani, l'elezione del presidente del consiglio comunale, è il frutto di un incucio tra il centrodestra e il centrosinistra. Io credo che noi dovremmo definitivamente archiviare questa cattiva politica, e dovremmo farlo con un Pd ed un centrosinistra, che sappia essere argine alla deriva morale, etica e politica di questo paese».

Le sue responsabilità per gli insuccessi del centrosinistra e del Pd nella Bat, che lei ha ricordato?
«Io sono responsabile per la parte che mi riguarda. Credo di svolgere a pieno il mio lavoro, di svolgerlo in un contesto politico difficile. Registro successi ed insuccessi, come tutti. Poi, io sono il segretario di un partito eletto dal congresso. Quando il congresso dovesse decidere diversamente, io ne prenderò atto, ma nulla cambierà rispetto alla mia militanza politica e all'attaccamento al mio partito».

Non crede che un suo passo indietro possa essere uno spunto per un eventuale ripartenza del Pd?
«Abbia pazienza. Perché dovrei fare un passo indietro? E rispetto a che cosa? Io non sono responsabile della situazione di Barletta, per quanto a Barletta, ci ho messo direttamente più volte la faccia, per cercare di rispondere al deficit di politica che in questa città di volta in volta si registrava. Ho chiesto al sindaco Maffei più volte di avere un sussulto. L'ho chiesto al Pd. Poi, come spesso accade, il confronto politico, lo scontro politico, ha portato a questa deriva della politica. Ma questa deriva della politica è il frutto di un personalismo esagerato. Io sono l'opposto del personalismo. E quando il partito dovesse addebitare a me una responsabilità, io non farò altro che fare in quel momento davvero un passo indietro. Ma non credo di avere responsabilità da questo punto di vista».
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