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Calcio
Verso Barletta-Lecce, le squadre a confronto
I tre reparti sotto la lente d'ingrandimento
Barletta - sabato 17 gennaio 2015
È già cominciato il countdown verso il tanto atteso derby tra Barletta e Lecce. Domani, a partire dalle ore 16:00, scenderanno in campo al "Puttilli" due squadre con gli umori diversi, ma entrambe cariche e intenzionate a portare a casa l'intera posta in palio. Il Barletta sembra attraversare un particolare stato di grazia, che ha portato in dote cinque vittorie consecutive e tanti consensi per la squadra di mister Sesia. Attraversa ancora uno stato di convalescenza il "nuovo" Lecce di mister Pagliari, arrivato a sostituire Lerda pochi giorni fa. In attesa di vedere in campo i protagonisti del match, armati di lente d'ingrandimento analizziamo il rendimento dei tre reparti di Barletta e Lecce
Difese a confronto: a Lecce si balla
Nonostante il cambio d'allenatore, il tallone d'Achille della corazzata salentina è senza dubbio il reparto arretrato. Con Pagliari il modulo non è cambiato, così come non è cambiato quell'assetto spregiudicato che fa passare in secondo piano la fase difensiva. Prima delle ultime cinque partite, il Lecce poteva vantare una delle difese meno battute, ma gli ultimi incontri disputati hanno mostrato i giallorossi "in ballo": in tutto il campionato, soltanto Lupa Roma e Savoia hanno subito di più. L'esperienza non manca al pacchetto arretrato leccese, che può contare su una linea composta da Lopez, Abruzzese, Vinetot e Salvi oltre a Martinez e al recuperato Mannini, ma la contemporanea presenza di due attaccanti e due esterni molto offensivi rende complicata la fase difensiva. Esperto è anche il portiere Caglioni, che più di una volta ha tolto le castagne dal fuoco. A 200 chilometri di distanza, il Barletta fa della difesa la sua arma migliore. Solo 15 gol subiti, di cui uno nelle ultime cinque. Da dicembre, solo l'eurogol di Schetter ha violato i pali difesi da Liverani. Sesia studia attentamente le peculiarità dell'avversario per metterne in difficoltà la manovra. Garantisce sicurezza anche l'estremo difensore Luca Liverani, che nonostante qualche anno in meno non ha nulla da invidiare al collega salentino. A vincere il derby delle difese è senza dubbio il Barletta.
Centrocampo: una vita da mediani
Dal biancorosso al giallorosso, le carte in tavola cambiano. Il centrocampo del Lecce bada essenzialmente a rompere più che a costruire. Dei tre centrocampisti centrali (Filipe, Sacilotto e Papini), solo il secondo ha doti più interessanti per quel che concerne la creazione del gioco. Il Lecce punta tutto sulle fasce, affidandosi all'imprevedibilità di Lepore, Carrozza e Doumbia, in grado di creare grattacapi a qualsiasi difesa del campionato. Ad aggiungere estro e fantasia potrebbe arrivare il talento dell'Avellino Herrera, ma al momento il contratto dell'ex Paganese non è ancora stato depositato. Potenzialmente letale anche l'arma Bogliacino. Più complesso il discorso riguardante il centrocampo del Barletta. Gli uomini deputati a fare gioco sono Quadri e Legras, che però non si tirano mai indietro quando si tratta di difendere e di stringere i denti. L'ascesa del Barletta porta anche le loro firme, nonostante il loro sia un lavoro più oscuro. Garantisce cuore, grinta e polmoni Francesco De Rose, grande ex della partita, che tornerà titolare dopo aver scontato la squalifica contro il Messina. Tornerà di conseguenza in difesa Cortellini, che pure non aveva fatto male nell'inedita veste di mediano. La "disfida" delle mediane termina dunque con una sostanziale parità, con il Lecce leggermente avvantaggiato dalle numerose alternative a disposizione del tecnico Pagliari.
Attacco: signor nessuno contro grandi firme
Discorso completamente diverso per l'attacco. È qui che le differenze tra le due squadre, almeno sulla carta, si acuiscono. Oltre ai già citati esterni, che possono a tutti gli effetti considerarsi attaccanti, il Lecce può vantare su un reparto offensivo "grandi firme". Della Rocca garantisce centimetri, esperienza e gol pesanti, ma il valore aggiunto dei salentini è la fantasia di Davide Moscardelli e Fabrizio Miccoli. A causa di qualche acciacco di troppo, i due non hanno giocato spesso insieme, ma assicurano giocate ed imprevedibilità. Il simbolo del Lecce è proprio l'ex Bologna, la cui rovesciata merita la copertina dell'intera Lega Pro. Da un attacco "vip", passiamo ad un reparto più funzionale ma composto essenzialmente da una serie di giocatori non proprio conosciutissimi nella categoria. L'attacco del Barletta, che da mesi fa a meno delle prestazioni degli infortunati Biancolino e Dell'Agnello e da pochi giorni ha salutato il suo fiore all'occhiello Floriano, punta tutto su Ameth Fall. Il centravanti franco-senegalese è in grande forma, avendo segnato cinque reti nelle ultime cinque partite. Ai suoi fianchi, agiscono Venitucci e Danti, che con il passare delle partite entrano sempre più nel vivo del gioco, assumendosi qualche responsabilità in più rispetto al passato. Nonostante questo dato positivo e i nove gol messi a segno dai biancorossi nelle ultime cinque partite disputate, l'attacco del Barletta resta uno dei meno prolifici del girone, con una media di 0.9 gol a partita. La produttività dei padroni di casa è però impressionante sotto un altro punto di vista: per ogni gol fatto, il Barletta ha "prodotto" 1,5 punti, una media molto alta. Messi a confronto gli attacchi, a spuntarla è il reparto offensivo salentino.
Difese a confronto: a Lecce si balla
Nonostante il cambio d'allenatore, il tallone d'Achille della corazzata salentina è senza dubbio il reparto arretrato. Con Pagliari il modulo non è cambiato, così come non è cambiato quell'assetto spregiudicato che fa passare in secondo piano la fase difensiva. Prima delle ultime cinque partite, il Lecce poteva vantare una delle difese meno battute, ma gli ultimi incontri disputati hanno mostrato i giallorossi "in ballo": in tutto il campionato, soltanto Lupa Roma e Savoia hanno subito di più. L'esperienza non manca al pacchetto arretrato leccese, che può contare su una linea composta da Lopez, Abruzzese, Vinetot e Salvi oltre a Martinez e al recuperato Mannini, ma la contemporanea presenza di due attaccanti e due esterni molto offensivi rende complicata la fase difensiva. Esperto è anche il portiere Caglioni, che più di una volta ha tolto le castagne dal fuoco. A 200 chilometri di distanza, il Barletta fa della difesa la sua arma migliore. Solo 15 gol subiti, di cui uno nelle ultime cinque. Da dicembre, solo l'eurogol di Schetter ha violato i pali difesi da Liverani. Sesia studia attentamente le peculiarità dell'avversario per metterne in difficoltà la manovra. Garantisce sicurezza anche l'estremo difensore Luca Liverani, che nonostante qualche anno in meno non ha nulla da invidiare al collega salentino. A vincere il derby delle difese è senza dubbio il Barletta.
Centrocampo: una vita da mediani
Dal biancorosso al giallorosso, le carte in tavola cambiano. Il centrocampo del Lecce bada essenzialmente a rompere più che a costruire. Dei tre centrocampisti centrali (Filipe, Sacilotto e Papini), solo il secondo ha doti più interessanti per quel che concerne la creazione del gioco. Il Lecce punta tutto sulle fasce, affidandosi all'imprevedibilità di Lepore, Carrozza e Doumbia, in grado di creare grattacapi a qualsiasi difesa del campionato. Ad aggiungere estro e fantasia potrebbe arrivare il talento dell'Avellino Herrera, ma al momento il contratto dell'ex Paganese non è ancora stato depositato. Potenzialmente letale anche l'arma Bogliacino. Più complesso il discorso riguardante il centrocampo del Barletta. Gli uomini deputati a fare gioco sono Quadri e Legras, che però non si tirano mai indietro quando si tratta di difendere e di stringere i denti. L'ascesa del Barletta porta anche le loro firme, nonostante il loro sia un lavoro più oscuro. Garantisce cuore, grinta e polmoni Francesco De Rose, grande ex della partita, che tornerà titolare dopo aver scontato la squalifica contro il Messina. Tornerà di conseguenza in difesa Cortellini, che pure non aveva fatto male nell'inedita veste di mediano. La "disfida" delle mediane termina dunque con una sostanziale parità, con il Lecce leggermente avvantaggiato dalle numerose alternative a disposizione del tecnico Pagliari.
Attacco: signor nessuno contro grandi firme
Discorso completamente diverso per l'attacco. È qui che le differenze tra le due squadre, almeno sulla carta, si acuiscono. Oltre ai già citati esterni, che possono a tutti gli effetti considerarsi attaccanti, il Lecce può vantare su un reparto offensivo "grandi firme". Della Rocca garantisce centimetri, esperienza e gol pesanti, ma il valore aggiunto dei salentini è la fantasia di Davide Moscardelli e Fabrizio Miccoli. A causa di qualche acciacco di troppo, i due non hanno giocato spesso insieme, ma assicurano giocate ed imprevedibilità. Il simbolo del Lecce è proprio l'ex Bologna, la cui rovesciata merita la copertina dell'intera Lega Pro. Da un attacco "vip", passiamo ad un reparto più funzionale ma composto essenzialmente da una serie di giocatori non proprio conosciutissimi nella categoria. L'attacco del Barletta, che da mesi fa a meno delle prestazioni degli infortunati Biancolino e Dell'Agnello e da pochi giorni ha salutato il suo fiore all'occhiello Floriano, punta tutto su Ameth Fall. Il centravanti franco-senegalese è in grande forma, avendo segnato cinque reti nelle ultime cinque partite. Ai suoi fianchi, agiscono Venitucci e Danti, che con il passare delle partite entrano sempre più nel vivo del gioco, assumendosi qualche responsabilità in più rispetto al passato. Nonostante questo dato positivo e i nove gol messi a segno dai biancorossi nelle ultime cinque partite disputate, l'attacco del Barletta resta uno dei meno prolifici del girone, con una media di 0.9 gol a partita. La produttività dei padroni di casa è però impressionante sotto un altro punto di vista: per ogni gol fatto, il Barletta ha "prodotto" 1,5 punti, una media molto alta. Messi a confronto gli attacchi, a spuntarla è il reparto offensivo salentino.
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