
Calcio
Ghirelli: "Il futuro della Lega Pro è tutto nei giovani"
Il dg della Lega Pro intervistato in esclusiva ieri al "Puttilli"
Barletta - lunedì 19 novembre 2012
Ieri pomeriggio, tra gli spettatori (pochi, a dir la verità) che hanno assistito a Barletta-Paganese 0-1 presso lo stadio "Cosimo Puttilli", ce n'era uno di eccezione, certo non passato inosservato: parliamo del Direttore generale della Lega Pro, Francesco Ghirelli, presente sugli spalti dell'impianto barlettano nel momento in cui l'ente con sede in Via Jacopo da Diacceto, a Firenze, è maggiormente al centro delle critiche nella sua breve esistenza. Noi di Barlettalife.it gli abbiamo rivolto qualche breve domanda in una esclusiva intervista sul momento del calcio di terza serie e sugli sviluppi per il futuro, in attesa del Consiglio Federale del 21 novembre che dovrà ratificare l'avvenuto accordo sulla riforma dei campionati:
Direttore Ghirelli, che partita ha visto a Barletta?
"La Paganese mi ha dato l'impressione di essere una squadra molto esperta, di categoria, che fa male quando decide di colpire. Il Barletta è una rosa giovane, con alcune buone individualità da non sottovalutare".
In una Lega Pro con l'età media notevolmente ridotta, resta quindi determinante avere tanti calciatori esperti in rosa per fare bene?
"Noi dobbiamo fare un calcio giovane, la via è questa. Lo impone la crisi e la necessità di dare una mano al calcio italiano nella scoperta dei giovani. Io vado spesso a vedere partite in giro, e denoto una crescita complessiva della qualità del gioco e delle rose: deve esserci un investimento collegiale nei giovani, tra i vari campionati. Serve certamente avere dei calciatori esperti, ma è necessario investire sui giovani".
Si avvicina la fatidica data del 21 novembre. In merito all'attesa riforma della Lega Pro, cosa possiamo anticipare?
"Intanto bisogna aspettare la pronunzia della Procura Federale. Noi abbiamo preparato tutto, dalle regole, all'anno di transizione, che sarà il prossimo: confermo che il prossimo campionato sarà di 69 squadre. Se poi non dovesse passare la riforma, allora torneremmo alla situazione approvata qualche mese fa, quella priva di ripescaggi. Nel 2014/2015 avremo un unico campionato di Prima Divisione, con 3 gironi da 20 squadre. Io mi auguro che si approdi alla riforma, per dare un quadro di certezza alle società, dare loro un quadro di programmazione e di risorse certe, e imbastire un campionato che abbia un profilo definito. Questo è il nostro obiettivo".
Si è parlato di tetto di spesa per le società. Cosa significherebbe questo?
"Significa che un presidente potrà sempre gestire la sua società come vuole, ma dovrà al tempo stesso presentare un bilancio preventivo delle spese per tutta la stagione".
Televisivamente, la Lega Pro è diventata più appetibile negli anni con anticipi e posticipi settimanali. Una via per riportare la gente allo stadio è quella di cambiare gli orari di disputa delle partite?
"Non c'è dubbio su questo, è necessario cambiare gli orari. Gli esperimenti fatti in Puglia giocando alle 18 hanno portato una bella cornice di pubblico. Noi non dobbiamo fare concorrenza alla serie A e rompere gli schemi domenicali delle famiglie. Potremmo sperimentare uno spazio orario che possa riportare la gente negli stadi senza obbligarla ad esempio a non presenziare ai pranzi della domenica: è l'unico sistema per mantenere il calcio vivo, senza pubblico il calcio non è calcio".
L'invito al pubblico è arrivato, ma in tempi di crisi, in cui si parla di calcio di Lega Pro in costante passivo, come si fa a convincere gli imprenditori a continuare a investire nel calcio?
"Intanto io dico loro di avere chiaro che bisogna puntare sui giovani, in modo da abbassare i costi di gestione e di poter fare mercato. Non bisogna fare follie, bisogna fare programmazione, tant'è che la riforma, se sarà fatta il 21 novembre, sarà per la prima volta sostenuta da un piano industriale, triennale o quinquennale. Bisogna poi lavorare molto per radicare la squadra con città, tifosi, oratori, parrocchie e investire sui settori giovanili, realizzando collegamenti forti e lavorando in questa direzione".
(Twitter: @GuerraLuca88)
Direttore Ghirelli, che partita ha visto a Barletta?
"La Paganese mi ha dato l'impressione di essere una squadra molto esperta, di categoria, che fa male quando decide di colpire. Il Barletta è una rosa giovane, con alcune buone individualità da non sottovalutare".
In una Lega Pro con l'età media notevolmente ridotta, resta quindi determinante avere tanti calciatori esperti in rosa per fare bene?
"Noi dobbiamo fare un calcio giovane, la via è questa. Lo impone la crisi e la necessità di dare una mano al calcio italiano nella scoperta dei giovani. Io vado spesso a vedere partite in giro, e denoto una crescita complessiva della qualità del gioco e delle rose: deve esserci un investimento collegiale nei giovani, tra i vari campionati. Serve certamente avere dei calciatori esperti, ma è necessario investire sui giovani".
Si avvicina la fatidica data del 21 novembre. In merito all'attesa riforma della Lega Pro, cosa possiamo anticipare?
"Intanto bisogna aspettare la pronunzia della Procura Federale. Noi abbiamo preparato tutto, dalle regole, all'anno di transizione, che sarà il prossimo: confermo che il prossimo campionato sarà di 69 squadre. Se poi non dovesse passare la riforma, allora torneremmo alla situazione approvata qualche mese fa, quella priva di ripescaggi. Nel 2014/2015 avremo un unico campionato di Prima Divisione, con 3 gironi da 20 squadre. Io mi auguro che si approdi alla riforma, per dare un quadro di certezza alle società, dare loro un quadro di programmazione e di risorse certe, e imbastire un campionato che abbia un profilo definito. Questo è il nostro obiettivo".
Si è parlato di tetto di spesa per le società. Cosa significherebbe questo?
"Significa che un presidente potrà sempre gestire la sua società come vuole, ma dovrà al tempo stesso presentare un bilancio preventivo delle spese per tutta la stagione".
Televisivamente, la Lega Pro è diventata più appetibile negli anni con anticipi e posticipi settimanali. Una via per riportare la gente allo stadio è quella di cambiare gli orari di disputa delle partite?
"Non c'è dubbio su questo, è necessario cambiare gli orari. Gli esperimenti fatti in Puglia giocando alle 18 hanno portato una bella cornice di pubblico. Noi non dobbiamo fare concorrenza alla serie A e rompere gli schemi domenicali delle famiglie. Potremmo sperimentare uno spazio orario che possa riportare la gente negli stadi senza obbligarla ad esempio a non presenziare ai pranzi della domenica: è l'unico sistema per mantenere il calcio vivo, senza pubblico il calcio non è calcio".
L'invito al pubblico è arrivato, ma in tempi di crisi, in cui si parla di calcio di Lega Pro in costante passivo, come si fa a convincere gli imprenditori a continuare a investire nel calcio?
"Intanto io dico loro di avere chiaro che bisogna puntare sui giovani, in modo da abbassare i costi di gestione e di poter fare mercato. Non bisogna fare follie, bisogna fare programmazione, tant'è che la riforma, se sarà fatta il 21 novembre, sarà per la prima volta sostenuta da un piano industriale, triennale o quinquennale. Bisogna poi lavorare molto per radicare la squadra con città, tifosi, oratori, parrocchie e investire sui settori giovanili, realizzando collegamenti forti e lavorando in questa direzione".
(Twitter: @GuerraLuca88)
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