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“Il teatro e il linguaggio metaforico, una prospettiva pedagogica”

Recensione dello spettacolo "Mio fratello rincorre i dinosauri" a cura di Giuseppe Lagrasta

Riceviamo e pubblicazione recensione - a cura di Giuseppe Lagrasta - allo spettacolo teatrale "Mio fratello rincorre i dinosauri", tratto dall'omonimo romanzo di Giacomo Mazzariol. Adattamento di Cristian Di Domenico e Carlo Turati. Regia di Andrea Brunello.

«La trasformazione del romanzo di Giacomo Mazzariol "Mio fratello rincorre i dinosauri", (Einaudi 2016) in narrazione teatrale, ha sollecitato molteplici riflessioni per l'attenzione che gli autori, Cristian Di Domenico e Carlo Turati hanno manifestato nel dare continuità al gioco dei significati narrativi, all'intreccio e al susseguirsi degli eventi, al ritmo narrativo richiesto dalla parola teatrale, alla specifica valorizzazione delle metafore. Ma soprattutto è risultato evidente come la tenuta del testo teatrale ha posto in rilievo la grammatica delle emozioni disseminata nel testo e comunicata in misura notevole agli spettatori.

Grammatica emotiva e grammatica interiore che, in modo profondo, hanno diffuso i temi e i problemi legati alle fragilità umane, alle criticità e alle diverse abilità. E' stato Interessante "leggere con lo spettatore" e far "sentire allo spettatore", i problemi legati al bullismo, al gioco gratuito del far male per deridere, per schernire, per annientare e annichilire la vitalità e l'interiorità, la spiritualità e l'intimità di una persona con difficoltà.

Ma il tema del bullismo, ben esplicitato, si è incrociato con quello della disabilità che Giacomo Mazzariol nel romanzo affronta con leggerezza calviniana e con affabulazione avvolgente mentre, Christian Di Domenico, con le sue eccellenti capacità attoriali, nella pièce ha dato voce alla sua intensa maschera teatrale, invitando gli spettatori a condividere problematiche che spesso sono affrontate con basso livello sistemico integrato.

Riflettere per ricordare, interpretare per mettere in gioco la propria autobiografia è, come afferma Di Domenico, un esplorarsi continuo per individuare le ragioni che portano a ponderare su determinati atteggiamenti bulli, violenti e soprattutto, gratuiti e senza senso.

Un alfabeto del dolore, quindi, da riconsiderare ma anche un alfabeto della gioia sia come rivelazione delle paure che assediano l'umano sia come individuazione delle capacità che possiede l'umano quando ci sono ferite da sopportare e da curare, quando ci sono tagli al corpo che non si possono schivare e quando ci sono lesioni al cuore con le quali sarà difficile convivere ma soltanto sopravvivere. La logica della sopravvivenza e dell'improvvisazione non rendono la dovuta stabilità alle forze in campo, necessarie per affrontare temi molto delicati come il bullismo, atteggiamento sociale di tipo violento e intenzionale.

Occorre uscire allo scoperto, come poi sceglie di fare il protagonista di questa piéces teatrale, per ritrovare la forza nell'equilibrio formale con il bilanciamento e la misura del gioco del teatro, in questo caso, il monologo di Christian Di Domenico, che rende fortemente viva la luce dell'anima dell'attore facendo emergere anche le emozioni più nascoste e segrete alla stessa intimità attoriale.

La regìa di Andrea Brunello, ha consentito di conoscere le dimensioni che appartengono al peso di vivere, all'insostenibile leggerezza dell'essere ma ha facilitato l'esplorazione della sostenibilità del peso di vivere attraverso il conoscere e il sapere, lo star bene e l'amare gli altri nella prossimità più autentica, rendendo omaggio a un repertorio musicale contestualizzato al mondo giovanile. Mentre la narrazione di Giacomo Mazzariol è sempre finalizzata a sottrarre peso alle parole e alle immagini e alla vita assurda ma anche e soprattutto alla noia della vita quotidiana, Christian Di Domenico, invece, ha rappresentato uno spettacolo teatrale fortemente lirico e appassionato che dovrà essere sicuramente proposto al mondo della scuola.

Sarà così possibile offrire ai giovani, momenti di approfondimento e di riflessione sia cogliendo le connessioni tra l'interpretazione attoriale, lo spazio narrativo e le metafore sottese al linguaggio teatrale sia attraverso l'analisi di quelle intriganti e paradossali allegorie disseminate nello stile metaforico di Giacomo Mazzariol.

Forse un leggero senso di malinconia aleggia nell'aria quando l'attore indossando la maschera del dinosauro fa emergere, la distanza esistente tra l'uomo e gli altri uomini, che coinvolto da parole e cose non riesce più a essere sé stesso, preferendo indossare una maschera che lo salvi così da potersi affidare alle azioni ricavate da una delega in bianco. Ma offerta a chi? Al mondo del cyberbullismo, al mondo dei robot e del web o alla relazione dell'uomo con gli altri uomini? Ecco il teatro dell'epochè e dell'interrogazione, il teatro di Christian Di Domenico che invita a non perdere di vista l'umano nella sua fragilità ma anche nella sua forza energetica e propositiva».
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