Busto di Carlo Vittori
Busto di Carlo Vittori
Cara Barletta ti scrivo

Carlo Vittori, per l'allenatore di Mennea un busto ad Ascoli Piceno

Un approfondimento a cura del giornalista Nino Vinella

«Ieri ad Ascoli Piceno, sua città natale, l'associazione nazionale intitolatagli da amici e concittadini per consacrarne la memoria ha donato al Comune un busto in bronzo che lo ritrae con il cronometro al collo come fosse in una seduta di allenamento. Sarà collocato nella Cittadella dello Sport dove Carlo Vittori incontrava i giovani avviandoli alla severa pratica dell'atletica leggera.

Chi scrive di Carlo Vittori scrive automaticamente quanto necessariamente di Pietro Mennea: un sodalizio umano e sportivo durato fino a quando la Freccia del Sud ha vissuto e portato avanti nella memoria e nel perenne ricordo dal suo allenatore fino a quando ha vissuto.

Fu nella primavera del 2015 che lo raggiunsi telefonicamente, e non senza difficoltà, ad Ascoli Piceno: schivo com'era, Vittori sembrava irraggiungibile ma i colleghi di lassù mi aiutarono. Nacque così una delle ultimissime interviste concesse dal professore, spentosi poi qualche mese dopo, nella vigilia di Natale, all'età di 84 anni, che oggi ripropongo con emozione quale tributo ad una persona, al personaggio, alla sua personalità di uomo e di sportivo…

"Mi intervistate da Barletta sulla fiction di Mennea? Ma è la città di Pietro, la sua città: dovreste sapere già tutto voi…". Per Carlo Vittori, il "guru" suo storico allenatore spentosi a 84 anni la vigilia di Natale, non c'è mai stato alcun dubbio. "Barletta città di Pietro Mennea" punto e basta. Città che, a dire di Vittori, non avrebbe dovuto nascondere il minimo segreto sulla vita del campione. Eppure il professore di aneddoti ne conosceva, come me li svelò uno per uno in quella lunga chiacchierata telefonica da casa sua ad Ascoli Piceno, anteprima per "La freccia del Sud" su Rai Uno con Michele Riondino-Mennea e Luca Barbareschi-Vittori.

Alla Gazzetta, le ultime sue dichiarazioni da allenatore risalivano di parecchio indietro nel tempo: intervista che realizzammo, io da corrispondente e Carlo Gagliardi da redattore sportivo, sulla pista dello stadio di via Vittorio Veneto (oggi dedicato a Cosimino Puttilli, due volte campione italiano di marcia e prima "stella polare" di Pietro) in quel luminoso pomeriggio di domenica 17 agosto 1980. Appena tagliato il traguardo sul tempo di 19" 96, clamoroso record mondiale dei 200 metri a livello del mare, registrato sull'onda del successo due settimane dopo la conquista dell'oro olimpico a Mosca il 28 luglio. Ormai trentacinque anni fa dal quel mitico 1980… La stessa pista costruita dal Comune proprio nel 1972, e dove Pietro aveva già segnato un'altra prestazione mondiale sui 150 metri (15" 1), la pista dei record dunque, che il Coni ha deliberato di riqualificare con mezzo milione di euro, salvandola dell'abbandono e dal declino come luogo storico dello sport mondiale di ogni tempo ed impianto multifunzionale a servizio di chi fa atletica.

Ma Vittori a Barletta c'era già stato infatti molti anni prima: venerdì 21 luglio 1972, per l'appuntamento con un altro record mondiale, che Pietro a vent'anni compiuti da una manciata di giorni stabilì correndo l'ultima frazione della staffetta 4x200 con gli altri sprinter azzurri Ossola, Abeti e Benedetti nel meeting "Città di Barletta" organizzato dal prof. Lattanzio sotto l'egida dell'Avis e che io appena diciottenne nel titolo della Gazzetta battezzai da debuttante giornalista ma profeta, il "Mennea Day"…

Barletta città di Pietro Mennea: ecco ancora qualche ricordo più personale degli altri nella memoria di Carlo Vittori. "La ricordo benissimo quella casa dei Mennea, vicino alla piazza col monumento ai Caduti, dignitosa e già piena dei trofei e di medaglie, col balcone dove si affacciavano tutti, compresa Angela, la sorella più piccola, che gli voleva un bene dell'anima. Ma abitano ancora lì?" Mi domandò commosso… E poi: "Era vicino al caffè dei fratelli Mazzocca, Franco e Vito. Ma sono ancora vivi? Loro avevano un modo tutto speciale di aiutare e di coccolare Pietro: regalavano ogni santo giorno le prime colazioni con cornetto e cappuccino gratis a Pietro. E quando doveva partire per gare fuori Barletta, gli organizzavano le collette per quelle trasferte fra i clienti del bar".

Infine, nei ricordi di Vittori, il papà di Pietro. "Già, Salvatore Mennea: non glielo facevo notare, ma sotto sotto avevo un'autentica venerazione per Mennea padre. Era, come dire, uno spirito davvero molto, molto originale. Bravissimo sarto, educatissimo, un signor artigiano di quelli all'antica. Forse con un solo difetto, almeno a parere del figlio, si, di Pietro: cioè che mangiava gli spaghetti con una mano e con l'altra fumava la sigaretta, l'inseparabile Marlboro... Per questo, Pietro lo sgridava sempre quando eravamo a tavola in casa sua: era una cosa che lo faceva imbestialire al massimo. Ricordo distintamente l'immagine che mi porto dietro da allora. Al pranzo nella casa al primo piano di via Pier delle Vigne numero 10, Salvatore Mennea a capotavola come un patriarca: la moglie Vincenza che gli portava la scodella fumante di pastasciutta e lui che faceva le razioni, una per tutti noi commensali. Mi sapeva di amore del padre, di colui che distribuisce il nutrimento del cibo ai propri figli ed agli amici di famiglia"».

Nino Vinella, giornalista
  • Pietro Mennea
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