Consiglio comunale bianco e nero
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Politica

Sulla trasparenza, ovvero una modesta proposta per prevenire

In due parti la riflessione di Nicola Corvasce. Un viaggio sul dialogo con le istituzioni

Una Amministrazione pubblica moderna e imparziale dovrebbe essere permeabile al dialogo e alle esigenze dei cittadini e impermeabile a manovre e faccende varie che nulla hanno a che fare con l'interesse pubblico. Questa è la regola. Da molto tempo ho invece l'impressione (e non sono il solo, a quanto pare) che le cose al Comune stiano in modo esattamente opposto. Non è una questione che riguarda l'ultima Amministrazione, ma è un andazzo che dura ormai da decenni, con maggiore o minore intensità, che è passato indenne e immutato dalla cosiddetta prima alla cosiddetta seconda repubblica e che continua a interessare trasversalmente il cosiddetto centrodestra e il cosiddetto centrosinistra (naturalmente si dirà che sono un qualunquista, è ovvio). E allora, per tentare di venire fuori da questa maionese rancida e immangiabile, intendo trattare di trasparenza, tema del quale si parla spesso a sproposito e nei casi migliori, come nel manifesto di alcuni movimenti (vedi articolo su Barlettalife del 22 novembre u.s.) in buona fede e con tanta lodevole buona volontà, ma senza dettagliare in che modo questo principio si debba tradurre nella realtà amministrativa di tutti i giorni. Per fare questo, ho mutuato il titolo da un noto pamphlet del 1971 di Giuseppe Berto, proprio per dare a questo termine carne e sangue, per capire come essa possa diventare realtà se attuata con una serie di interventi concreti, il cui scopo è appunto quello di prevenire.

Inizierò con un esempio molto semplice: se abbiamo due immobili dei quali uno è protetto da porta blindata, impianto di allarme ed è costantemente illuminato, mentre l'altro è chiuso con una vetrinetta, non ha alcun tipo di sorveglianza ed è al buio, dove andrà il ladro? Riportiamo questo in una realtà amministrativa e chiediamoci: se un Comune ha una comunicazione e informazione capillare con i cittadini, un sistema di controlli efficace sugli atti e un'attività istituzionale continuamente visibile, mentre un altro ha un'informazione carente e pilotata, una selezione clientelare e non meritocratica della classe dirigente amministrativa, difficoltà nell'accesso agli atti e un'attività istituzionale non conoscibile, dove si dirigerà il maneggione e l'affarista politico e ahimè nei casi peggiori la criminalità organizzata? O sulla base di quale dei due tipi di organizzazione questi ultimi, nel caso in cui facciano già parte delle istituzioni, modelleranno l'Ente?

Mi scuso per la banalità dell'esempio, con l'aggravante delle domande che contengono in sé le risposte. Nessuno si senta offeso per questo. Si tratta in realtà di una forma di comunicazione semplificata che serve esclusivamente per introdurre una trattazione che sarà da questo momento in poi un po' più complessa, anche se eviterò di cadere in tecnicismi, avendo come faro sempre e comunque la comprensibilità. Aggiungo che è una tematica, questa, che non suscita particolari emozioni, non scalda gli animi, ma con la quale è necessario fare i conti per la semplice ragione che si tratta di un pre-requisito, vale a dire di una condizione preliminare senza la quale non è possibile una buona amministrazione né è pensabile la realizzazione di un qualunque programma amministrativo che abbia come obiettivo, al di là delle singole realizzazioni, lo sviluppo economico e civile della città.

Per essere ancora più chiari, senza un sistema politico e anche tecnico-amministrativo trasparente è del tutto inutile parlare di "cambiamento" (termine oramai inflazionato e svuotato di ogni significato) e la città continuerà ad essere zona franca per le scorribande di praticoni e mestieranti della politica e di comitati d'affari organizzati, dentro e fuori dal Comune.

E' necessario a questo punto fare una premessa, per evitare fraintendimenti su quanto segue. A coloro i quali dovessero considerare l'argomento come una utopia irrealizzabile o, peggio, come una sequela di chiacchiere, è utile sottolineare che una buona parte delle azioni che tratterò nel dettaglio sono già previste da norme in vigore e di conseguenza la loro attuazione è già oggi obbligatoria per le amministrazioni pubbliche. Per il resto, si tratta di interventi realistici, concretamente realizzabili e in molti casi già realizzati. Basta volerlo.

Per le persone particolarmente sensibili all'argomento, che potrebbero eventualmente ravvisare una certa genericità nella trattazione, è doveroso far presente che, per ragioni di spazio e di comunicazione, non è possibile andare nello specifico di ciascun aspetto, senza cadere in tecnicismi. Resta il fatto che per i possibili interessati anche alla parte concretamente operativa, sono disponibile, ma in altre sedi, ad ogni approfondimento.

Vado avanti. Per raggiungere un livello accettabile di trasparenza è necessario, a mio avviso, operare fondamentalmente su due piani: il primo è quello del rapporto con i cittadini, singoli o associati, il secondo quello dell'attività amministrativa propriamente detta.

Rapporto Comune - Cittadini
In questo campo vi sono gli interventi volti ad instaurare un rapporto intenso, continuo e bilaterale con i cittadini, singoli o organizzati. Essi devono operare in particolare:
  • nello sviluppo della partecipazione (instaurazione di un dialogo e di un confronto costante con i cittadini con diverse modalità, compreso il web);
  • nell'intensificazione dell'attività di comunicazione e informazione con feedback, dando cioè la possibilità anche di esprimere giudizi sull'attività amministrativa, in particolare tramite il sito istituzionale del Comune (su questo dirò qualcos'altro di seguito);
  • nella continuità delle consultazioni con le parti sociali, dalla convocazione periodica, a prescindere dalla sopravvenienza di un problema specifico, fino al forum con i cittadini via internet;
  • nella facilità dell'accesso, inteso sia come accesso agli atti, sia per quanto concerne la fruizione di alcuni servizi, come per es. i tributi;
  • nella conoscibilità dell'attività istituzionale, attraverso la trasmissione delle sedute del Consiglio e della Giunta e la loro permanenza nell'archivio web, nonché mediante la pubblicazione sul sito di tutti i verbali successivi, compreso quelli delle Commissioni consiliari.
  • nella rendicontazione periodica e pubblica dei risultati ottenuti e dei costi sostenuti, quella che gli anglosassoni chiamano "accountability" della gestione.

Attività amministrativa
Su questo versante si considerano tutte quelle azioni finalizzate a garantire la legittimità, la legalità e l'efficienza dell'azione amministrativa. E' necessario intervenire in particolare:
  • nella chiarezza degli atti amministrativi. Tutti gli atti devono essere redatti con un linguaggio comprensibile e non tecnicistico, pur nel rispetto dei riferimenti normativi e devono esser motivati in modo chiaro ed esaustivo, che faccia emergere l'imparzialità della decisione. Inoltre devono preferibilmente rispettare un format valido per tutti i funzionari, in modo da evitare differenti interpretazioni o differenze sostanziali tra ufficio e ufficio. Non è teoria: su questa materia ci sono da anni direttive della Commissione Europea e del Dipartimento della Funzione Pubblica, nonchè lavori specifici in collaborazione tra Regioni ed Enti Locali;
  • nella semplificazione delle procedure, attraverso l'eliminazione di passaggi non indispensabili, la standardizzazione e l'informatizzazione dei procedimenti, la cosiddetta "multicanalità", cioè la possibilità di partecipare ai procedimenti, di adempiere a obblighi o di accedere ai servizi in più modi (via mail, fax, cellulare ecc.);
  • nella tracciabilità degli atti e delle procedure. Se c'è un atto che ne richiama altri, l'intera filiera deve essere disponibile e accessibile, in modo che sia chiaro il percorso amministrativo. Non solo. Per le procedure più complesse che si sviluppano in fasi successive (come, per esempio, quelle concorsuali), la pubblicazione dei verbali deve seguire alla fine di ogni fase;
  • nella tutela della cosiddetta "integrità" della P.A., vale a dire nella formalizzazione, in apposite discipline, di regole precise di produzione amministrativa e di comportamento, atte a prevenire fenomeni corruttivi o, nei casi peggiori, l'infiltrazione della criminalità;
  • nell'introduzione di moduli organizzativi e di modalità operative ispirati alla meritocrazia, mediante metodologie efficaci di valutazione del personale;
  • nell'allestimento di un sistema di monitoraggio e controllo degli atti dopo la loro emanazione, oltre che prima, per verificare se hanno ottenuto i risultati che ci si proponeva di raggiungere, se cioè sono stati efficaci, o se invece non hanno raggiunto gli obiettivi che ci si era proposti o, peggio ancora, se hanno procurato danni o dato origine a contenziosi. Questo sia per il buon andamento della Pubblica Amministrazione (principio costituzionale, come molti tendono a dimenticare), sia a fini di valutazione del personale;
  • nella valutazione preventiva degli oneri amministrativi degli atti, con particolare riguardo a quelli rivolti alle imprese, in modo da evitare aggravi ulteriori in termini di spese e di inutili perdite di tempo.

Fine prima parte
  • Nota politica
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