Odore della luce
Odore della luce
Istituzionale

Sinestesie amministrative

La mostra "L’odore della luce" e la determina sulle guide. Somministratori di personale anomali e il Comune come utilizzatore finale

"L'odore della luce" è il titolo di una mostra allestita presso Palazzo Della Marra. L'odore della luce è un esempio elementare di sinestesia, la figura retorica in cui si mescolano canali sensoriali diversi. Ma la sinestesia è anche un fenomeno percettivo, definito come percezione simultanea, e a lungo è stato considerata una patologia: la malattia di Kandinsky. Insomma non avere chiaro il canale sensoriale da cui provengono certe impressioni non è una condizione piacevole. La dottoressa Angiuli, sicuramente esperta di sinestesie in senso artistico, rischia di far ammalare l'intera comunità barlettana della sinestesia come patologia. L'esperta in temi culturali barese agisce, con la macchina amministrativa, attraverso canali ogni volta differenti. Ci ubriaca con gli slalom, ci stupisce con la sua capacità camaleontica. Scompare e riappare meglio di Houdini. Dopo la fine del primo mandato del Sindaco Maffei scompare come dirigente (assai discussa) alla Cultura, il settore strategico dei primi cinque anni della gestione Maffei. Ma riappare come onerosa consulente esterna. E a lei si affida anche la curatela della mostra a Palazzo La Marra. Con la determina dirigenziale 00083 la dottoressa Angiuli assume un nuovo compito.

La Pinacoteca De Nittis, si legge nella determina, deve organizzarsi per dotarsi di un servizio adeguato di guide per l'intera durata della mostra. Ma con un salto a livello logico la stessa determina prosegue: "la preparazione tecnico-scientifica di coloro che effettueranno tali guide dovrà essere accertata necessariamente dalla curatrice della mostra". Piroetta e si giunge alla conclusione spiazzante: la dott.ssa Angiuli, con una nota protocollata al Comune, ha già nel mese di Maggio sperimentato la preparazione di cinque laureate (4 per le guide in Italiano, una per quelle in lingua inglese, i cui nomi sono esplicitamente citati nella determina). Dunque al Comune tocca solo il compito di fissare il costo di tali prestazioni. Non si vuole entrare nel merito delle indicazioni: sicuramente le cinque donne indicate saranno preparate, competenti, le migliori nel campo di riferimento, vogliamo sperare. Ma le amministrazioni pubbliche non sono aziende private. Non c'è un padrone che decide chi assumere (entro certi limiti). Le procedure di assunzione o di assegnazione di prestazioni devono essere pubbliche e aperte. Vorremmo conoscere il modo in cui la dottoressa Angiuli ha incontrato, formato e selezionato queste persone. A che titolo l'ha fatto. Come si è giunti alla indicazione finale e all'esclusione di altre, eventuali, aspiranti guide. Poiché si tratta di denaro pubblico (Palazzo La Marra e tutte le sue attività sono riconducibili al Comune di Barletta), ci fa specie che il Comune svolga il ruolo di utilizzatore finale. Mentre un privato, non importa che sia una ex dirigente, una consulente, una curatrice, si improvvisa forse agenzia di lavoro interinale? (Ma non è che anche per quello occorrono forse autorizzazioni del Ministero del Lavoro, in mancanza delle quali si parla di caporalato?).

Oggi, in un momento di crisi violenta e di depressione sociale, Il Pubblico deve essere specchiato, affidabile, integerrimo. Basta sinestesie amministrative, stop alle confusioni e commistioni tra privati e pubblico. Si metta ordine ai pensieri!
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