Cronaca
Perché il viaggio in treno oggi fa più male di ieri
Quella che si è destata è l’Italia dei pendolari diretti all’università o al lavoro
Barletta - mercoledì 13 luglio 2016
12.40
È calata la notte anche in quelle campagne brulicanti di ulivi tra Andria e Corato, è calata la notte sui destini spezzati tra binari roventi di una giornata qualunque. È calata la notte avvolgendo i pensieri di chi ha passato ore in attesa di sapere della sorte dei propri cari e chi da spettatore inerme non ha potuto fare altro che attendere nuovi aggiornamenti in diretta tv, è calata la notte tra i corpi esanimi tratti a forza tra le lamiere, dilaniati in quella che è stata l'ultima corsa di un treno che correva veloce.
Quest'oggi però quella che si è destata, balzando in prima pagina nelle cronache dei giornali nazionali e internazionali, è la parte più indifesa dell'Italia, non quella delle carrozze super lussuose dei viaggi in prima classe ad alta velocità, ma l'Italia degli studenti pendolari e dei lavoratori costretti ogni giorno dall'esigenza, quella che nei mesi invernali affollano vagoni come quelli tra cui ci tocca piangere oggi. Non è ancora tempo per le responsabilità, le querelle politiche su ciò che doveva esser fatto e che non si è fatto, non è tempo per le speculazioni perché ora è solo il tempo del silenzio per quella Puglia bistrattata, ostracizzata e isolata, in cui il tempo corre a velocità diverse rispetto al resto del paese. Invece a poche ore dalla tragedia ferroviaria il web brulicava di politicanti di turno ed esperti improvvisati di infrastrutture e ferrovie, pronti a puntare il dito su quella parte - seppur malsana - della politica prima ancora di enumerare il numero delle vittime che di minuto in minuto cresceva. Brulicava di menti malsane, mi si conceda il termine, che hanno riversato il proprio odio verso quella "terronia" che sentono come lontana da sé e da quell'Italia che esisteva prima ancora del 1861. Nessun commento a loro, perché dinanzi a tali bassezze non occorre proferir parola.
A quest'Italia velenosa però si è contrapposta una dal popolo fiero che si è dibattuto sulle pagine ufficiali, profili facebook e twitter per sensibilizzare a donare sangue, una regione che nelle diverse città e centri trasfusionali ha affollato i corridoi pronta a dare il proprio contributo, speranzosa che ciò potesse bastare a lenire il dolore di una tragedia infernale. È questa la Puglia e l'Italia che oggi va ricordata. Quella che si è destata questa mattina è l'Italia dei pendolari diretti all'università o al lavoro, che ogni giorno fanno la stessa tratta e che più volte hanno viaggiato tra quelle rotaie del binario unico maledetto. Oggi però salire sui quei treni e scorgere come ogni giorno il paesaggio delle campagne fuori dal finestrino e udire l'incessante frinire delle cicale fa più male di ieri.
Quest'oggi però quella che si è destata, balzando in prima pagina nelle cronache dei giornali nazionali e internazionali, è la parte più indifesa dell'Italia, non quella delle carrozze super lussuose dei viaggi in prima classe ad alta velocità, ma l'Italia degli studenti pendolari e dei lavoratori costretti ogni giorno dall'esigenza, quella che nei mesi invernali affollano vagoni come quelli tra cui ci tocca piangere oggi. Non è ancora tempo per le responsabilità, le querelle politiche su ciò che doveva esser fatto e che non si è fatto, non è tempo per le speculazioni perché ora è solo il tempo del silenzio per quella Puglia bistrattata, ostracizzata e isolata, in cui il tempo corre a velocità diverse rispetto al resto del paese. Invece a poche ore dalla tragedia ferroviaria il web brulicava di politicanti di turno ed esperti improvvisati di infrastrutture e ferrovie, pronti a puntare il dito su quella parte - seppur malsana - della politica prima ancora di enumerare il numero delle vittime che di minuto in minuto cresceva. Brulicava di menti malsane, mi si conceda il termine, che hanno riversato il proprio odio verso quella "terronia" che sentono come lontana da sé e da quell'Italia che esisteva prima ancora del 1861. Nessun commento a loro, perché dinanzi a tali bassezze non occorre proferir parola.
A quest'Italia velenosa però si è contrapposta una dal popolo fiero che si è dibattuto sulle pagine ufficiali, profili facebook e twitter per sensibilizzare a donare sangue, una regione che nelle diverse città e centri trasfusionali ha affollato i corridoi pronta a dare il proprio contributo, speranzosa che ciò potesse bastare a lenire il dolore di una tragedia infernale. È questa la Puglia e l'Italia che oggi va ricordata. Quella che si è destata questa mattina è l'Italia dei pendolari diretti all'università o al lavoro, che ogni giorno fanno la stessa tratta e che più volte hanno viaggiato tra quelle rotaie del binario unico maledetto. Oggi però salire sui quei treni e scorgere come ogni giorno il paesaggio delle campagne fuori dal finestrino e udire l'incessante frinire delle cicale fa più male di ieri.