
Politica
«Non si diserta il campo, anche a costo di incomprensioni e impopolarità»
Replica del sindaco Cascella alle recenti accuse di Damiani e Catino
Barletta - lunedì 24 novembre 2014
18.22
«Prima dell'ultimo Consiglio comunale avevo ricevuto dal consigliere Dario Damiani l'invito a dimettermi perché ero intenzionato a portare a compimento l'iter dei regolamenti per la partecipazione, le unioni civili e lo ius soli. Ricevo ora dalla consigliera Claudio Catino l'invito a dimettermi perché l'assemblea ha approvato quei provvedimenti sia pure senza che la maggioranza elettorale riuscisse a manifestare la propria autosufficienza. C'è davvero bisogno di ricordare che chi fa convintamente politica deve essere sempre pronto a essere conseguente fino in fondo al mandato ricevuto nel rispetto delle regole democratiche?». Il sindaco Pasquale Cascella ha diramato questa sua riflessione in ribatte punto su punto alle recenti note di Claudia Catino, consigliere del M5S, e Dario Damiani, consigliere di opposizione, entrambi intervenuti a sottolineare alcune incoerenze nel comportamento del sindaco durante il recente consiglio comunale.
«Strano che entrambi i consiglieri dell'opposizione sottovalutino l'elemento di sostanziale discontinuità intervenuto in questa occasione senza che nulla fosse scontato: il sindaco ha affrontato la prova della tenuta di obbiettivi qualificanti del mandato chiesto agli elettori, con coerenza tanto sul piano politico (trattandosi di scelte caratterizzanti i programmi del Partito democratico, che a Barletta e' forza di maggioranza relativa, e delle altre espressioni politiche della coalizione) quanto su quello amministrativo, riconoscendo la legittimità di singoli casi di coscienza e assumendosi anche l'onere di chiamare l'intero Consiglio comunale alla responsabilità di misurarsi con quanto sancito dallo stesso Statuto che - appunto - su queste materie indica maggioranze qualificate e assolute. Tant'è: quei provvedimenti hanno ricevuto la maggioranza richiesta grazie anche al concorso di forze che nei propri programmi elettorali avevano autonomamente indicato analoghi obbiettivi. La prova, insomma, e' stata superata - come è stato apertamente riconosciuto di fronte allo stesso Consiglio - con una maggioranza composita, e quindi costituisce un risultato per tutti i consiglieri che hanno contribuito a determinarlo, dall'interno della maggioranza come dall'opposizione, senza negoziazioni, senza scambi, senza forzature, ma con la serena coscienza che si andava così a elevare il patrimonio civile della città. Qualcuno si è pentito? Lo dica ai propri elettori.
A tutti gli elettori è stato pubblicamente dato conto della complessità della situazione politica venuta così a determinare. E delle ragioni per le quali è stato chiesto alla maggioranza politica di misurarsi con il limite emerso nella capacità di tenuta e di rappresentanza dell'investitura popolare. Non si può che attendere fiducioso l'esito della verifica delle condizioni necessarie per elevare la qualità dell'azione necessaria a ridare autorevolezza alla funzione pubblica della politica. Insieme alla determinazione di dover comunque assolvere alla propria parte esattamente nei termini con cui, in nome dell'intera coalizione, era stato chiesto e ottenuto il mandato dagli elettori: senza guardare indietro ma andando avanti nella direzione delle scelte utili e necessarie per la città, sempre contemperando le esigenze della rappresentanza con quelle della governabilità. Non si diserta il campo, anche a costo di dover affrontare tensioni, incomprensioni e impopolarità. Dobbiamo, invece, far crescere la consapevolezza che solo nel confronto di merito sulle scelte per il risanamento, la salvaguardia dei servizi pubblici essenziali, la bonifica e la rigenerazione del territorio e il rilancio della economia sarà possibile evitare la corrosione della credibilità delle istituzioni comuni a tutte le forze politiche che sentono di dover liberare il cambiamento.
«Strano che entrambi i consiglieri dell'opposizione sottovalutino l'elemento di sostanziale discontinuità intervenuto in questa occasione senza che nulla fosse scontato: il sindaco ha affrontato la prova della tenuta di obbiettivi qualificanti del mandato chiesto agli elettori, con coerenza tanto sul piano politico (trattandosi di scelte caratterizzanti i programmi del Partito democratico, che a Barletta e' forza di maggioranza relativa, e delle altre espressioni politiche della coalizione) quanto su quello amministrativo, riconoscendo la legittimità di singoli casi di coscienza e assumendosi anche l'onere di chiamare l'intero Consiglio comunale alla responsabilità di misurarsi con quanto sancito dallo stesso Statuto che - appunto - su queste materie indica maggioranze qualificate e assolute. Tant'è: quei provvedimenti hanno ricevuto la maggioranza richiesta grazie anche al concorso di forze che nei propri programmi elettorali avevano autonomamente indicato analoghi obbiettivi. La prova, insomma, e' stata superata - come è stato apertamente riconosciuto di fronte allo stesso Consiglio - con una maggioranza composita, e quindi costituisce un risultato per tutti i consiglieri che hanno contribuito a determinarlo, dall'interno della maggioranza come dall'opposizione, senza negoziazioni, senza scambi, senza forzature, ma con la serena coscienza che si andava così a elevare il patrimonio civile della città. Qualcuno si è pentito? Lo dica ai propri elettori.
A tutti gli elettori è stato pubblicamente dato conto della complessità della situazione politica venuta così a determinare. E delle ragioni per le quali è stato chiesto alla maggioranza politica di misurarsi con il limite emerso nella capacità di tenuta e di rappresentanza dell'investitura popolare. Non si può che attendere fiducioso l'esito della verifica delle condizioni necessarie per elevare la qualità dell'azione necessaria a ridare autorevolezza alla funzione pubblica della politica. Insieme alla determinazione di dover comunque assolvere alla propria parte esattamente nei termini con cui, in nome dell'intera coalizione, era stato chiesto e ottenuto il mandato dagli elettori: senza guardare indietro ma andando avanti nella direzione delle scelte utili e necessarie per la città, sempre contemperando le esigenze della rappresentanza con quelle della governabilità. Non si diserta il campo, anche a costo di dover affrontare tensioni, incomprensioni e impopolarità. Dobbiamo, invece, far crescere la consapevolezza che solo nel confronto di merito sulle scelte per il risanamento, la salvaguardia dei servizi pubblici essenziali, la bonifica e la rigenerazione del territorio e il rilancio della economia sarà possibile evitare la corrosione della credibilità delle istituzioni comuni a tutte le forze politiche che sentono di dover liberare il cambiamento.
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