Eventi
“Miseria Ladra”: capire, riconoscere e contrastare la povertà
Presentata a Barletta la campagna nazionale di Libera e Gruppo Abele
Barletta - venerdì 28 marzo 2014
13.00
E' stata presentata ieri sera anche a Barletta, nella sede della Mensa Sociale in via Barberini, la campagna nazionale contro la povertà "Miseria Ladra", lanciata da Libera e dal Gruppo Abele. A presentarla sono stati proprio il coordinatore nazionale della campagna, Giuseppe De Marzo, e la coordinatrice regionale Monica Dal Maso. Una campagna nata dal coinvolgimento a livello nazionale di tutte le associazioni del terzo settore, che insieme a Libera e al Gruppo Abele hanno avviato una discussione dalla quale è emersa una proposta concreta programmatica di 10 punti, che riportiamo nel box a lato.
«E' necessario individuare e capire le cause della povertà, per mettere in campo, come cittadini, delle proposte. La povertà è frutto di scelte politiche sbagliate. poveri sono manodopera di cui la criminalità è continuamente pronta ad approfittare». Così De Marzo ha cominciato il suo intervento, passando poi a citare alcuni dati significativi e sconfortanti sulla povertà in Italia tratti dai dati Istat del 2012 ed Eurostat del 2013. Parliamo di 9,5 milioni di persone (il 15,8% della popolazione) che vivono in povertà relativa, e 4,8 milioni (il 7,9%) che vive in povertà assoluta [Dati Istat 2012]. Ci sono poi oltre 1 milione di bambini che vivono in povertà, e un tasso di dispersione scolastica al 18,3% (la media europea è del 13,3%), che punte del 25% in alcune zone del Sud. Il 40% delle famiglie è in uno stato di deprivazione materiale grave, cioè che non riesce a soddisfare almeno la metà dei seguenti indicatori: un pasto, il riscaldamento, la spesa sanitaria, il pagamento delle bollette, il pagamento dell'affitto, la mobilità, una settimana di tempo libero, il telefono. E poi c'è la dilagante crisi del lavoro: 4 milioni di precari, oltre 3 milioni di disoccupati, 41,6% di disoccupazione giovanile, 3 milioni di working poors, cioè persone che lavorano ma rimangono povere, e il problema dei neet, cioè dei giovani che non studiano e non lavorano. Sono stati 121 i suicidi nel 2012, dato che secondo Il Sole 24 Ore - ha aggiunto De Marzo - bisognerebbe moltiplicare per tre o per quattro.
«Negli ultimi 20 anni si è imposto un vento che ha portato una cultura del darwinismo sociale – ha continuato De Marzo - A questo abbiamo opposto soltanto il sentimento della compassione, della pietà. Siamo davanti ad una crisi economica e materiale, ma anche morale». Sulle mafie: «Sono nati 54 nuovi clan dediti all'usura e al riciclaggio. In un periodo di crisi, comanda chi ha liquidità: le banche e le mafie. Ogni giorno abbiamo 93,5 crimini contro l'ambiente. Negli ultimi 20 anni le mafie hanno fatto un salto di qualità. Ma si combatte la mafia, se si costruisce come precondizione la giustizia sociale». De Marzo rintraccia le cause della crisi nelle politiche di austerity, nelle privatizzazioni, e nelle delocalizzazioni. Considera delle false verità l'affermazione che non ci siano i soldi e che le cause della crisi siano l'esplosione del debito pubblico e la spesa sociale. «La spesa sociale italiana non è aumentata, anzi è una delle più basse d'Europa. Prima della crisi, il debito pubblico aggregato europeo era il 60% del Pil, nel 2011 è salito all'82%. L'aumento del debito pubblico è dovuto al fatto che gli stati si sono fatti carico dei fallimenti delle banche. Così la crisi finanziaria si è trasformata in crisi del debito sovrano - e in conclusione - Le politiche economiche determinano la qualità del welfare. Patto di stabilità e fiscal compact sono un blocco per la leva fiscale, gli investimenti pubblici e la redistribuzione della ricchezza. Mi auguro che nei luoghi di sofferenza come questo (il riferimento è alla mensa sociale ndr) si possa rigenerare la speranza. Perché noi tutti insieme siamo istituzionalità sociale».
«La situazione in Puglia è molto scioccante - sono state le prime parole di Dal Maso - A luglio 2013 è risultata la regione più povera d'Italia dopo la Sicilia. Secondo i dati Istat del 2012, il 28,2% delle famiglie è in stato di povertà relativa, il 5,2% in povertà assoluta. Dati che vengono confermati anche da altre indagini. Il reddito medio annuo di una famiglia con figli unico è di 8.500 euro, quello delle famiglie fino a 5 figli è di 23mila euro. I soggetti più colpiti sono giovani, famiglie numerose, lavoratori, persone poco istruite, donne. Il rapporto Svimez del 2013 colloca la Puglia tra le peggiori regioni d'Italia per Pil pro capite; l'agricoltura ha avuto un calo del 10%, mentre i costi del settore agricolo sono aumentati del 25%; unica eccezione è il vino, per il quale la Puglia è leader nella produzione e nell'export; c'è poi il calo del 55% della concessione di mutui per le case. Negli ultimi 2 anni nel Sud ci sono più persone che muoiono rispetto a quelle che nascono: è un crollo nella fiducia della vita. Ci sono poi migliaia di giovani che vanno via dalle nostre città (14mila da Bari, 10mila da Foggia, 12mila da Taranto)». Le cose positive: energie rinnovabili, per le quali la Puglia è prima in Italia; piani ambientali, con i quali molte città hanno reso più attrattivi turisticamente i loro centri storici. Cosa si sta facendo nel sociale: Piano regionale del Welfare 2013-2015 con uno stanziamento di 129 milioni di euro, basato su 6 linee guida (reti di servizi per la prima infanzia e la conciliazione dei tempi, contrasto alla povertà con l'inclusione attiva, reti di accoglienza, sostegno alla genitorialità e alle famiglie numerose, integrazione socio-sanitaria, contrasto e prevenzione della violenza.
All'incontro di ieri sera, organizzato dal presidio cittadino di Libera, erano presenti varie realtà associative della città, che hanno deciso di tornare ad incontrarsi il prossimo 10 aprile presso la Caritas in via Manfredi, per stabilire quali dei 10 punti della campagna "Miseria Ladra" siano prioritari per la situazione di Barletta, e tentare così di realizzare un osservatorio delle povertà nella nostra città, al quale ognuno possa dare un contributo, partendo dalla raccolta di dati concreti, attraverso i quali poter delineare un quadro della situazione e delle esigenze.
«E' necessario individuare e capire le cause della povertà, per mettere in campo, come cittadini, delle proposte. La povertà è frutto di scelte politiche sbagliate. poveri sono manodopera di cui la criminalità è continuamente pronta ad approfittare». Così De Marzo ha cominciato il suo intervento, passando poi a citare alcuni dati significativi e sconfortanti sulla povertà in Italia tratti dai dati Istat del 2012 ed Eurostat del 2013. Parliamo di 9,5 milioni di persone (il 15,8% della popolazione) che vivono in povertà relativa, e 4,8 milioni (il 7,9%) che vive in povertà assoluta [Dati Istat 2012]. Ci sono poi oltre 1 milione di bambini che vivono in povertà, e un tasso di dispersione scolastica al 18,3% (la media europea è del 13,3%), che punte del 25% in alcune zone del Sud. Il 40% delle famiglie è in uno stato di deprivazione materiale grave, cioè che non riesce a soddisfare almeno la metà dei seguenti indicatori: un pasto, il riscaldamento, la spesa sanitaria, il pagamento delle bollette, il pagamento dell'affitto, la mobilità, una settimana di tempo libero, il telefono. E poi c'è la dilagante crisi del lavoro: 4 milioni di precari, oltre 3 milioni di disoccupati, 41,6% di disoccupazione giovanile, 3 milioni di working poors, cioè persone che lavorano ma rimangono povere, e il problema dei neet, cioè dei giovani che non studiano e non lavorano. Sono stati 121 i suicidi nel 2012, dato che secondo Il Sole 24 Ore - ha aggiunto De Marzo - bisognerebbe moltiplicare per tre o per quattro.
«Negli ultimi 20 anni si è imposto un vento che ha portato una cultura del darwinismo sociale – ha continuato De Marzo - A questo abbiamo opposto soltanto il sentimento della compassione, della pietà. Siamo davanti ad una crisi economica e materiale, ma anche morale». Sulle mafie: «Sono nati 54 nuovi clan dediti all'usura e al riciclaggio. In un periodo di crisi, comanda chi ha liquidità: le banche e le mafie. Ogni giorno abbiamo 93,5 crimini contro l'ambiente. Negli ultimi 20 anni le mafie hanno fatto un salto di qualità. Ma si combatte la mafia, se si costruisce come precondizione la giustizia sociale». De Marzo rintraccia le cause della crisi nelle politiche di austerity, nelle privatizzazioni, e nelle delocalizzazioni. Considera delle false verità l'affermazione che non ci siano i soldi e che le cause della crisi siano l'esplosione del debito pubblico e la spesa sociale. «La spesa sociale italiana non è aumentata, anzi è una delle più basse d'Europa. Prima della crisi, il debito pubblico aggregato europeo era il 60% del Pil, nel 2011 è salito all'82%. L'aumento del debito pubblico è dovuto al fatto che gli stati si sono fatti carico dei fallimenti delle banche. Così la crisi finanziaria si è trasformata in crisi del debito sovrano - e in conclusione - Le politiche economiche determinano la qualità del welfare. Patto di stabilità e fiscal compact sono un blocco per la leva fiscale, gli investimenti pubblici e la redistribuzione della ricchezza. Mi auguro che nei luoghi di sofferenza come questo (il riferimento è alla mensa sociale ndr) si possa rigenerare la speranza. Perché noi tutti insieme siamo istituzionalità sociale».
«La situazione in Puglia è molto scioccante - sono state le prime parole di Dal Maso - A luglio 2013 è risultata la regione più povera d'Italia dopo la Sicilia. Secondo i dati Istat del 2012, il 28,2% delle famiglie è in stato di povertà relativa, il 5,2% in povertà assoluta. Dati che vengono confermati anche da altre indagini. Il reddito medio annuo di una famiglia con figli unico è di 8.500 euro, quello delle famiglie fino a 5 figli è di 23mila euro. I soggetti più colpiti sono giovani, famiglie numerose, lavoratori, persone poco istruite, donne. Il rapporto Svimez del 2013 colloca la Puglia tra le peggiori regioni d'Italia per Pil pro capite; l'agricoltura ha avuto un calo del 10%, mentre i costi del settore agricolo sono aumentati del 25%; unica eccezione è il vino, per il quale la Puglia è leader nella produzione e nell'export; c'è poi il calo del 55% della concessione di mutui per le case. Negli ultimi 2 anni nel Sud ci sono più persone che muoiono rispetto a quelle che nascono: è un crollo nella fiducia della vita. Ci sono poi migliaia di giovani che vanno via dalle nostre città (14mila da Bari, 10mila da Foggia, 12mila da Taranto)». Le cose positive: energie rinnovabili, per le quali la Puglia è prima in Italia; piani ambientali, con i quali molte città hanno reso più attrattivi turisticamente i loro centri storici. Cosa si sta facendo nel sociale: Piano regionale del Welfare 2013-2015 con uno stanziamento di 129 milioni di euro, basato su 6 linee guida (reti di servizi per la prima infanzia e la conciliazione dei tempi, contrasto alla povertà con l'inclusione attiva, reti di accoglienza, sostegno alla genitorialità e alle famiglie numerose, integrazione socio-sanitaria, contrasto e prevenzione della violenza.
All'incontro di ieri sera, organizzato dal presidio cittadino di Libera, erano presenti varie realtà associative della città, che hanno deciso di tornare ad incontrarsi il prossimo 10 aprile presso la Caritas in via Manfredi, per stabilire quali dei 10 punti della campagna "Miseria Ladra" siano prioritari per la situazione di Barletta, e tentare così di realizzare un osservatorio delle povertà nella nostra città, al quale ognuno possa dare un contributo, partendo dalla raccolta di dati concreti, attraverso i quali poter delineare un quadro della situazione e delle esigenze.