Pietro Mennea
Pietro Mennea
La città

Lettera del fratello di Mennea, nel giorno del compleanno della Freccia del Sud

Nei giorni scorsi sono stati riportati alcuni passaggi sui media nazionali

Riceviamo e pubblichiamo il testo della lettera scritta da Luigi Mennea, uno dei fratelli di Pietro, di cui nei giorni scorsi sono emersi alcuni passaggi riportati talvolta decontestualizzati dai media nazionali. BarlettaViva pubblica integralmente la missiva inviata alla nostra redazione dall'avv. Vincenzo Mennea, fratello del campione, per meglio comprendere la nota riportata anche dalla nostra testata:

"Sono passati circa quindici mesi dalla tua scomparsa e nel giorno del tuo onomastico e del tuo compleanno (oggi 28 giugno ndr) ti voglio ricordare così: abbiamo trascorso insieme con gli altri fratelli e i nostri genitori, nella nostra abitazione di via Pier delle Vigne (in pieno centro di Barletta), gli anni più belli della nostra giovinezza. Siamo stati sempre una famiglia legata, unita, e in quella famiglia abbiamo realizzato i nostri sogni e tu hai realizzato il più bel sogno della tua vita, diventare quello che sei stato, un grande campione, sempre legato e unito agli altri componenti; la nostra famiglia è stata il luogo dei sentimenti, siamo stati bene insieme, legati a papà Salvatore e mamma Vincenza. Non posso dimenticarmi i momenti di gioia trascorsi, le serate in cui nostra madre preparava da mangiare e in molti si venivano a sedere a quella tavola ingoiando avidamente quel cibo. La nostra giovinezza è trascorsa senza particolari problemi e sempre dedita agli studi come si soleva in una famiglia normale.

Ti voglio dire anche se pur con rammarico - ma sicuramente dall'alto in cui sei ti metterai a ridere - che qui stanno rappresentando la nostra, ma soprattutto la tua vita, ricostruendo un vissuto che non è il nostro, non ci appartiene, un ambiente lugubre, povero, miserabile, fatiscente, che vorrebbe rappresentare la nostra abitazione, la nostra famiglia. Tu converrai con me che quanto rappresentato non corrisponde alla realtà, rappresenta una condizione disonorevole, rappresenta una ingiustizia ed una offesa nei tuoi confronti e dei nostri genitori. Certo, dopo tutti i tuoi sacrifici non ti meritavi di essere ripreso in questo ambiente, mentre riposavi in una caldo giorno d'estate in un letto che non è degno della tua persona, a totale dispregio dei sacrifici che hanno fatto i nostri genitori.

Caro Pietro, non ho saputo (non solo io) della tua malattia, né della tua morte, qualcuno volutamente ce l'ha nascosto, sono certo che ti avrei dato tutto l'affetto che un fratello poteva darti e che meritavi, ti avrei raccontato e ricordato di come siamo stati bene nella nostra famiglia e di come ci siamo voluti bene, abbiamo avuto la forza di vivere dentro questo nostro vissuto, che solo chi è legato da un vincolo di sangue può raccontare. Gli altri possono solo fantasticare, o apprendere qualche notizia aliunde, non sapranno mai vivere un sentimento, né possono dare amore, perché sono aridi nell'animo.

Tu sei stato un grand'uomo, un eroe, poi ti sei ammalato, e sono sicuro che non hai saputo sopportare la noia, la malattia; la grandezza dell'uomo è così visibile che appare anche proprio dalla sua malattia, sono sicuro che così come prima di ogni gara importante ci telefonavi e volevi parlare solo con i tuoi fratelli per avere un momento di conforto e di incoraggiamento, così soprattutto durante la tua malattia avresti cercato un momento di felicità, di verità. Io non credo che tu non abbia voluto vicino i tuoi cari o i tuoi fratelli o i vecchi amici. Ti avremmo dato quelle sensazioni di sentimenti, di amore, di affetto, che ti avrebbero fatto sentire ancora persona nel suo puro essere, cioè un uomo.

Ti voglio dire, anche se con rammarico, che quando siamo venuti a Roma al tuo funerale non ci volevano fare entrare nella navata centrale della chiesa, perché non ci conoscevano, ci siamo dovuti presentare dicendo che siamo i fratelli della persona che era nella bara, ma questo non importa, ci sono persone che nella propria vita rivelano una tale bassezza morale, una malvagità che non ha limiti. Bisognerebbe capire in che ambiente hanno vissuto e cercare di valutare se sono soggetti rieducabili. Poi c'erano le "prime donne" che invece di onorare e commemorare la tua morte, andavano alla ricerca delle telecamere per farsi intervistare. Queste persone non le avresti accettate nemmeno tu, purtroppo rappresentano la feccia della società, è gente subdola che ha un solo scopo, quello di conseguire un fine nascosto.

Ancora oggi non so dove sei sepolto, vorrei venire, non solo io, e non sappiamo dove recarci per depositare un fiore sulla tua tomba. Ho saputo che diversi mesi prima della tua morte, quando eri già malato, sei andato un pò in giro per ritrovare qualche vecchio amico o amica, ne sono felice, ciò dimostra che avevi ancora bisogno di affetto, volevi vedere per l'ultima volta la gente che ti aveva reso felice, questo sta a dimostrare che avevi bisogno di vedere gente diversa. Peccato che non sei passato da Barletta a cercare i tuoi più cari affetti, ce n'erano tanti, ho visto i tuoi amici di sempre, quelli che ti hanno conosciuto, che ti hanno amato, piangere nell'apprendere la notizia, ti avrebbero voluto vedere per l'ultima volta dal vivo, ti avrebbero dato tutto il loro amore, ma non ce l'hanno fatta, sei stato anche questa volta più veloce, forse avresti vissuto qualche ora o giorno in più di quello che hai vissuto, in piena solitudine, nella consapevolezza di morire, da solo, è stato un vero peccato, avrai sofferto parecchio, a che cosa sono valsi i tuoi sacrifici? A nulla o quasi.

Per finire ti voglio ricordare come un fratello colto e capirai queste parole: «la famiglia ha dei diritti fondamentali intangibili e anteriori a qualunque riconoscimento della legge. Pertanto si tratta di riconoscere costituzionalmente la priorità dei diritti che derivano dall'ordinamento giuridico che è la famiglia, che dunque ha le sue leggi e i suoi diritti, di fronte ai quali lo Stato nella sua attività legislativa si deve inchinare» (l'ultima frase è di A. Moro). Così come si deve inchinare il potere dei soldi e della politica. Con questo voglio dire che tu meriti rispetto, non sei in vendita, non ti si può comprare, così come non è in vendita la nostra famiglia, certe persone si devono inchinare e portarti rispetto.

Ciao Pietro e Auguri.
Tuo fratello Luigi".
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