Consiglio regionale opposizione
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Politica

Il consiglio degli uomini non vuole la parità di genere

La legge “50/50” bocciata in consiglio regionale. Voto segreto richiesto da 7 consiglieri del centrodestra

Dopo mesi di speranze, ritardi e attese, il consiglio regionale (che ricordiamo è composto da 67 consiglieri uomini su 70) ha invece alla fine bocciato la proposta di legge di iniziativa popolare sull'equilibrio nella rappresentanza di genere nelle elezioni regionali (che riproponiamo nuovamente in allegato), per la cui approvazione era necessaria la maggioranza qualificata di 36 voti, ovvero la metà più uno dei consiglieri. In aula erano presenti 60 consiglieri su 70. Assenti per impegni istituzionali cinque consiglieri della maggioranza, tra cui gli assessori Fabiano Amati e Lorenzo Nicastro. Il centrodestra e l'Udc chiedevano il rinvio in commissione, e il centrosinistra si è opposto. 7 consiglieri di centrodestra hanno poi chiesto il voto segreto. Voti contrari sono giunti anche da due consiglieri di maggioranza. Tante coincidenze casuali o volute? Perché la conferenza dei capigruppo ha calendarizzato la discussione in una giornata in cui erano già previste assenze? Ma soprattutto, qual è il perché dell'esistenza di spaccature su un tema politico, sociale e civile, assolutamente trasversale? L'ultimo scoglio di dignità rimane ora la nuova legge elettorale regionale, nella quale poter inserire questa proposta di legge. Vedremo. Gli occhi dell'opinione pubblica sono puntati su via Capruzzi. Lo sguardo non verrà distolto.

Il resoconto - "L'aula non è arrivata però ad esprimere il voto finale sull'intera proposta, dal momento che ha bocciato i singoli articoli del testo, facendo ricorso al voto segreto - riporta il sito istituzionale del consiglio regionale - Modalità a cui si è fatto ricorso su richiesta di sette consiglieri del centrodestra, dopo che il capogruppo PdL Rocco Palese aveva deciso di ritirare l'ordine del giorno, con il quale il consiglio regionale si impegnava a rinviare alla VII commissione, competente in materia, la proposta di legge in questione con l'impegno a recepirla contestualmente alla revisione complessiva della legge elettorale regionale. La proposta era stata formulata da Palese nel corso del dibattito precedente al voto, allo scopo di «procedere in maniera ordinata e arrivare all'approvazione organica della norma», ma, dopo che nell'incontro con il presidente del Consiglio Onofrio Introna, il Comitato promotore aveva preferito rimettere al Consiglio ogni decisione, il capogruppo Pdl ha fatto marcia-indietro, ritirando l'odg. Vano anche l'invito del presidente della Regione Nichi Vendola, che nel suo intervento a favore dell'approvazione della legge, aveva chiesto ai consiglieri di esprimere il loro voto in maniera «trasparente, senza ricorre a sotterfugi». Favorevole alla proposta anche la maggioranza, ad eccezione del consigliere regionale Idv Patrizio Mazza, dichiaratosi «contrario»: come lui molti esponenti dell'opposizione, pur con alcuni distinguo".

La maggioranza - «Il centrodestra ha affossato la legge sulla parità di genere dopo aver preparato il terreno con la richiesta di voto segreto - hanno detto il capogruppo consiliare e la coordinatrice regionale di Sel, Michele Losappio e Annalisa Pannarale - Tutte le dichiarazioni del Pdl e satelliti sulla bontà dei due articoli e sulla convergenza verso il testo di legge si sono dimostrate per quello che erano: chiacchiere. Lo schiaffo dei consiglieri del centrodestra non è solo alla legge o al principio di parità di genere ma contiene anche l'indifferenza se non l'ostilità verso le forme di partecipazione e verso quei 30.000 cittadini che hanno sottoscritto il testo consentendo così di discuterla in Aula. Il fatto che questo accada subito dopo la giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne chiarisce bene quale sia la cultura politica oscurantista dei consiglieri dell'opposizione». Così il capogruppo consiliare e il segretario regionale del Pd, Antonio Decaro e Sergio Blasi: «Promettiamo di continuare la battaglia per i diritti delle donne, riproponendo gli stessi contenuti della proposta di legge popolare, con un emendamento alla Legge elettorale. Quanto accaduto in Aula ha fatto calare drasticamente il buio su quella che si preannunciava una bella pagina per la politica pugliese. La prepotenza dei consiglieri di centrodestra i quali, sapendo che il centrosinistra oggi non aveva presenze tali da garantire la maggioranza qualificata per l'approvazione della legge, hanno chiesto il voto segreto, rappresenta un atto di vile codardia. Non sappiamo se per timore di poter "perdere la poltrona", ma è certo che oggi è stata bloccata la possibilità di agevolare nei fatti l'ingresso delle donne nel mondo della politica e delle istituzioni».

I distinguo nel Pd - «L'ordine del giorno dell'opposizione che prevedeva di rinviare la discussione della legge in VII commissione, per inserirla nel quadro di una revisione complessiva della legge elettorale pugliese - ha spiegato il consigliere regionale Pd Giovanni Epifani - è un percorso che il Comitato promotore avrebbe dovuto valutare. Soprattutto perché nell'ordine del giorno i principi generali della proposta venivano condivisi e non rifiutati».

L'opposizione - «Ha dell'incredibile quanto accaduto nell'aula del Consiglio Regionale con la bocciatura della proposta di legge di iniziativa popolare sulla parità di genere, su cui in linea di principio tutti i partiti sembravano d'accordo - ha affermato il capogruppo consiliare del Pdl Rocco Palese - e in special modo i colleghi della maggioranza che ne hanno variamente fatto cavallo di battaglia nelle varie campagne elettorali. E' bastato che alcuni consiglieri chiedessero il voto segreto per far emergere la reale volontà della maggioranza ossia bocciare la proposta di legge. Un vero peccato e un'occasione persa per lo stesso Comitato promotore. Per garantire l'approvazione delle norme sulla parità di genere, infatti, sarebbe bastato che il Comitato promotore si fosse espresso in Ufficio di Presidenza a favore del percorso proposto dal nostro ordine del giorno, ossia rinviare la proposta alla settima Commissione e impegnare il Consiglio ad approvarla contestualmente alla revisione complessiva della Legge elettorale regionale. Il Comitato purtroppo non ha colto questa occasione e non ha inteso esprimere il suo parere sull'odg, rimettendosi all'Aula. A quel punto non avendo alcuna intenzione di fare forzature ma volendo perseguire l'obiettivo di una riforma organica della legge elettorale regionale, che includesse anche le norme sulla parità di genere, abbiamo ritirato il nostro odg per consentire all'Aula di votare la proposta. E l'Aula l'ha incredibilmente bocciata, dimostrando così che evidentemente il centrosinistra, che in quanto maggioranza avrebbe avuto tutti i numeri per garantire l'approvazione dell'aula, non aveva reale intenzione di approvare le norme sulla parità di genere - e aggiunge - Ma a leggere le tante dichiarazioni dei colleghi della maggioranza, tra cui anche capigruppo e coordinatori regionali dei partiti della sinistra, sorge spontanea una domanda: perché si affannano ora a dichiarare che quella di oggi è stata un'occasione persa, quando non sono stati capaci prima di restare in aula (e tenere in aula i loro colleghi) per votare ed approvare la proposta di Legge? Tra i banchi della sinistra al momento del voto non solo c'erano molte assenze, ma qualcuno dei presenti ha anche votato contro la Legge. Perché se è vero come è vero che la matematica non è un'opinione e che la maggioranza conta 39 consiglieri, come mai la proposta di legge ha avuto solo 29 voti favorevoli all'art. 1 e 30 all'art. 2? Rispondano a questo i consiglieri di maggioranza piuttosto che affannarsi inutilmente a dichiararsi solo a parole favorevoli alla parità di genere».
Vendola: «Il consiglio regionale fotografa la realtà di una democrazia mutilata»

«Davvero un'occasione mancata. Il voto negativo sulla proposta di legge di iniziativa popolare per la doppia preferenza avrebbe potuto essere davvero un varco di luce nel buio della politica - ha commentato il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola - La casta del maschile inibisce qualunque percorso di autoriforma si intende che la politica debba continuare ad essere un mestiere maschile e che le istituzioni debbano avere soltanto una presenza ornamentale di donne. Il consiglio regionale pugliese, che fotografa la realtà di una democrazia mutilata con i suoi 67 consiglieri maschi e le 3 consigliere donne, avrebbe davvero avuto l'occasione di un gesto forte di riparazione. L'iniziativa invece di alcuni consiglieri del centrodestra ha consentito di mettere in campo il voto segreto e cioè il rifugio della viltà dove si è nascosta ancora una volta la politica del conformismo e della conservazione. Sono sicuro - ha concluso Vendola - che la battaglia delle donne continuerà e che l'assedio che la libertà femminile darà al nostro consiglio regionale potrà produrre un atto di resipiscenza».

Introna: «La parità di genere sarà recuperata nella nuova legge elettorale»

«E' stata sciupata una bella pagina di politica, ma nulla è perduto, il prossimo consiglio regionale rispetterà la parità di genere - ha affermato il presidente del consiglio regionale Onofrio Introna - Al di là della delusione di chi attendeva un voto positivo, questo stop non pregiudica il percorso verso una parità compiuta in quest'Aula, nella prossima legislatura regionale", aggiunge il presidente. I principi della proposta di legge di iniziativa popolare del Comitato 'Mai più senza 50 e 50', che oggi hanno subito una battuta d'arresto, verranno recuperati nella nuova legge elettorale. Quella che necessariamente dovrà essere adottata, per tenere conto sia della riduzione a 50 consiglieri del plenum che delle osservazioni della Consulta sul premio di maggioranza. Sono certo - assicura Introna - che l'intero consiglio regionale condividerà le ragioni della parità in sede di modifica della nuova legge elettorale e che la condivisione di tutti favorirà il recupero dei principi espressi nei due articoli sottoscritti da trentamila elettori pugliesi, donne e uomini».
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