
La città
Cerimonie religiose sospese: le conseguenze occupazionali a Barletta
Gravi le conseguenze per i professionisti del settore
Barletta - lunedì 30 marzo 2020
12.58
Come avete potuto apprendere nelle scorse ore, a causa del persistere dell'emergenza Covid-19, l'arcivescovo della Diocesi Trani-Barletta-Bisceglie ha invitato le varie parrocchie a sospendere e a rinviare a data da destinarsi le celebrazioni di comunioni e battesimi, e a consentire la celebrazione di matrimoni limitando la presenta in chiesa solo a sposi e testimoni.Una decisione tanto prevedibile quanto saggia in quanto l'epidemia da Coronavirus purtroppo non fa certo distinzioni tra bambini, mamme, papà, zii, nonni, sacerdoti, ministranti, sacrestani o chierichetti. Né tanto meno il "feral morbo" del ventunesimo secolo risparmierebbe lavoratrici e lavoratori operanti nella cosiddetta filiera della cerimonia. Un settore già pesantemente provato dal non certo floridissimo periodo economico antecedente la pandemia, e che con lo stop forzato causato dal dramma del Covid-19 rischia dalle nostre parti di ricevere il definitivo colpo di grazia.
Certo, direte voi, in un momento come questo c'è da pensare solo a salvaguardare la propria salute, e ben poco da pensare a feste e festicciole. Tra l'altro negozi di abbigliamento, fiorai, parrucchieri, fotografi, negozi di bomboniere, disk jokey e sale ricevimenti non rientrano certamente in questo momento, e non solo, tra le attività indispensabili alla sopravvivenza di noi tutti. Un concetto che ovviamente non fa una piega. Lungi da noi infatti il caldeggiare la riapertura di tali attività. Il solo pensarlo sarebbe tanto irresponsabile quanto irrispettoso nei confronti delle migliaia di vittime italiane della bestia di Wuhan.
Piuttosto c'è da ragionare sul quanto sarà pesante dal punto di vista economico la situazione di commercianti, commessi, fiorai, parrucchieri, fotografi, videomakers, camerieri ecc., una volta passata l'emergenza. Il fatto che questi lavoratori appartengano alle cosiddette economie indotte, fa sì che in tempi in cui c'è da ricostruire un paese – perché tale sarà la situazione una volta terminata la pandemia - la gente inevitabilmente dia assoluta precedenza a beni di prima necessità. L'abitino, la bomboniera, l'album fotografico, il banchetto al ristorante a suon di finanziaria potranno quindi decisamente attendere. Gli stessi matrimoni (pur permessi con la sola presenza di "nubendi e testimoni"), con tutti quelli che dal "wedding" ci campano costretti alla chiusura forzata, se ci saranno, si limiteranno probabilmente a rarissime cerimonie private in stile "fuitina" anni Sessanta.
In conclusione, l'emergenza da Coronavirus, se da un lato ci aiuterà un domani a dare meno peso all'apparenza e alle cose futili, e magari – per chi crede – a riscoprire il vero valore dei sacramenti oggetto di sospensione, da un altro lato, per i lavoratori del settore cerimonie rischia di trasformarsi in una vera e propria ecatombe occupazionale dalle conseguenze davvero imprevedibili.
Certo, direte voi, in un momento come questo c'è da pensare solo a salvaguardare la propria salute, e ben poco da pensare a feste e festicciole. Tra l'altro negozi di abbigliamento, fiorai, parrucchieri, fotografi, negozi di bomboniere, disk jokey e sale ricevimenti non rientrano certamente in questo momento, e non solo, tra le attività indispensabili alla sopravvivenza di noi tutti. Un concetto che ovviamente non fa una piega. Lungi da noi infatti il caldeggiare la riapertura di tali attività. Il solo pensarlo sarebbe tanto irresponsabile quanto irrispettoso nei confronti delle migliaia di vittime italiane della bestia di Wuhan.
Piuttosto c'è da ragionare sul quanto sarà pesante dal punto di vista economico la situazione di commercianti, commessi, fiorai, parrucchieri, fotografi, videomakers, camerieri ecc., una volta passata l'emergenza. Il fatto che questi lavoratori appartengano alle cosiddette economie indotte, fa sì che in tempi in cui c'è da ricostruire un paese – perché tale sarà la situazione una volta terminata la pandemia - la gente inevitabilmente dia assoluta precedenza a beni di prima necessità. L'abitino, la bomboniera, l'album fotografico, il banchetto al ristorante a suon di finanziaria potranno quindi decisamente attendere. Gli stessi matrimoni (pur permessi con la sola presenza di "nubendi e testimoni"), con tutti quelli che dal "wedding" ci campano costretti alla chiusura forzata, se ci saranno, si limiteranno probabilmente a rarissime cerimonie private in stile "fuitina" anni Sessanta.
In conclusione, l'emergenza da Coronavirus, se da un lato ci aiuterà un domani a dare meno peso all'apparenza e alle cose futili, e magari – per chi crede – a riscoprire il vero valore dei sacramenti oggetto di sospensione, da un altro lato, per i lavoratori del settore cerimonie rischia di trasformarsi in una vera e propria ecatombe occupazionale dalle conseguenze davvero imprevedibili.

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