Attualità
Caporalato e sfruttamento in agricoltura nella BAT: il fenomeno è sotto controllo, ma non diminuisce
Il punto di vista di Gaetano Riglietti, segretario generale della Flai Cgil Bat
Barletta - martedì 3 settembre 2024
In questo periodo particolare, in cui si concentrano le raccolte di pomodori e uva e i campi si riempiono di lavoratori stagionali, viene spontaneo chiedersi qual è la situazione che questi vivono, e se e quanto il caporalato è un fenomeno ancora presente nel nostro territorio.
A fornirci il "polso" della situazione nella BAT è Gaetano Riglietti, segretario generale della Flai Cgil BAT, che abbiamo interpellato sull'argomento.
"Il territorio della provincia di Barletta- Andria-Trani negli anni è stato sempre all'avanguardia nella lotta a un fenomeno ben radicato come quello del caporalato e dello sfruttamento lavorativo in agricoltura.
Nonostante ciò, purtroppo bisogna prendere atto che lo sfruttamento lavorativo e i fenomeni di caporalato sono ancora presenti, e non riguardano solo i lavoratori migranti, extracomunitari che arrivano per le grandi raccolte e i neo-comunitari, ma anche lavoratori autoctoni che si ritrovano con diritti negati, sottosalario e situazioni di scarsa sicurezza nei luoghi di lavoro.
Queste sono sicuramente problematiche da debellare dal mondo del lavoro, in un paese civile come il nostro, ma spesso capita che vengano relegate in secondo piano, poiché l'attenzione mediatica si sposta su altre questioni.
La repressione dello sfruttamento lavorativo in agricoltura passa senza dubbio attraverso la corretta applicazione della legge n.199 del 2016 "Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo".
La costante attività di repressione svolta dagli organi ispettivi, che si muovono quotidianamente sul territorio, meritano il dovuto riconoscimento perché è assolutamente necessaria nel contrasto all'intermediazione illecita e allo sfruttamento in agricoltura, ma non basta.
Occorre far funzionare le sezioni della rete del lavoro agricolo di qualità costituita all'interno della BAT, le cui riunioni sono ferme da oltre un anno. In sostanza servono fatti, e non parole.
Una norma ancora oggi carente nella parte preventiva è quella riguardante il sistema del trasporto pubblico, l'accoglienza e la corretta applicazione dei contratti, così come previsto all'art.8.
Sicuramente il dito va puntato verso quel modo di fare impresa che tende all'abbassamento dei salari e alla mortificazione dei diritti, giocando spesso una partita sleale nei confronti dei lavoratori, e facendo concorrenza al ribasso a quella parte dell'impresa agricola che definiamo "sana".
A fornirci il "polso" della situazione nella BAT è Gaetano Riglietti, segretario generale della Flai Cgil BAT, che abbiamo interpellato sull'argomento.
"Il territorio della provincia di Barletta- Andria-Trani negli anni è stato sempre all'avanguardia nella lotta a un fenomeno ben radicato come quello del caporalato e dello sfruttamento lavorativo in agricoltura.
Nonostante ciò, purtroppo bisogna prendere atto che lo sfruttamento lavorativo e i fenomeni di caporalato sono ancora presenti, e non riguardano solo i lavoratori migranti, extracomunitari che arrivano per le grandi raccolte e i neo-comunitari, ma anche lavoratori autoctoni che si ritrovano con diritti negati, sottosalario e situazioni di scarsa sicurezza nei luoghi di lavoro.
Queste sono sicuramente problematiche da debellare dal mondo del lavoro, in un paese civile come il nostro, ma spesso capita che vengano relegate in secondo piano, poiché l'attenzione mediatica si sposta su altre questioni.
La repressione dello sfruttamento lavorativo in agricoltura passa senza dubbio attraverso la corretta applicazione della legge n.199 del 2016 "Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo".
La costante attività di repressione svolta dagli organi ispettivi, che si muovono quotidianamente sul territorio, meritano il dovuto riconoscimento perché è assolutamente necessaria nel contrasto all'intermediazione illecita e allo sfruttamento in agricoltura, ma non basta.
Occorre far funzionare le sezioni della rete del lavoro agricolo di qualità costituita all'interno della BAT, le cui riunioni sono ferme da oltre un anno. In sostanza servono fatti, e non parole.
Una norma ancora oggi carente nella parte preventiva è quella riguardante il sistema del trasporto pubblico, l'accoglienza e la corretta applicazione dei contratti, così come previsto all'art.8.
Sicuramente il dito va puntato verso quel modo di fare impresa che tende all'abbassamento dei salari e alla mortificazione dei diritti, giocando spesso una partita sleale nei confronti dei lavoratori, e facendo concorrenza al ribasso a quella parte dell'impresa agricola che definiamo "sana".